Gli omosessuali sopravvissuti ai lager nazisti e la società del dopoguerra
Articolo tratto dal sito Wipe out homophobia (Stati Uniti), del gennaio 2013, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Si stima che nel 1928 ci fossero 1.2 milioni di omosessuali dichiarati che vivevano in Germania. All’ascesa di Adolf Hitler al potere le organizzazioni gay vennero sciolte e i libri accademici sull’omosessualità vennero bruciati. L’ideologia razziale di Hitler bollava gli omosessuali non solo come “parassiti” e degenerati, ma come nemici dello Stato. Nel 1935 il governo nazista ampliò significativamente la criminalizzazione dell’omosessualità.
Sotto la direzione del capo delle SS la polizia stilò delle “Liste rosa” e diede il via a un crudele giro di vite contro uomini e donne omosessuali. Molti finirono in manicomio, altri vennero castrati su ordine dei tribunali, e 100.000 di questi uomini vennero deportati nei campi di concentramento.
Il triangolo rosa (che ora è un simbolo dell’orgoglio gay) veniva cucito sui prigionieri per marcare la loro omosessualità. Circa 55.000 vennero uccisi. Heinz Dormer trascorse quasi dieci anni tra prigione e lager e parlò delle “grida ossessive degli agonizzanti” che venivano dalla “foresta che canta”, una fila di alti pali a cui venivano appesi i condannati: “Chi veniva condannato a morte veniva issato con un gancio. I lamenti e le urla erano inumani… Al di là dell’umana comprensione.”
Colore e descrizione dei contrassegni indossati dai prigionieri:
Stella di Davide gialla: Ebrei. Questo simbolo era già usato prima dei campi, nei ghetti e quando gli Ebrei si mischiavano al resto della popolazione.
Triangolo rosa: Uomini gay deportati in osservanza dei paragrafi 174, 175 e 176 del codice Penale del Reich.
Viola: Testimoni di Geova.
Rosso: Prigionieri politici.
Nero: Antisociali e Rom.
Verde: Criminali.
Dopo la liberazione e dopo che le vicissitudini delle vittime ebree furono note in tutto il mondo, la persecuzione degli omosessuali continuò nella Germania postbellica. Mentre molti sopravvissuti ricostruivano la loro vita e la loro famiglia dispersa nei vari campi, gli omosessuali affrontavano ancora la persecuzione e l’esclusione dalla società. Infatti molti triangoli rosa vennero di nuovo imprigionati, in quanto rimanevano devianti agli occhi della società uscita dalla guerra.
I sopravvissuti gay che erano stati liberati definitivamente (cioè non carcerati di nuovo) spesso si trovarono emarginati dalla società. Alcuni vennero cacciati dalle loro famiglie per la “vergogna” che avevano portato sulla reputazione della famiglia. Coloro che tornarono, spesso tennero segrete le loro esperienze, temendo che la natura sensibile di quegli orrori avrebbero causato ulteriori angosce ai familiari. Alcuni non parlarono mai delle loro sofferenze.
Nel 1945, il processo di Norimberga, che giudicò i crimini di guerra dopo la liberazione, non menzionò in alcun modo i crimini contro gli omosessuali. Nessun ufficiale delle SS fu mai processato per le atrocità verso i prigionieri dal triangolo rosa.
Molti dei medici delle SS a noi noti, che avevano effettuato operazioni sugli omosessuali, non dovettero mai rendere conto delle loro azioni. Uno dei più famigerati fu Carl Peter Værnet, che effettuò numerosi esperimenti sui triangoli rosa nei campi di Buchenwald e Neuengamme. Non venne mai processato e scappò in Sudamerica, dove morì in libertà nel 1965.
Il riconoscimento infine è venuto, ma tardi per molte vittime e sopravvissuti gay, che passarono il resto della loro vita come criminali agli occhi della legge. Mentre le cerimonie ricordavano le molte altre vittime dell’Olocausto, dovettero passare 54 anni prima che una di queste includesse i gay. Nel gennaio 1999 finalmente la Germania tenne la prima cerimonia commemorativa delle vittime omosessuali all’ex campo di concentramento di Sachsenhausen.
In ogni modo le scuse ufficiali arrivarono solamente nel dicembre 2000. Il governo tedesco rilasciò una dichiarazione di scusa per i processi degli omosessuali nel Paese dopo il 1949 e accettò il riconoscimento dei gay come vittime del Terzo Reich. I sopravvissuti furono finalmente incoraggiati a uscire allo scoperto e a richiedere dei risarcimenti per il loro trattamento durante l’Olocausto (anche se le richieste dovevano essere registrate entro la fine del 2001).
L’agenzia di soccorso con sede a Ginevra, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), ebbe la responsabilità della pratica delle richieste. Il 17 maggio 2002 questo processo fu completato e migliaia di omosessuali, perseguitati durante il Reich, ricevettero ufficialmente l’indulto del governo tedesco. L’indulto riguardò circa 50.000 uomini gay.
Il Ministro della giustizia tedesco Herta Däubler-Gmelin disse al Parlamento “Sappiamo tutti che la nostra decisione di oggi è in ritardo di più di cinquant’anni, tuttavia è necessaria. Lo dobbiamo alle vittime della falsa giustizia nazista.”
Un monumento agli omosessuali morti nei campi nazisti è stato inaugurato nel maggio 2008 di fronte al monumento dedicato alle vittime ebree dell’Olocausto nel Tiergarten-Park di Berlino.
NON DIMENTICHEREMO MAI
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Testo originale: The Gay Holocaust