I retroscena dell’incontro tra Parolin e gli attivisti LGBT
Articolo di Robert Shine* pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 6 aprile 2019, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Il numero due del Vaticano ha ricevuto una delegazione di attivisti che stanno lavorando per mettere fine alle leggi che criminalizzano le persone LGBTQ e alle terapie riparative; l’incontro è stato definito “un grande passo avanti” da un gruppo cattolico, ma ora bisogna fare di più.
Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha incontrato una cinquantina tra avvocati, politici e attivisti, che gli hanno presentato una ricerca sulla criminalizzazione delle persone LGBTQ nei Caraibi, la quale verrà pubblicata il prossimo anno dall’Instituto Interamericano de Derechos Humanos (Istituto Interamericano per i Diritti Umani). Di seguito parte dell’annuncio della Sala Stampa della Santa Sede, pubblicato dal [quotidiano] La Stampa: “Il Cardinale Parolin ha rivolto ai presenti un breve saluto, ribadendo la posizione della Chiesa cattolica in difesa della dignità di ogni persona umana e contro ogni forma di violenza. Dopo aver ascoltato gli interventi di alcuni dei partecipanti all’incontro, il cardinale Parolin ha quindi assicurato che informerà il Santo Padre sul contenuto della ricerca”.
Nel gruppo c’erano rappresentanti dell’Istituto Interamericano per i Diritti Umani, dell’United Nations Latin American Institute for the Prevention of Crime and the Treatment of Offenders (Istituto Latinoamericano delle Nazioni Unite per la Prevenzione del Crimine e le Pene) e dell’International Bar Association (Associazione Internazionale delle Professioni Legali). Le tre organizzazioni hanno rilasciato un comunicato congiunto in cui esprimono soddisfazione per l’incontro ed evidenziano le richieste fatte al Vaticano, tra cui: “Chiediamo quindi umilmente alla Chiesa di dichiarare che: La dignità umana implica il rispetto di ogni persona in quanto creata da Dio, per cui la criminalizzazione delle persone LGBT è oggi, proprio come nelle epoche più buie della storia dell’umanità, una manifestazione di odio irrazionale per ciò che è diverso dalla norma, e che per questo l’omofobia, è un sentimento di odio e rifiuto che la Chiesa condanna in ogni situazione”.
Il gruppo di attivisti ha invitato con decisione la Chiesa a condannare le leggi anti-LGBTQ, a fare appello alle varie nazioni perché proteggano le persone minacciate a causa dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, a condannare le cosiddette “terapie riparative” o “di conversione”, e a istruire i vescovi in tutto il mondo perché si battano per “l’abolizione di ogni forma di pena che colpisce gli atti sessuali intimi e consenzienti tra adulti, ovunque questi siano penalmente perseguiti”.
Helena Ann Kennedy, che ha partecipato all’incontro nella veste di direttrice dell’Istituto per i Diritti Umani dell’Associazione Internazionale delle Professioni Legali, ha detto che Parolin ha accolto bene la proposta del gruppo di ribadire la dottrina cattolica sulla difesa della dignità umana, anche se, come afferma [l’agenzia stampa] Reuters, ci sono anche dei punti dottrinali problematici.
Hanno partecipato all’incontro anche alcuni rappresentanti dell’International Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender Association (Associazione Internazinale Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender, ILGA) e delle sue filiali regionali. André du Plessis, direttore esecutivo mondiale dell’ILGA, ha descritto l’incontro come “un’opportunità altamente significativa” e ha aggiunto: “Questa porta aperta del Vaticano è un autentico momento di grazia che guarda al futuro, anche nella nostra opera a favore delle vite distrutte dalla discriminazione, dalla violenza e dall’esclusione per mano della Chiesa […] Per quanto riguarda i prossimi passi di questo dialogo con Roma, noi diciamo semplicemente: siamo pronti”.
L’incontro con Parolin si è svolto dopo una settimana di intense discussioni su cosa sarebbe accaduto il 5 aprile. Inizialmente si diceva che gli attivisti LGBT si sarebbero incontrati con papa Francesco e che il Pontefice avrebbe pronunciato un discorso storico di condanna delle leggi anti-LGBTQ, ma in seguito Alessandro Gisotti, direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, ha smentito tali voci.
Anche se l’incontro con il Pontefice non si è svolto, Francesco ha avuto un ruolo nell’evento, come conferma [l’attivista] Leonardo Raznovich alla Stampa: “Leonardo Raznovich […] ha riferito in particolare che all’inizio della ricerca la corte suprema del Belize ha dichiarato incostituzionale la legge sulla crimininalizzazione degli omosessuali, e la Chiesa cattolica locale ha impugnato questa decisione. Secondo l’avvocato argentino, il Papa, sollecitato sul tema, «è intervenuto», la Chiesa ha ritirato il suo appello e oggi il Belize è uscito dal novero dei paesi che criminalizzano i gay. […] Leonardo Raznovich ha ringraziato pubblicamente il Papa «che in certa misura è responsabile per questo incontro. Dopo essere intervenuto sulla Chiesa in Belize ha voluto sapere di più di questa ricerca, e questo è il motivo per cui oggi siamo qui»”.
Non è chiaro il motivo per cui il gruppo non ha incontrato papa Francesco. Il Washington Post suggerisce che una dichiarazione ufficiale contro le leggi anti-LGBTQ “sarebbe stata considerata un andare troppo in là dai suoi consiglieri religiosi e diplomatici”. Forse in Vaticano hanno pensato che una dichiarazione pronunciata in questo momento sarebbe potuta sembrare un attacco diretto al Brunei, che proprio questa settimana ha approvato una legge che punisce l’omosessualità con la lapidazione, e avrebbe quindi potuto danneggiare le relazioni con i musulmani.
I gruppi LGBTQ di tutto il mondo hanno accolto con favore l’incontro con il cardinale Parolin, ma è chiaro che questo è solo il primo passo del dialogo. Francis DeBernardo, direttore esecutivo di New Ways Ministry, ha dichiarato che l’incontro “è un grosso passo avanti nei rapporti tra il mondo LGBT e la Chiesa Cattolica, ma ora bisogna urgentemente andare avanti”: “L’incontro nel Palazzo Apostolico del Vaticano con il Segretario di Stato può essere l’alba di una nuova era di dialogo tra la Chiesa Cattolica e la comunità LGBT, per uno sforzo comune teso a porre fine alle discriminazioni, alla violenza e alle sanzioni legali contro le persone LGBT nel mondo. […] Il prossimo passo dovrebbe prevedere che il Pontefice e il Vaticano tutto denuncino con forza e chiarezza tali leggi. Ci vogliono azioni decisive per reagire a questa terribile piaga che distrugge vite ed erode la dignità umana”.
* Robert Shine è direttore associato di New Ways Ministry, per cui lavora dal 2012, e del blog Bondings 2.0. È laureato in teologia alla Catholic University of America e alla Boston College School of Theology and Ministry.
Testo originale: Fifty LGBTQ Advocates Welcomed to Vatican by High Ranking Cardinal