I vescovi neozelandesi: “Abbiamo commesso molti errori pastorali” con le persone LGBT
Articolo di Robert Shine* pubblicato sul sito dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 24 luglio 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
I vescovi della Nuova Zelanda hanno riconosciuto gli “errori” della Chiesa [Cattolica] nel campo della cura pastorale, soprattutto per quanto riguarda l’inclusione delle persone LGBT. L’arcivescovo di Wellington e vicepresidente della Conferenza Episcopale Neozelandese, cardinale John Dew, ha dichiarato: “[Noi vescovi neozelandesi] riconosciamo umilmente i nostri errori, in particolare nei confronti di determinati gruppi, come la comunità LGBT, che dalla Chiesa ha ricevuto una fortissima sensazione di rifiuto, e forse non abbiamo fatto abbastanza per venire incontro alle necessità delle comunità di recente immigrazione… Anche noi udiamo il richiamo di chi vorrebbe vedere le nostre azioni essere più significative delle nostre parole e vorrebbe vederci vivere quei valori rappresentati da Gesù” ha detto il cardinale Dew commentando un sondaggio secondo il quale solamente un terzo dei neozelandesi si considera cristiano. Il sondaggio, intitolato Faith and Belief and New Zealand (Fede e credenze in Nuova Zelanda) e pubblicato dalla Wilberforce Foundation, mostra inoltre come l’atteggiamento negativo riguardo l’omosessualità sia per il 47% degli intervistati la ragione per cui si sono allontanati dal cristianesimo.
Questo risultato ha convinto i vescovi neozelandesi ad essere ancora più positivi nei confronti delle questioni LGBT. Dew ha aperto la strada invitando la Chiesa a utilizzare un linguaggio più pastorale nei confronti delle persone lesbiche e gay, anche al Sinodo sulla Famiglia. Dew, nominato cardinale da papa Francesco, ha anche affermato che i leader cattolici dovrebbero seguire l’esempio del Papa nell’ascolto e nell’accompagnamento, anche nei confronti di quei cattolici che sostengono il matrimonio omosessuale.
Sempre in Nuova Zelanda, il vescovo di Hamilton Stephen Lowe ha affermato, in occasione di un raduno giovanile, che la Chiesa sta conoscendo una “svolta galileiana” per quanto riguarda l’omosessualità; il vescovo di Auckland Patrick Dunn, invece, nella medesima occasione, ha ribadito la necessità di accogliere le persone LGBT, in particolare quelle che si sono sentite rifiutate dalla Chiesa; Dunn ha scritto anche una recensione positiva del libro di James Martin SJ, Un ponte da costruire.
Che i vescovi della Nuova Zelanda siano pronti ad ammettere che l’esclusione delle persone LGBT sia una delle principali ragioni della disaffezione nei confronti della Chiesa Cattolica costituisce un passo avanti, tanto più che ammettono senza problemi i loro errori. Purtroppo, la sincerità e l’umiltà sono sempre rare tra gli uomini di Chiesa, e dichiarazioni di questo tenore non saranno sufficienti a risolvere i problemi dell’esclusione delle persone LGBT e della disaffezione dei cattolici. Come ha ammesso il cardinale Dew, ci vogliono azioni concrete che dimostrino l’impegno dei vescovi e dei sacerdoti verso una Chiesa più inclusiva, che sia in grado di stare a fianco della gente nella sua vita concreta. Sapranno i vescovi neozelandesi fare quest’ulteriore passo? Non lo sappiamo.
* Robert Shine è direttore associato di New Ways Ministry, per cui lavora dal 2012, e del blog Bondings 2.0. È laureato in teologia alla Catholic University of America e alla Boston College School of Theology and Ministry.
Testo originale: New Zealand Bishops Acknowledge Church’s “Shortcomings” on LGBT Inclusion