I tanti cammini dell’accoglienza delle persone LGBT+ nella chiesa cattolica
Testo pubblicato sul sito della Enciclopedia Digital Theologica Latinoamericana (Brasile), liberamente tradotto da Claudia Iuzzolino, parte quarta e ultima
Il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia ha generato un dibattito ampio e fruttuoso, e un’esortazione postsinodale da parte del Papa. Egli ribadisce il suo invito alla Chiesa ad andare incontro a quanti vivono nelle più svariate periferie esistenziali.
La Chiesa è chiamata a conformare la sua azione a quella di Cristo, che in un amore sconfinato ha offerto se stesso per tutti, senza eccezioni; a coloro che manifestano un orientamento omosessuale dovrebbe essere garantito un accompagnamento rispettoso, in modo che possano avere l’aiuto necessario per comprendere e realizzare la volontà di Dio nella loro vita (Amoris laetitia nn. 312 e 250).
Francesco lancia un incisivo monito contro il moralismo che spesso regna negli ambienti cristiani e nella gerarchia della Chiesa Cattolica, con l’obiettivo di promuovere il dovuto rispetto per la coscienza e l’autonomia dei fedeli: “[…] è difficile per noi dare spazio alla coscienza dei fedeli, che spesso rispondono al meglio al Vangelo nonostante i propri limiti e sono capaci di esercitare il proprio giudizio in situazioni in cui tutti gli schemi sono infranti. Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle” (Amoris laetitia n. 37).
Oltre a queste parole necessarie, il Papa ha compiuto un gesto sorprendente nel 2015, ricevendo in Vaticano la visita del transessuale spagnolo Diego Neria e della sua compagna. La storia di Diego è emblematica della condizione transessuale, dell’atroce pregiudizio e della lotta contro di esso: è nato con un corpo di donna, ma fin dall’infanzia si è sentito un uomo; a Natale scrisse a Babbo Natale chiedendo come regalo di diventare un bambino. Crescendo, si è rassegnato alla sua condizione: “La mia prigione era il mio corpo, perché non corrispondeva assolutamente a ciò che la mia anima sentiva”.
Diego ha nascosto questa realtà il più possibile, sua madre gli ha chiesto di non cambiare il suo corpo mentre era ancora in vita, e ha rispettato questo desiderio fino alla sua morte. Quando morì, Diego aveva trentanove anni; un anno dopo, è iniziato il percorso ormonale.
Nella parrocchia che frequentava suscitava l’indignazione della gente: “Come osa entrare qui nella sua condizione? Lei non è degno”. Una volta arrivò a sentire da un prete: “Tu sei la figlia del diavolo!”. Ma fortunatamente ebbe il sostegno del vescovo della sua diocesi, che gli offrì incoraggiamento e conforto. Questo ha spinto Diego a scrivere a papa Francesco e chiedere un incontro con lui. Il Papa lo ha accolto e abbracciato in Vaticano, alla presenza della sua compagna. Oggi Diego Neria è un uomo in pace.
Sono seguiti altri incontri del Papa con le persone LGBT, come la visita in un carcere in Italia in cui ha condiviso il pasto con dei detenuti transgender.
Negli Stati Uniti, Francesco si è incontrato alla nunziatura apostolica con il suo ex studente e amico gay Yayo Grassi e il suo compagno. Grassi aveva già presentato il suo compagno al Papa due anni prima. Questo rapporto omoaffettivo non è mai stato un problema nell’amicizia tra Grassi e Francesco.
Sugli incontri che ha avuto con persone omosessuali, transessuali e i loro rispettivi compagni, il Pontefice ha commentato: “Le persone devono essere accompagnate come Gesù le accompagna. […] in ogni caso, accoglierla, accompagnarla, studiarla, discernerla e integrarla. Questo è ciò che Gesù farebbe oggi”. Gesti come questi del Papa valgono più di mille parole. Se tutte le famiglie che hanno figli o parenti LGBT facessero lo stesso, accogliendoli a casa con i loro partner, molti problemi e drammi umani sarebbero risolti.
La realtà delle persone LGBT è complessa e delicata, spesso urgente, e costituisce una sfida all’evangelizzazione. La lettura critica della Sacra Scrittura, la dovuta attenzione ai risultati delle scienze, le varie sfumature della morale e la fedeltà alla propria coscienza sono elementi che fanno dell’insegnamento della Chiesa un contenuto ricco e dinamico nella vita dei fedeli.
Questi elementi possono aiutare molto l’azione evangelizzatrice al fianco della comunità; non si dovrebbe cercare nella dottrina della Chiesa, nemmeno nella Bibbia, un manuale di istruzioni dell’apparecchio o un codice morale completo, universale e immutabile.
Molte volte vengono fatte citazioni decontestualizzate della Bibbia e semplificazioni indebite della dottrina, con estrema rigidità e una terribile tendenza a condannare le persone LGBT.
Alcuni parlano di “versetti terroristici” o di “proiettili biblici” usati contro queste persone; predicare invece di guarire le ferite e riscaldare il cuore porta ancora più devastazione, e la Parola del Dio della vita diventa la parola della morte. Questi individui non dovrebbero mai più essere trattati come degli indemoniati, come se dovessero essere esorcizzati o sottoposti alla preghiera di “guarigione e liberazione” per cambiare la loro condizione o la loro identità.
Nella Chiesa Cattolica oggi esistono diversi tipi di apostolati a favore delle persone LGBT; uno di questi è il gruppo Courage. Sostenuto dalla Conferenza Episcopale Statunitense, esso scoraggia le persone omosessuali dal definirsi a partire dalla loro inclinazione sessuale, così come dal partecipare a “sottoculture gay” che tendono a promuovere uno stile di vita immorale.
Ci sono altri gruppi il cui obiettivo è l’inclusione e l’appartenenza delle persone LGBT nella Chiesa e nella società, la guarigione delle loro ferite, la crescita nella fede e il rispetto della coscienza nelle scelte di vita. Questi gruppi hanno formato la Rete Globale dei Cattolici Arcobaleno (Global Network of Rainbow Catholics, GNRC).
La Diocesi di Westminster (Inghilterra), che copre la città di Londra, ha la Cappellania LGBT (LGBT Chaplaincy) per la cura pastorale di questi fedeli [questa Cappellania rimanda a Courage nella sua pagina web, n.d.c.]. Anche le arcidiocesi di Santiago del Cile e Belo Horizonte [Brasile] hanno un servizio di cura pastorale della diversità sessuale.
Non mancano divergenze e conflitti per quanto riguarda la diversità sessuale e di genere, ma non è nemmeno necessario attendere la loro risoluzione. Ci sono già posizioni e pratiche legittimate che possono essere adottate e diffuse; la depenalizzazione dell’omosessualità e della transessualità in tutto il mondo deve essere vigorosamente difesa, così come la lotta alla violenza fisica, verbale e simbolica fatta agli esponenti della comunità LGBT.
L’esempio di papa Francesco va seguito, ed è attraverso questa accettazione che il vero incontro diventa possibile, dando alle persone l’opportunità di conoscersi e interagire positivamente, senza nascondere realtà vitali e senza lasciare che il pregiudizio e la paura creino fantasmi.
Accogliere, guidare e includere è un ponte che conduce alle periferie esistenziali. Alla Chiesa non mancano risorse dottrinali e testimonianze per predicare la Parola di Dio in modo adeguato alla realtà dei vari popoli, affinché si comunichi la vita in Cristo, si guariscano le ferite e si riscaldino i cuori.
Una volta una signora devota mi ha cercato con il cuore spezzato, perché aveva scoperto che suo figlio era gay; abbiamo avuto una bella conversazione, e le ho raccomandato il film Prayers for Bobby (2009). Qualche tempo dopo mi disse esultante: “Gesù ha tolto il pregiudizio dal mio cuore”; Gesù infatti agisce nella vita delle persone e libera dai pregiudizi, il suo Spirito spinge la Chiesa a modificare strutture obsolete e incapaci di accogliere.
I discepoli di Gesù devono accogliere con amore le persone omosessuali e trans per manifestare al mondo il volto del loro maestro e gioire con le benedizioni di Dio Padre. Se molti esponenti della comunità LGBT sentono di aver bisogno della Chiesa, bisogna riconoscere che anche lei ha bisogno di loro.
Testo originale: Pastoral de los LGBT