I Vescovi, gli omosessuali e il ”guardarsi negli occhi”
Email inviataci da Domenico risponde fra Roberto
Ma i vescovi cosa sanno dei credenti omosessuali? Possibile che non ne conoscono? Forse non li vogliono conoscere? Ma poi per “sentirsi in pace con se stessi” serve per forza l'approvazione della Chiesa? Ecco alcune delle domande che ci vengono poste da questa lettera a cui non è facile dare una risposta.
E' tanta la voglia degli omosessuali credenti di sentirsi in pace con se stessi, avendo anche l'approvazione della Chiesa! Ma se i Vescovi non conoscono gay è perché non vogliono farlo: non posso credere che ad uno di loro siano capitati solo 3 omosessuali!, in confessione sarà capitato di incontrarne molti di più!
Io ho superato il mio dissidio interiore dando il giusto valore alla gerarchia ecclesiale e puntando invece sui valori morali che sin da piccolo mi sono stati inculcati, dalla Chiesa e dalla famiglia! In questo percorso andrebbero aiutati tanti gay credenti alla ricerca di un loro equilibrio esistenziale!!! Grazie per la possibilità che mi date di comunicare su questo argomento!
La risposta…
Caro amico,
sentirsi in pace con sé stessi, come tu scrivi, è tra le più ambite mète dell’uomo. Che poi questa aspirazione sia condizionata da bisogni più o meno insiti nell’uomo….. è cosa assai diversa. Fai notare, e giustamente, che assai spesso i condizionamenti più forti ci vengono dalla Chiesa (o dalle Chiese, dalla religione direi!).
Io sono dell’idea che l’uomo sia per sua natura bisognoso di altro fuori di sé…. In una precedente lettera, affrontavo proprio il problema della solitudine dell’uomo e del bisogno dell’altro attraverso una lettura approfondita del testo di Genesi.
Io credo che il forte condizionamento che ci viene dal “pensiero religioso” è giustificato proprio dal bisogno di altro, di credere “insieme a te”, di credere quello in cui credi tu. Un problema sociale insomma già affrontato anche da Marx.
Direi quindi che superato il problema del condizionamento sociale (che comunque è un grande problema, non facile da affrontare) si può rivedere anche alla luce del nostro personale credere su quali basi vogliamo fondare la nostra “morale” e la nostra vita.
Mi sembra che questo è stato anche il tuo percorso, attraverso una riflessione intelligente che parte dalla tua fanciullezza e da una famiglia che certamente ti ha aiutato.
Tu non sai quanti bambini sono cresciuti ascoltando le favole di “diversi” spediti all’inferno senza processo. Io stesso ho seguito ultimamente un ragazzo di sedici con crisi di panico dovute alla paura dell’inferno inculcata dai suoi. Non è la paura dell’inferno che ci salva, ma il desiderio di paradiso!
Sarei comunque curioso di sapere come hai superato il tuo dissidio interiore dando il giusto valore alla gerarchia ecclesiale e credo che sarebbe interessante per tutti saperlo.
Comunque vorrei rassicurarti rispetto alle nostre intenzioni; ma ti basti dare un’occhiata al sito….. noi vogliamo liberare l’uomo perché, se vuole, possa volare verso Dio con le ali della sua omosessualità e senza interventi chirurgici di “aggiustamento di identità”. Almeno questo è il nostro progetto. Aiutaci con la tua preghiera.
P.S. Il problema non è di quanti gay i vescovi hanno incontrato, ma di quanti gay i vescovi “hanno guardato negli occhi”!