I vescovi cattolici tedeschi dicono sì ai seminaristi gay
Articolo di Robert Shine* pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 1 febbraio 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Sembra una sfida alle direttive del Vaticano: le diocesi (cattoliche) tedesche hanno annunciato che accetteranno i candidati [al sacerdozio] con tendenze omosessuali se manterranno la promessa di celibato.
Il vescovo di Essen Franz-Josef Overbeck, in un commento apparso sulla stampa, ha offerto il suo sostegno ai sacerdoti gay e ha invitato la Chiesa a ripensare il suo rapporto con l’omosessualità, rigettando decisamente la teoria secondo cui i sacerdoti gay sarebbero alla radice dello scandalo abusi, e ha ribadito che non ci sono motivazioni valide per rifiutare le persone gay che vogliono essere sacerdoti.
Come riporta il sito Katholisch.de: “[Monsignor Overbeck] promuove una rivalutazione dell’omosessualità da parte della Chiesa e della teologia morale cattolica. In un saggio ospitato su Herder Correspondence Overbeck paventa ‘l’emarginazione intellettuale della dottrina morale cattolica’ se la Chiesa ‘eviterà di prendere in considerazione l’esperienza della gente e la riflessione delle scienze umane’.
“In riferimento allo studio sul fenomeno degli abusi commissionato dalla Conferenza Episcopale Tedesca, monsignor Overbeck sottolinea che ‘né l’orientamento eterosessuale, né quello omosessuale in quanto tali’ possono essere considerati causa degli abusi sessuali, non esiste nessuna ‘connessione interna’ tra pedofilia e omosessualità, ed è perciò assurdo che i vescovi si rifiutino di ordinare i gay: ‘Mi chiedo se non sia proprio questo atteggiamento a perpetuare, se non a rafforzare, il problema della repressione nella Chiesa’”.
Monsignor Overbeck aggiunge che l’esclusione dei gruppi emarginati è “molto pericolosa per le persone a rischio, perché contribuisce alla loro discriminazione, quando non alla loro criminalizzazione”. L’omosessualità non deve essere più considerata “una patologia” dalla Chiesa Cattolica, in quanto ogni persona è capace di “relazioni interpersonali estremamente rispettose e amorevoli”.
L’annuncio del sostegno ai sacerdoti gay è partito da padre Michael Menke-Peitzmeyer, rettore del seminario dell’arcidiocesi di Paderborn, il quale ha dichiarato che la sua arcidiocesi accetterà i candidati omosessuali se manterranno la loro promessa di celibato, come riportato da Katholisch.de: “L’omosessualità non sarà più criterio di esclusione dal sacerdozio nell’arcidiocesi di Paderborn. ‘Se si atterranno al celibato, anche i candidati omosessuali saranno accettati. Dobbiamo distinguere tra l’orientamento omosessuale e la pratica dell’omosessualità’ ha dichiarato padre Menke-Peitzmeyer. L’impegno al celibato e all’astinenza non viene tuttavia messo in discussione, per nessuno, continua padre Menke-Peitzmeyer: ‘Se una persona ha regolari rapporti omosessuali, penso che possa essere esclusa dal sacerdozio’. Ora i seminaristi sostengono dei colloqui sulle loro attitudini personali e il loro orientamento sessuale”.
L’ufficio stampa dell’arcidiocesi ha confermato queste indiscrezioni. La portavoce Maria Asshauer ha dichiarato al [quotidiano] Westfalenpost che “[un colloquio sul proprio orientamento sessuale, per i seminaristi] avviene in maniera riservata, a cura di di psicologi esperti”. Durante le lezioni e i colloqui individuali vengono fornite altre informazioni sulla sessualità, in linea con le indicazioni del Vaticano, afferma Asshauer.
Padre Hartmut Niehues, che presiede la Conferenza Tedesca dei Rettori [di seminario] e dirige quello della diocesi di Münster, è un’altra voce autorevole a favore dei sacerdoti gay. Parlando alla [radio cattolica] Domradio ha affermato che l’annuncio di padre Menke-Peitzmeyer “non è niente di nuovo, e certamente niente di sensazionale”; la discussione sull’orientamento sessuale e la sessualità in generale “non è un tabù”, anzi in Germania è parte integrante della formazione sacerdotale.
Secondo Niehues la “questione cruciale” non è l’orientamento del candidato sacerdote, bensì il modo in cui lo gestisce e la fedeltà alla promessa di celibato. Per capire bene cosa intende il Vaticano con l’espressione “tendenze profondamente radicate” ci vuole un’attenta interpretazione: “Penso che chi ha scritto il testo lo ha scritto in modo che ci volesse un’interpretazione. Per prima cosa, troviamo che ci sono persone che si sentono omosessuali, così come ce ne sono che si sentono eterosessuali. Chi si sente eterosessuale si chiede se il suo orientamento abbia un peso nella sua vita, se determina ciò che vuole, e se deve praticare il suo orientamento; e la stessa cosa si chiede chi si sente omosessuale. Quindi, tutto verte sull’interpretazione dell’espressione ‘profondamente radicate’ e sulla distinzione tra orientamento e pratica”.
Comunque, secondo Niehues, “sarebbe bizzarro” che i sacerdoti rendessero pubblico il loro orientamento sessuale, in quanto “portare scritto il proprio orientamento sulla fronte non è necessario e non è utile”; perciò, per ora, sarebbe meglio proibire ai sacerdoti il coming out.
Il sito Katholisch.de riporta anche il commento autorevole del vescovo emerito di Münster, monsignor Dieter Geerlings, che aveva già invitato la Chiesa a benedire le coppie omosessuali sposate civilmente: “Per quanto riguarda l’omosessualità, [monsignor Geerlings] ha parlato del cambiamento nella consapevolezza della società: se 300 anni fa non avesse spiegato le origini del mondo facendo riferimento alla Bibbia, sarebbe stato deposto da vescovo: oggi nessuno lo farebbe. La stessa cosa va detta quando si parla di come trattare l’omosessualità: la formulazione del Catechismo, secondo la quale le persone omosessuali vanno trattate con ‘rispetto’, non basta; ‘Bisognerebbe semplicemente riconoscere questo modo di vivere, senza farne un dramma’”.
L’anno scorso monsignor Peter Beer, vicario generale dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, ha speso parole positive non solo per i sacerdoti gay, ma anche per le lesbiche e i gay che lavorano per la Chiesa: “svolgono un ministero importante e un buon lavoro” e ha rigettato ogni collegamento con gli abusi sessuali.
Non tutta la gerarchia tedesca la pensa allo stesso modo. Il cardinale emerito Walter Brandmüller, ex membro della Curia e ferocemente critico verso papa Francesco, afferma che è “statisticamente dimostrato” come l’omosessualità sia la causa degli abusi sessuali: “Un sacerdote deve essere come un padre, e chi è emotivamente incapace di normale amore umano e di responsabilità verso la famiglia avrebbe molte difficoltà a fare il sacerdote”.
Cosa sta succedendo in Germania? La Chiesa tedesca spesso spinge in avanti i cattolici del resto del mondo sui temi del genere e della sessualità, per non parlare dell’ecumenismo e di molte altre questioni. Ci sono almeno tre cose da sottolineare.
Primo, la gerarchia riconosce che la Chiesa deve tenere conto delle scienze contemporanee. Quando si parla di formazione sessuale e affettiva e di etica relazionale, i vecchi pregiudizi basati su letture fondamentaliste delle Scritture oggi non sono più giustificabili, in quanto distorcono la comprensione dell’omosessualità e l’approccio ad essa.
Secondo, la stragrande maggioranza pensa che l’omosessualità non sia la causa degli abusi sessuali. La Chiesa, in mezzo alla bufera dello scandalo, cerca disperatamente di rispondere e agire, ma per problemi complessi ci vogliono soluzioni complesse. Trattare i sacerdoti gay da capri espiatori mina alla base responsabilità e giustizia, ed è una grave ferita inferta a quest’ultima.
Terzo, nonostante si sostenga il contrario, accogliere i gay nei seminari è una disobbedienza alle direttive vaticane. L’esclusione dei gay dai seminari, raccomandata nel 2005, è stata confermata nel 2016 da Francesco, sempre piuttosto confuso sull’argomento.
Nel 2013 pronunciò la famosissima e citatissima frase “Ma chi sono io per giudicare?”; nel maggio 2018 ha detto ai vescovi italiani di “tenere gli occhi aperti” sui seminaristi gay: “nel dubbio, meglio che non entrino”; poi, nel dicembre dello stesso anno, nel suo ultimo libro-intervista, Francesco ha dichiarato che l’esistenza dei sacerdoti gay “è qualcosa che mi preoccupa”.
I vescovi tedeschi che accolgono apertamente le persone omosessuali nei seminari costituiscono, come minimo, una svolta in tanta ambiguità, se non proprio un aperto rifiuto a collaborare con le direttive omofobe del Vaticano. Il bando emanato contro i seminaristi gay si basa su teorie “scientifiche” ampiamente smentite ed è rifiutato da molti cattolici, che amano quei sacerdoti gay che servono in maniera ottima la Chiesa.
È un segno di salute per la Chiesa del futuro che i vescovi tedeschi rigettino gli antichi pregiudizi per guardare avanti.
* Robert Shine è direttore associato di New Ways Ministry, per cui lavora dal 2012, e del blog Bondings 2.0. È laureato in teologia alla Catholic University of America e alla Boston College School of Theology and Ministry.
Testo originale: Church Officials in Germany Seemingly Defy Vatican, Will Accept Gay Men to Seminaries