Ascolto, incontro e accompagnamento i segni della pastorale con le persone LGBT
Testo tratto dal libro LGBTQ Catholics: A Guide to Inclusive Ministry di Yunuen Trujillo (Paulist Press, 2022), capitolo 3, pagine 19-20, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
I nostri ministeri sono inclusivi, e la cura pastorale che essi offrono non guarda se la persona ha una relazione, e di che tipo. Ogni persona è ben accetta, e i nostri ministeri facilitano e rispettano il processo di discernimento, a prescindere dal risultato.
Il nostro scopo non è indottrinare, bensì accompagnare, guidare e offrire uno spazio protetto per compiere un discernimento a fianco di Gesù. Se certamente, nei nostri ministeri, le discussioni sulla dottrina e la fede sono molto comuni, esse si svolgono comunque nel rispetto per l’esperienza vissuta delle persone LGBTQ e nell’apertura al messaggio dello Spirito Santo e ai segni dei tempi.
Perché la Chiesa possa offrire una cura pastorale efficace ai gruppi marginali, vanno sviluppati urgentemente soprattutto tre aspetti: l’ascolto, l’incontro e l’accompagnamento.
Analizzeremo questi tre aspetti in profondità più avanti, ora vorrei definire in breve come vanno applicati nel ministero rivolto alle persone LGBTQ.
Una Chiesa che ascolta. I ministeri LGBTQ offrono degli spazi protetti in cui tutti e tutte ascoltano e imparano dalle esperienze vissute degli altri, senza emettere giudizi. Si ascolta per imparare, e non per “rispondere”, “curare” o “dare consigli”. Cerchiamo inoltre di guidarci a vicenda nel cammino, facendo appello alle nostre esperienze, e soprattutto a Gesù e al suo vangelo dell’amore. Attingiamo la nostra forza dalla preghiera e dalla comunità, e ci basiamo su documenti pastorali come la lettera Always Our Children (Sono sempre nostri figli). Inoltre, invitiamo caldamente i nostri parroci e altre persone consacrate a unirsi a noi.
Una Chiesa dell’incontro. I nostri spazi protetti servono a incontrare l’altro lì dove ci troviamo, non dove qualcuno pensa che dovremmo essere. Questo è importante, perché chi si avvicina a noi viene da esperienze e cammini di vita molto diversi, quindi è importante incontrare l’altro così come siamo. Ogni persona è ben accetta, senza condizioni.
Una Chiesa che accompagna. I nostri spazi protetti sono luoghi in cui ci si accompagna a vicenda, senza condizioni, attraverso cammini di fede che sono al tempo stesso molto diversi e simili tra loro. In altre parole, la cura pastorale deve essere inclusiva e accogliente verso ogni tipo di esperienza.
Infine, uno scopo implicito, non sempre espresso apertamente, del ministero LGBTQ è la crescita spirituale e l’approfondimento della fede attraverso l’esperienza vissuta. La quantità di tempo e di energie dedicata alle varie tecniche di crescita spirituale dipende dal modello seguito da ciascun ministero.
> Altre riflessioni tratte dal libro LGBTQ Catholics: A Guide to Inclusive Ministry