I teologi cattolici tedeschi chiedono l’accoglienza delle coppie omosessuali
Articolo di Stefan Berg e Peter Wensierski pubblicato sul sito del settimanale Der Spiegel (Germania) il 16 agosto 2015, liberamente tradotto da finesettimana
Nel prossimo sinodo in ottobre vescovi da tutto il mondo discuteranno sull’immagine della famiglia nella Chiesa cattolica. Teologi tedeschi di primo piano chiedono di cambiare l’atteggiamento nei confronti delle unioni omosessuali.
Il vescovo di Passau sembra non aver problemi ad accostare gli omosessuali ai criminali. “Perfino tra membri di bande di gangster”, ha scritto Stefan Oster su Facebook, “valori come affidabilità, attenzione reciproca o lealtà vengono tenuti in alta considerazione”. Quindi, l’accenno a tali valori non basta affatto, a suo avviso, per accettare le unioni omosessuali. Questo vescovo cinquantenne si ritiene moderno, con smartphone e sito web, ma la sua carriera è basata sul dogmatismo.
“La Chiesa crede, in base alla rivelazione che le è donata”, scrive Oster, “che una prassi sessuale vissuta ha il suo unico legittimo posto in un matrimonio tra un uomo e una donna, entrambi aperti alla trasmissione della vita e uniti in un legame indissolubile fino alla morte di uno dei partner”. Al contempo, Oster rimprovera a tutti i credenti che la pensano diversamente – come ad esempio i laici del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) – di non essere leali e di forzare la formazione di campi avversi nella Chiesa.
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Come titolo una citazione del papa
Ma i due campi sono già uno di fronte all’altro in maniera inconciliabile. Alla fine di luglio, al Congresso del “Forum di cattolici tedeschi” è scoppiato lo scandalo, quando Vitus Huonder, vescovo di Coira, ha letto passi biblici secondo i quali l’omosessualità sarebbe da punire con la pena di morte – e molti dei circa 1500 partecipanti hanno applaudito vigorosamente, mentre altri invece hanno protestato.
Ora dodici famosi teologi cattolici si esprimono in difesa dei diritti degli omosessuali. L’espressione di opinioni “devianti” di questo tipo ha già avuto come conseguenza interventi disciplinari alcuni dei quali sono giunti fino alla revoca del permesso di insegnamento. Le nuove prese di posizione vengono pubblicata dalla Herder-Verlag sotto il titolo “Chi sono io per giudicarlo?” (1) – una citazione di papa Francesco che fece riaccendere il dibattito nell’estate 2013.
Un portavoce è Stephan Goertz, Professore di teologia morale alla facoltà di teologia cattolica dell’Università di Magonza. Ritiene che oggi deve essere trovata una via d’uscita da questa impasse. A suo avviso non è sufficiente che la Chiesa si limiti a dichiararsi contro la discriminazione degli omosessuali perché non sia ferita la loro dignità.
Alcuni vescovi tedeschi si erano espressi recentemente in questo senso, come massima concessione. A Goertz e ai suoi colleghi questo non basta. Perché al contempo la Chiesa non riconosce alle lesbiche e ai gay “fondamentalmente, di poter vivere la loro sessualità in maniera responsabile, nell’amore e nella convivenza”.
Ad ogni modo la Bibbia non può assolutamente essere portata come motivazione per l’atteggiamento di rifiuto della Chiesa, ritengono riconosciuti studiosi di Sacre Scritture. Michael Theobald, professore di esegesi alla facoltà di teologia cattolica dell’Università di Tubinga, scrive: “Riferimenti fondamentalistici alle Sacre Scritture contraddicono l’ermeneutica cattolica”.
Il suo collega Magnus Striet, professore di teologia fondamentale all’Università di Friburgo, critica i vescovi: “In molti settori della teologia si è nel frattempo (silenziosamente o apertamente) giunti a correzioni, mentre la teologia presentata dal magistero ritiene di dover insistere sulla non accettazione delle unioni omosessuali”.
Tale critica non si rivolge solo al vescovo di Passau, Oster. Anche altri vescovi difendono ancora “la pura dottrina della Chiesa”. “Ciò che non è uguale, non può essere trattato come uguale” – su questo insiste ad esempio il vescovo di Erfurt, Ulrich Neymeyr. Anche dopo il referendum in Irlanda, in cui la maggioranza si è chiaramente espressa a favore del matrimonio gay, Neymeyr si attiene ad una concezione del matrimonio come legame di tutta la vita di un uomo e di una donna, come ha detto in un’intervista al quotidiano “Thüringer Allgemeinen”.
Il vescovo di Münster, Felix Genn, ha espresso all’inizio di luglio in occasione di una processione tradizionale la sua affermazione dogmatica: “Non si addice ad un cristiano discriminare una persona omosessuale. Ma si addice benissimo ad un cristiano non attribuire alle unioni omosessuali il concetto di matrimonio, perché esso è riservato alla comunione di uomo e donna come fondamento della famiglia”.
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Quanto è importante per il Vaticano l’opinione della base?
Papa Francesco invita per l’inizio di ottobre vescovi da 42 paesi al Sinodo a Roma per dibattere su “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Dietro questo titolo innocente si nascondono temi esplosivi: la contraccezione di gravidanze non desiderate, l’atteggiamento verso i divorziati risposati e anche l’atteggiamento verso le persone omosessuali.
Ma gay e lesbiche non dovrebbero aspettarsi molto: lo strumento di lavoro composto di 157 paragrafi conferma il rifiuto del matrimonio omosessuale. È vero che ampi gruppi di cattolici, interpellati in tutto il mondo, desiderano un atteggiamento diverso nei confronti degli omosessuali. Ma nella gerarchia in Vaticano non è chiaro quale ruolo debbano avere le loro opinioni.
Il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Gerhard Ludwig Müller, mette in guardia dal dare troppo peso alla realtà: “Il sensus fidei del popolo di Dio non ha nulla a che fare con risultati di sondaggi d’opinione o plebisciti con i quali la “base” potrebbe alla fine aprire gli occhi alla gerarchia lontana dalla vita reale”.
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(1) “Wer bin ich, ihn zu verurteilen? Homosexualität und katholische Kirche” (“Chi sono io per giudicarlo? Omosessualità e Chiesa cattolica”) edito da Goertz, Stephan (Herder Verlag) Presentazione on-line del libro: “Il giudizio sull’omosessualità agita il cattolicesimo: mentre il rifiuto del magistero di pratiche e unioni omosessuali appare irremovibile, la teologia si impegna a trattare il tema come una questione aperta. Anche per molti fedeli la condanna dell’omosessualità non incontra più un’eco positiva.
Per papa Francesco nell’atteggiamento verso gli omosessuali si rivela perfino la credibilità dell’annuncio del Vangelo. Il libro esamina il fondamento biblico del giudizio sull’omosessualità e interroga criticamente la propria tradizione. Fa parlare le scienze umane e sociali, osserva altri contesti confessionali e dà importanti impulsi per un’evoluzione della dottrina morale cattolica.
Con contributi di Alberto Bondolfi, Hartmut Bosinski, Michael Brinkschröder, Stephan Goertz, Thomas Hieke, Michael G. Lawler, Gerhard Marschütz, Claudia Niedlich, Josef Römelt, Todd A. Salzman, Melanie Steffens, Magnus Striet e Michael Theobald”.
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Testo originale: Katholische Kirche: Theologen machen sich für Homosexuelle stark