I transessuali non esistono. Per cercare se stessi
Riflessioni di Chloe Red Tiger, MtF, pubblicate sul sito txy (Francia) il 9 marzo 2014, liberamente tradotte da Francesca Macilletti
Qualche giorno fa ho deciso di lanciare una piccola bomba su Facebook annunciando , durante il mio ritorno da Lione dove mi ero recato per subire un’operazione, che « I transessuali non esistono ». Mi aspettavo risposte del tipo: “le donne imprigionate in un corpo maschile e gli uomini imprigionati in uno femminile non esistono e non possono esistere. Esistono, invece, ragazzi e ragazze da un lato e i loro corpi dall’altro. I transessuali non esistono, i travestiti esistono «solo per il sesso» (oppure sono presenti in maniera infinitesimale in questa popolazione)”.
Quello che ci è mancato, perché ce ne potessimo rendere conto, è un gioco di concetti per liberarci da queste fantomatiche assegnazioni. Seguitemi in un viaggio, un po’ poetico e un po’ filosofico, nell’anima e nelle idee.
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Il mio corpo non è una prigione – non cambierò mai corpo
Sono nata in un corpo. Vivo nello stesso corpo. Morirò in questo corpo. Non è una prigione, né un paradiso, né l’oggetto della mia felicità. È il mio corpo, il contenitore della mia anima, è la mia forma in perpetuo divenire. Non cambierò mai corpo. Cambierò il mio corpo ed esso cambierà, ma sarà sempre il mio e io sarò sempre la stessa persona. Quello che cambierà è la percezione del mio corpo, la mia e quella degli altri. Tutto potrà cambiare, ma sarà sempre il mio corpo e sarò sempre io. Potranno trapiantarmi il rene del mio vicino, io sarò ancora io e lui sarà ancora lui. Potrei sottopormi a una rinoplastica, il mio naso sarà sempre il mio. Tutto questo è possibile in quanto l’essenza delle cose e degli persone non risiede nelle loro qualità variabili e temporanee, ma nella loro propria identità, quello che c’è nel loro interno. Quello che sono oggi, forse non lo sarò domani, tuttavia, se domani vivrò, sarò quella di oggi e di domani.
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Sono sempre stata me stessa, che lo sapessi o no
Chiamatemi Chloé, chiamatemi Tigre Rouge, chiamatemi amore mio o non chiamatemi affatto. Chiamatemi Paul-Henri, Judith o Enkidu. Chiamatemi in tutti i modi che volete, non sarò per questo meno me stessa. Potranno dire o credere quello che voglio di me, resterò comunque io. Il mio vissuto, le mie azioni e le mie intenzioni, mi delineano al di là del mio sesso, genere o qualsiasi altra qualità. Sono una ragazza? È vero, tutta la mia persona ve lo dice in questo momento e lo ha detto a me un giorno quando sentiva che c’era qualcosa che non andava, che non si accordava in me, che questa cosa era una delle mie qualità e che questa qualità, il mio sesso, non era adeguato alla mia anima. Ciononostante, la mia persona questo non ve lo ha detto. Non lo ha sempre detto neanche a me.
Ho vissuto senza sapere chi fossi. E questo mi succede ancora ogni giorno: non conosco tutto di me e sono piena di dubbi e incognite. Ho vissuto tradendomi, illudendomi volontariamente addirittura, per non dover soffrire delle mie frustrazioni. Forse, in passato, ho ostentato certe mie qualità sessuali per compensare l’impossibile – credevo – risposta alla mia mancanza. Da questo punto di vista, non ho sempre saputo chi fossi, e per trovare una risposta mi ci sono volute molte esperienza, segnali, choc e un lungo percorso. Verso i 7 anni, i 12, i 15 e i 18 ho subito diversi duri colpi e, un giorno, si è manifestata una chiara evidenza.
La mia persona, la mia esistenza in questo mondo, non vi ha sempre detto che la mia anima è quella di una donna, di una ragazza, appartenente a questa metà del mondo e non a quell’altra. Non è evidente di per sé. Le metà delle quali parlo non sono altro che differenze sociali che non esistono nell’assoluto. Niente mi ci lega se non la mia anima e la sua forma. È un modello come un altro per mettere differenziare le presone. Ciononostante, ne faccio parte. La mia persona fa parte di questo mondo, la mia esistenza appartiene a una società che ha questa gerarchia nella quale io mi identifico. Che questo non sia scritto nel Grande Libro delle Regole Eterne dell’Universo non mi fa né caldo né freddo. Quello che sono, lo sono ad ogni modo, quindi … non ho bisogno dell’approvazione di nessuno per essere me stessa.
Chiamatemi Chloé, Louise o Gilgamesh, resterò comunque me stessa. Datemi, però, un nome che mi corrisponda, uno che mi appartenga e non che mi ridicolizzi e ferisca, come quelli che vengono dati alle persone che non amiamo. Che questo nome abbia un senso!
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La libertà in questa vita
I nostri corpi non sono delle prigioni, e neanche la nostra persona: dobbiamo costruire la nostra libertà e realizzarci. Nasciamo nel XX secolo o nel XXI, era della tecnologia e della conoscenza medica che ci permette di superare degli ostacoli in passato impossibili da superare, ostacoli che presenti nella nostra carne e nella sua forma. Oggi, è nella normalità curare delle malattie che in passato erano incurabili. Oggi, è nella normalità correggere un corpo deforme. Oggi è possibile far coincidere le qualità sessuali del corpo e dell’anima, nella nostra percezione e in quella degli altri. Si tratta di un vero miracolo della tecnologia.
Allora, non sottovalutiamoci e usciamo dai ruoli che ci attribuiamo tradizionalmente. Ci fu un tempo in cui ci rifugiavamo nel travestimento e nella sessualità perché non avevamo speranza nell’adempimento nella nostra carne. È il travestito, il cavaliere d’Eon traditore, l’invertito, la patetica folle di Michel Serrault.
Abbiamo, in questa vita, la chiave di una certa libertà, non per uscire dal nostro corpo e liberarcene, ma per liberare i nostri corpi da certe circostanze materiali.
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A chi appartengono le qualità?
Parlo di qualità. Scrivo questo testo in prima persona, «Io», ma chi scrive? Forse risponderete che si tratta di Chloé Tigre Rouge. Chi è questo «Io»? Io, non è la persona. E neanche l’anima. È il rapporto tra l’anima e la persona. La qualità non appartiene intrinsecamente a quest’ultima, ma al rapporto tra la persona e sé stessa, un altra persona o il mondo. Non c’è niente di assoluto, in quanto la persona esiste solo nella relazione, nel relativo.
Sono capita, le mie qualità sono capite. « Da chi? » Complemento d’agente, mi dice il libro di grammatica. C’è sempre un agente. Chi capisce chi? Complemento oggetto. Qualcosa è sempre capita e l’intera esistenza riguarda la percezione: degli oggetti, dei concetti, delle qualità …
Niente è intrinseco. Niente esiste per sé. Tutto è nella relazione, che sia con sé stesso o con il resto del mondo.
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Le qualità che perdo, quelle che ottengo e quelle che restano
La mia infanzia è trascorsa molto velocemente. A dieci anni era già finita. Le tensioni esistenziali … ho perso questa qualità: l’infanzia. Non è scomparsa, si è trasformata in me, è mutata, è diventata qualcos’altro e, qualche volta, viene a trovarmi. Tuttavia non è più in me.
Chloé Avrillon è padre di tre bambini. È un’esperienza che non conoscerò mai. Lei ha questa esperienza in sé e l’avrà sempre, poco importa il suo sesso, l’età dei suoi bambini o che restino di questo mondo o no. Lei sarà sempre il loro papa, lei è un papà. È una qualità inalienabile, eterna.
Niente di me dice che il mio cervello non è affetto dalla BSE, l’encefalopatia spongiforme bovina, il morbo della mucca pazza. Oggi, ho delle capacità intellettuali reali e me ne gioisco. Domani, saranno forse qualcosa che rimpiangerò, qualità dimenticate, sprofonderò nel precipizio senza neanche ricordare cosa sia una qualità. Le mie capacità mentali sono inscritte nel tempo e dipendono dalle circostanze. Dipendente dalla morfina, ero irriconoscibile, avevo l’impressione di essere solo la metà di me stessa. Oggi va meglio. Le capacità intellettuali sono delle qualità egoiste, molto vicine a me, talmente tanto che mi ci identifico.
Così, indipendentemente dal sesso o dal genere, chiamatemi come volete, per mezzo di questa qualità che induce l’esistenza delle ragazze e dei ragazzi e l’appartenenza di quasi tutto il mondo a l’una o all’altra di queste categorie. È una qualità egoista e lo sappiamo. Chiamiamo queste qualità che permettono di operare una distinzione, qualità d’identità. La mia ascendenza è una qualità d’identità e immutabile. I miei antenati potranno essere eroici o detestabili, rimangono comunque i miei antenati e il mio rapporto con loro è strutturante. Posso, per cambiare qualcosa, cancellarli, rinnegarli, affiliarmi a un’altra famiglia o, al contrario, coltivare un legame, esaltarlo, rafforzarlo, erigerlo in modello universale invocando « l’antropologia » (seguite il mio sguardo…). È un rapporto d’identità molto importante, qualsiasi cosa accada, per poter affrontare i fatti indipendentemente dal sesso. È una qualità d’identità strutturante che definirà molte cose, che avrà delle ramificazioni, che induce dei ruoli sociali, delle aspettative riguardanti noi stessi e gli altri. Un disallineamento delle diverse ramificazioni qualitative del sesso è fonte di un profondo conflitto interiore. Il corpo non è come l’anima: essa è turbata e bisogna correggerla o attuare un processo di compensazione. Questo disallineamento percepito negli altri crea anche delle reazioni: insulti, compassione, miserabilismo, voglia di aiutare, curiosità. Questo disallineamento interroga. Un « uomo » che indossa gonne e borsa susciterà qualcosa in particolare: domande, disturbo. Io che lo faccio? È di una banalità! Non c’è motivo di suscitare qualcosa.
È tuttavia la stessa gonna e la stessa borsa. C’è solo una reazione diversa nei due casi. E se questo « uomo » agisse anche perché ha dei disallineamenti che si manifestano nel rapporto che ha con sé stesso, tra la qualità primaria del sesso (femminile) e qualità secondaria (peluria, geneticamente maschio, ruolo sociale maschile …) che è necessario compensare? Eccoci di fronte al travestito patetico. Oggi lui, o piuttosto lei, dispone di tutte le tecnologie e medicinali per riallinearsi con sé stesso, se è questo il suo desiderio. È necessario che si liberi dei propri giudizi negativi, delle proprie barriere personali, dei tabù e delle paure. È il destino comune, ma con questa qualità, il sesso, argomento altamente sacro, è difficile agire liberamente.
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Eternamente io
Ho letto, e questo mi ha rattristato, che un tale non era più un trans ed era ormai una donna per l’eternità. Numerose pagine della sua vita stropicciate, gettate al fuoco, cancellate e dimenticate. «Non sono più la tua simile, ormai. Ero tua sorella e tu mi sei diventata ormai estranea».
Le mie esperienze, il mio percorso di vita, fanno di me una persona irrimediabilmente trans-identitaria. Il mio pene era un po’ una vagina o era il contrario? Ho vissuto dei disallineamenti, ho vissuto certe esperienze che riferisco, altre non le vivrò mai, ma quello che ho vissuto non sarà mai perduto, tranne che nella mia memoria. Questo processo fa parte delle mie qualità acquisite e inalienabili. Non mi è venuto il ciclo a 11 anni e, nonostante la mia infanzia abbia avuto aspetti femminili, non fu simile a quella delle altre bambine. Il mio percorso è differente, cosa che non mi toglie nulla, ma non vorrei mai e poi mai dimenticare il mio percorso.
Un giorno ho votato Mélenchon (ndr politico francese di sinistra). È vero, e non è stato molto tempo fa. Non è un fatto strutturante, ma è comunque un fatto. Non posso tornare indietro e non farlo. Posso dimenticarlo, negarlo, cancellarlo, resta comunque vero. È importante? Fa di me una marxista? No. Ma è un esperienza di vita.
Sono stato Hare Krishna un tempo. Non lo nego, posso a volte rimpiangerlo o, al contrario, avere nostalgia di quel periodo. È un’esperienza strutturante nella mia vita che ha le sue conseguenze, che lascia dei segni, che mi ha arricchito in un certo modo. Lo sarò eternamente? No. Ma questo porta i suoi segni.
Il fatto di essere una trans, invece, non posso dimenticarlo. Non posso rimpiazzare questa parte della mia vita con un’altra. Non è un opinione, né una credenza, ma è incisa nella mia pelle e nel mio percorso di vita. La mia pelle mi è preziosa. Senza di lei, non esisto. Potrei perdere tutte le mie opinioni e gettarle al fuoco, potrei rinunciare a tutte le mie credenze, ma non potrei mai rinunciare alla mia pelle; senza di essa, non ci sarebbe più l’« Io », non ci sarei più io. Quindi, non dimenticherò.
Non sono mai stata prigioniera in un corpo maschile. L’ho creduto, ho avuto bisogno di crederci e questo mi ha donato un’energia intensa, sufficiente a liberarmi dei miei tabù, della gogna, delle diverse opposizioni. Ero prigioniera col mio corpo ma esso non era il mio nemico: aveva bisogno del mio aiuto perché potessimo liberarci. La mia liberazione nel mondo è arrivata abbastanza presto, precisamente dal momento in cui ho aiutato il mio corpo: sono cambiata nella società per essere me stessa. La liberazione più profonda della mia persona ha richiesto più tempo e più azioni. Alcuni sono stati ormonali, altri chirurgici, altri ancora psicologici e filosofici dei quali questo testo ne è manifestazione. Credo di essere in pace con me stessa.
Sono sempre stata me stessa. Bisognava solo che lo diventassi: « Che io diventi quello che sono! » Allineo le mie qualità e il mio profondo essere. Noi trans abbiamo una possibilità straordinaria: il sesso è qualcosa di così importante e fondamentale che quest’obiettivo può apparirci evidente a condizione che ci si inclini.
Sarò eternamente me stessa. Eternamente, diventerò me stessa. Mi incammino verso me stessa e questo mio cammino, considerando l’aspetto sessuale del mio essere, arriva al suo termine. Tanto resta ancora da fare, ma tanto è già stato fatto!
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Titolo originale: Les transsexuels, ça n’existe pas ! et autres considérations — Aller vers soi