I triangoli rosa: la memoria negata dell’omocausto omosessuale
Articolo di Isabeth tratto da L’Interdit (Francia) del 19 luglio 2000, liberamente tradotto da Domenico Afiero e Giacomo Tessaro
“Quei morti, tutti quei morti, martiri senza nomi. Non abbiamo il diritto di dimenticarli” (Heinz Heger, triangolo rosa deportato)
Prima dell’ascesa al potere di Hitler, la Germania sembra la punta di diamante della tolleranza nei confronti dei gay: la “capitale gay europea” dell’epoca.
Nel 1905, Berlino ha più di 40 bar gay e sono date 320 pubblicazioni gay alla stampa. Nel 1910, il Comitato scientifico-umanitario di Magnus Hirschfeld raggruppa 5.000 membri.
Nel 1929, la Lega dei Diritti dell’Uomo raggruppa circa 50.000 omosessuali. Queste associazioni rivendicano, d’altronde, l’abrogazione del paragrafo 175 che, promulgato nel 1871, sanziona con la reclusione sino a cinque anni “i rapporti contro natura tra maschi”.
Così è firmata una petizione, su iniziativa del Comitato scientifico-umanitario, firmatari sono vari leader socialdemocratici: A. Einstein e Thomas Mann ne sono due esempi.
Ma già all’inizio degli anni ’20, i nazisti ce l’hanno con i gay, in modo particolare con il fondatore del Comitato scientifico-umanitario: Magnus Hirschfeld.
Nel maggio del 1933, l’Istituto della ricerca sessuale di Berlino è saccheggiato. 10.000 libri sono bruciati e Hirschfeld è costretto all’esilio , mentre il suo braccio destro, K.Hiller, è deportato.
Dal 1933 in poi, i campi di Dachau e di Oranienburg aprono e ricevono uomini e donne gay più in vista: oppositori , responsabili e personalità della vita associativa tedesca.
Nel 1934, i bar gay sono chiusi e la stampa gay è interdetta. Passa una legge che impone la sterilizzazione degli schizofrenici , degli epilettici , dei tossicomani, degli isterici, dei ciechi , degli omosessuali e di coloro che godono di cattiva reputazione dalla nascita.
Nel 1935, l’articolo 175 viene modificato per permettere di sanzionare anche “l’intenzione omosessuale”.
Nel 1939, circa 25.000 persone sono arrestate, vittime dell’applicazione di questa legge. I nazisti hanno messo fine , in pochi anni, a un forte movimento gay tedesco e hanno lanciato la loro politica di sterminio.
“Questi individui sono un vero pericolo da eliminare, perché i degenerati devono essere eliminati per la purezza della razza”. (Citazione estratta dal libro Homosexualité et Droit Pénal del giurista nazista Rudolf Klare).
L’ideologia nazista si basa su una scala di valori degli individui e una gerarchia razziale; ma anche sull’eliminazione fisica di coloro che sono da considerare inferiori: asociali, parassiti e indesiderabili.
La repressione è fatale. J.P. Joecker cita , nel 1981, le cifre seguenti: 835 gay sono arrestati nel 1933; 948 nel 1934; 5321 nel 1936; 24.450 nel 1939.
Il rapporto della Chiesa protestante tedesca riporta 220.000 vittime a causa dell’omosessualità.
Il Maresciallo Pétain contro i gay
Dall’altra parte del Reno, il Maresciallo Pétain vuol fare risollevare la Francia!L’ autoritarismo è rafforzato dalla volontà di purificare la società francese. La ‘purificazione’ della Francia sta per cominciare.
Nell’ottobre 1940, passa una legge che permette l’internamento degli stranieri di razza ebraica nei campi speciali.
Così, ancor prima che la Germania sollecitasse e imponesse il suo programma di deportazione di massa, il Governo di Vichy ha aperto alcuni campi sul proprio territorio, senza alcuna ingerenza tedesca, e promulgato uno statuto in base a criteri razziali.
La politica di Vichy si accentua nel 1942. E’ il periodo della collaborazione con la Germania: le milizie combattono gli oppositori; i volontari francesi combattono a fianco dei nazisti in Russia; le iniziative, che mirano all’arresto, all’internamento e alla deportazione di questi ‘anti-francesi’ si moltiplicano.
I rastrellamenti cominciano. Il Maresciallo Pétain, senza alcun rimorso, fa il gioco dei tedeschi. I nazisti non credevano a quello che stava accadendo sotto ai loro occhi!
Risollevare la Francia attraverso le tre parole d’ordine del regime, Lavoro, Famiglia e Patria, quale spazio il Governo di Vichy può lasciare agli omosessuali? Nessuno ovviamente!
Nell’agosto del 1942, con l’ascesa al potere di Pétain, passa una legge che reprime l’omosessualità. Così, un omosessuale rischia da sei mesi a tre anni di reclusione.
In realtà, il Governo di Vichy non sbatte in prigione i gay, ma li deporta verso i Campi di concentrazione tedeschi. Infine, grazie alla collaborazione della polizia francese e degli schedari di quest’ultima , la Gestapo può arrestare e poi deportare i gay.
Il triangolo rosa
Una volta arrivati al campo di concentramento, i deportati scoprono solo allora l’esistenza di una gerarchia tra di loro.
I nazisti distinguono quattro tipi di deportati: oppositori politici, membri di razze inferiori (ebrei, gitani etc), i criminali e gli asociali. Di quest’ultimi fanno parte gli omosessuali. Sono l’ultima categoria di deportati: la più bassa e la più degradante.
Inoltre, il triangolo rosa , talvolta, è tra i 2 e i 3 centimetri più grosso di quello che viene messo a altre categorie di deportati.
La gerarchizzazione dei deportati, che pone i triangoli rosa nella più bassa casta del campo di concentramento, ha conseguenze tragiche per i prigionieri. Gli omosessuali,infatti, hanno il maggior numero di difficoltà nelle relazioni con gli altri deportati.
Loro non riescono a essere integrati alla ‘rete della solidarietà’, eccetto quando si hanno relazioni sessuali con i capo , cioè i capi delle baracche, oppure con i soldati. Comunque, anche queste situazioni possono essere molto pericolose.
Facendo parte della casta più bassa del campo di concentramento, i gay devono svolgere i lavori più faticosi e subire le torture più atroci e degradanti.
I gay sono anche le cavie preferite dei nazisti per gli esperimenti scientifici sul paludismo, sul tifo, sulla sterilizzazione femminile, sulla castrazione o vengono loro iniettati degli ormoni sintetici nell’inguine destro per ottenere l’inversione delle tendenze sessuali nell’uomo.
E come sono trattate le lesbiche dai nazisti?
Secondo l’ideologia nazista, la donna è anzitutto quella che procrea e , sempre secondo i nazisti, l’omosessualità femminile non costituisce ostacolo a questo obiettivo.
Anzi,l’essenza stessa della donna tedesca non può coesistere con il lesbismo.
Le lesbiche sembrano meno numerose, sono più discrete e, soprattutto, non mettono in pericolo la purezza del sangue tedesco.
Ecco perché i nazisti non hanno condotto, come è accaduto nei confronti dei gay maschi, una politica sistematica di sterminio delle lesbiche.
Eppure, le donne schedate non sfuggono ai campi di concentramento e portano il triangolo nero degli asociali.
Il riconoscimento occultato in Francia
Alla Liberazione della Francia , alla fine del 1944, i campi di concentramento sono liberati dagli Alleati. Vi è ancora una gran confusione in tutte le cose.
Lo schema nazista a categorizzare i deportati continua: si dà più importanza ad un oppositore politico e non a un ebreo.
Nel 1948, il riconoscimento dell’omosessualità e dei diritti civili sono esclusi come una sorta di indennizzo di riparazione di guerra alle vittime del nazimo. D’altronde, la famosa legge che sanziona l’omosessualità è sempre attuale.
Essa è ratificata dal Generale De Gaulle l’8 febbraio 1945. Nel 1960, l’emendamento Mirguet classifica l’omosessualità come ‘flagello sociale’ e riconosce al Governo il diritto di legiferare per decreto per combatterla.
Bisognerà attendere il 1981 perché François Mitterand depenalizzi l’omosessualità. Quindi, i deportati del triangolo rosa rischiavano il carcere se avessero svelato, alla Liberazione della Francia, la vera causa del loro internamento.
Nel 1984, una lapide alle vittime del nazismo è posta al Campo di concentramento di Mauthausen , in Germania. Nel 1985, un monumento è eretto a Amburgo,sempre in Germania. Nel 1987, un altro monumento è eretto a Amsterdam e degli indennizzi sono versati e accordati nei Paesi Bassi.
Nel 1990, un altro monumento è costruito a Bologna , in Italia. Ci sono monumenti a Londra, Berlino e Australia in ricordo delle vittime donne e uomini del Triangolo Rosa.
A differenza di alcuni paesi, la deportazione degli omosessuali, ai nostri giorni, rimane in Francia un argomento tabù, una memoria confiscata.
Durante la Giornata della Memoria, le associazioni dei deportati – di cui la Federazione Nazionale dei Deportati, degli Internati, dei Resistenti e dei Patrioti – rendono omaggio a coloro che hanno conosciuto i Campi , ma rifiutano di riconoscere gli omosessuali come vittime del nazismo, nonostante le proteste delle associazioni gay e lesbiche.
Nel 1975, l’associazione G.L.H. di Parigi tenta di deporre dei fiori al monumento delle vittime del nazismo.
L’associazione è immediatamente espulsa dalla commemorazione.La stessa situazione si ripete nel 1984 a Parigi, nel 1985 a Besançon e , negli anni a venire ,a Orléans, Nantes e Bordeaux.
Dal 1990 , a Lille, i gay e le lesbiche sono ancora e sempre cacciati alla commemorazione delle vittime del nazismo e invitate a stare dietro ai cordoni della polizia.
Ci viene ancora negato il diritto alla Libertà, alla Democrazia, al Riconoscimento. Ci parcheggiano su una parte di un marciapiede, ci rifiutano il diritto di assistere , allo stesso tempo degli ufficiali delle forze armate, ad una cerimonia che è anche la nostra.
Ci viene subito detto che non c’erano deportati omosessuali francesi, ma che lo sono diventati per forza di cose solo nei campi.
Questo è tutto quello che pensano gli ex deportati dei campi di concentramento nei nostri riguardi.
Quando si nota questo comportamento di fronte alle associazioni gay, si sarebbe tentati di pensarla come André Glucksmann che dichiara: “se l’odio tra le diverse categorie di deportati esiste tuttora, è la prova che qualcosa della struttura totalitaria dei Campi di concentrazione rimane ancora”.
Le associazioni gay francesi rivendicano semplicemente che si citi almeno una volta le parole “donne e uomini gay” nei discorsi di commemorazione e che si possa partecipare materialmente all’acquisto dei fiori ufficiali e che si possa tenere nelle occasioni commemorative il segno distintivo del “triangolo rosa”.
Denunciare l’ipocrisia
Perché denunciare l’ipocrisia? Per tutte le ragioni fin qui esposte. Gli uomini del ‘triangolo rosa’ e le donne del ‘triangolo nero’, vivendo la fine dei loro giorni nell’incubo, si sono zittiti alla Liberazione per timore di ritrovarsi ancora una volta rinchiusi tra le sbarre.
Così, a differenza di quanto viene dichiarato dalle associazioni dei deportati, la deportazione omosessuale è esistita davvero anche in Francia. Basterebbe ritrovare e consultare gli schedari della polizia dell’epoca.
Guy Hocquenghem sostiene: «Forse essere omosessuale oggi è sapere che si è legati ad un genocidio per il quale non è previsto nessun indennizzo.»
Guy Hascoet, segretario di Stato nel Governo Jospin, ha riassunto la situazione senza ambiguità: «Occorre denunciare l’ipocrisia. La deportazione degli omosessuali, nella seconda guerra mondiale, è un fatto storico.
Il regime di Vichy li ha classificati semplicemente con l’etichetta di prigionieri politici. Perché dovremmo avere una memoria selettiva?»
Oggi, rimane ancora in vita un solo Triangolo Rosa. Ha oltre 80 anni. Si chiama Pierre Seel, deportato alsaziano, arrestato all’età di 17 anni grazie alla polizia francese.
Pierre Seel si batte per essere riconosciuto come deportato omosessuale.
Mobilizzarsi
Il 30 aprile (2000), a Lille, durante la Giornata della Memoria, parecchie persone hanno sbandierato i triangoli rosa nel corteo ufficiale dei partecipanti prima di farsi espellere dalla polizia.
Indignata da questa reazione della polizia, una signora ebrea è uscita dal corteo e si è unita ai militanti gay.
Una petizione che chiede il riconoscimento della deportazione gay è stata data al prefetto grazie alla presenza di Guy Hascoët, presente tra i gay del corteo .
Due esponenti del partito dei Verdi francesi, a Parigi, Christophe Girard e Fabienne Leleux, lanciano una petizione perché anche la Francia veda la realizzazione di un monumento in memoria dei deportati omosessuali.
Questa rivendicazione ha avuto l’onore di una colonna su Les Inrockuptibles del 13 giugno (2000). Il supplemento il Monde Libertaire, n. 1207, ha dato spazio su un’intera pagina alla deportazione omosessuale. Una mostra sulla deportazione era in programma (ndr nel 2000) al Lesbian and Gay Pride di Rennes.
Si direbbe che alla fine l’argomento finisce per mobilitare.
Testo originale: Triangles roses: la mémoire interdite