Identità in tensione: il cammino dei cattolici omosessuali
Articolo di Sabrina Di Matteo tratto da Haute Fidélité, rivista di aggiornamento della diocesi di Montreal (Canada), Vol. 126 (2008), n.4, pp.25-28, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Molti di noi conoscono delle persone omosessuali, nell’ambiente di lavoro, tra amici e parenti. Senza dubbio frequentiamo (spesso a nostra insaputa) gay e lesbiche nelle nostre parrocchie e nelle nostre attività di chiesa. Può una persona dirsi omosessuale e cattolica? Come viene vissuto il coniugarsi di queste due identità? L’argomento di questo articolo è delicato.
Se ho tenuto a includerlo, è perché mi sembrava importante, in questo numero di Haute Fidelité che esplora “l’essere cattolici”, non tacere il caso in cui l’identificarsi nella tradizione cattolica è arduo. Questo articolo mira dunque a mettere in luce le tensioni vissute dalle persone omosessuali e cattoliche per meglio comprendere le loro esperienze, le loro domande, le loro sofferenze.
Questo articolo vuole dare un’idea delle tensioni identitarie vissute dalle persone omosessuali cattoliche, prendendo in esame tre elementi: l’attitudine rispetto alla posizione ufficiale della Chiesa, il coinvolgimento nella vita di una comunità parrocchiale, l’affiliazione alla Chiesa cattolica. Per fare questo riprendo gli argomenti della sociologa Martine Gross, ricercatrice al Centro nazionale francese per la ricerca scientifica.
I suoi lavori riguardano soprattutto l’omosessualità e la religione. Di passaggio alla Facoltà di teologia e di scienze delle religioni dell’Università di Montréal, il 16 maggio 2008, ha tenuto una conferenza nella quale ha condiviso i risultati della sua inchiesta svolta tra 395 persone omosessuali, intitolata “Essere cristiano e omosessuale in Francia” (1).
La posizione della Chiesa cattolica
Cominciamo col ricordare l’insegnamento della Chiesa cattolica a proposito dell’omosessualità. Le affermazioni sono salde, certe, ma sono accompagnate anche da un riconoscimento delle difficoltà sperimentate dalle persone omosessuali. Ecco due enunciati del Catechismo della Chiesa cattolica sull’argomento omosessualità:
2357 L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni (cf. Genesi 19, 1- 29; Romani 1, 24-27; 1 Corinzi 6, 10; 1 Timoteo 1, 10), la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati (2) ». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
Omosessualità e posizione ufficiale
Nella sua conferenza Martine Gross ricordava che un buon numero di persone omosessuali, in Francia, hanno ricevuto un’educazione religiosa, in famiglia, per esempio, o all’interno dei movimenti di Azione cattolica, come avviene anche in Québec.
Così, afferma, “i gay e le lesbiche che hanno interiorizzato la posizione della Chiesa vivono spesso con vergogna e senso di colpa la scoperta della loro omosessualità.” Queste persone si riconoscono al tempo stesso in due identità: una sessuale, l’altra religiosa, apparentemente in contraddizione, secondo l’insegnamento della Chiesa. La coesistenza di queste due dimensioni avviene nella tensione, nell’attrito tra un sistema di valori al quale la persona omosessuale aderisce, e un insieme di pratiche che contraddice questo sistema (3).
Per i cattolici omosessuali, spiega Martine Gross, questo significa che devono affrontare la tensione tra l’appartenenza a una tradizione di fede che hanno ereditato, in disaccordo con le loro aspirazioni, e il bisogno di fare comunità con persone simili.
Come si rapportano le persone omosessuali con la posizione ufficiale della Chiesa? In generale la disapprovano, secondo l’inchiesta realizzata da Martine Gross. Tuttavia questo sentimento è meno pronunciato tra chi frequenta regolarmente una chiesa… cosa che, invece, potrebbe creare una tensione identitaria più forte. Un giovane risponde all’inchiesta: “Quando si appartiene al Corpo di Cristo non si possono commettere sbagli. È per questo che non ci vado più [in chiesa]. Talvolta, quando si è soli, questo conduce a delle difficoltà interiori molto forti, talmente forti che portano al suicidio. Io ho pensato al suicidio perché mi sono sentito escluso dalla Chiesa.” (S. un giovane omosessuale)
Al fine di gestire le tensioni tra l’identità sessuale e l’identità cattolica le persone omosessuali utilizzano diverse strategie. Martine Gross ne ha classificate sei nella sua ricerca.
1) Il comportamento che crea la tensione viene modificato. Così, o la persona abbandona la sua religione, o reprime la sua omosessualità.
2) Le identità in tensione sono compartimentate. La persona separa la sua vita sessuale dalla sua vita religiosa al fine di minimizzare il conflitto. L’omosessualità non è conosciuta da nessuno nella parrocchia frequentata. Un intervistato scrive: “Questa doppia vita mi è divenuta totalmente insopportabile.”
3) La persona evita i contesti sociali che suscitano la tensione identitaria. Alcuni cattolici omosessuali preferiscono allora non andare più in chiesa, continuando comunque a sentirsi cattolici. Non si tratta di un abbandono della religione. All’opposto vi sono altri che continuano a frequentare una parrocchia, rivendicando il loro orientamento e affermando di volere fare evolvere la Chiesa dall’interno.
4) I testi biblici che condannano l’omosessualità sono reinterpretati per distanziarsi dalla dottrina cattolica.
5) La persona omosessuale si crea una religione personale, ponendo l’accento sulla sua spiritualità più che sull’istituzione ecclesiale. Questo non impedisce di comprendere la Chiesa come l’adunanza dei credenti. Invece di compartimentare la loro identità, come interpreta Martine Gross, queste persone compartimentano la Chiesa; da un lato la sua dottrina, dall’altro l’accoglimento pastorale e i sacerdoti comprensivi.
6) La persona omosessuale incontra una chiesa inclusiva o ne è membro. Una chiesa inclusiva si definisce come aperta a tutti, ma accoglie specificamente le minoranze sessuali (da non confondere con le chiese gay-friendly, che rimangono delle chiese tradizionali. In Francia esistono anche dei gruppi di cristiani omosessuali, come riporta Martine Gross, come David et Jonathan e Devenir Un en Christ, che si dicono in dialogo con la Chiesa cattolica e che sostengono di non essere delle chiese, tanto meno delle chiese gay.
Omosessualità e comunità
Nell’inchiesta di Martine Gross il 56% degli intervistati dichiara di andare in chiesa (il 40% di questi non hanno rivelato a nessuno la loro omosessualità). Tra coloro che frequentano la chiesa, più di due terzi si impegnano nella vita e nelle attività della loro parrocchia. Un fatto da segnalare è che la tensione identitaria è meno viva in chi partecipa alla vita della parrocchia.
A questo proposito Martine Gross spiega: “Partecipare attivamente alla vita della parrocchia rinforza il mantenimento della fede e facilita la gestione delle due dimensioni identitarie malgrado la condanna ufficiale dell’omosessualità da parte della Chiesa cattolica. Questo infatti permette di essere riconosciuto, all’interno della parrocchia, in maniera diversa che non come omosessuale. La partecipazione attiva all’interno della parrocchia attenua gli aspetti insostenibili dei discorsi ufficiali a vantaggio di un sentimento di appartenenza a una comunità di credenti.”
Omosessualità e affiliazione alla Chiesa
Le chiese inclusive cattoliche non esistono in Francia. Solamente 20 intervistati (su 395) dell’inchiesta realizzata da Martine Gross si sono rivolti verso delle chiese inclusive. La sociologa crede che questo piccolo numero riveli la difficoltà di molti di rinunciare a un retaggio culturale e religioso allo scopo di unirsi a una chiesa non cattolica. Non tutti sono pronti a prendere in considerazione tale percorso e non voltano quindi le spalle alle chiese cosiddette tradizionali.
È il caso del giovane intervistato citato più sopra, S.: “Non riesco a impegnarmi in un gruppo [cattolico] ingannando gli altri. Ma non riesco nemmeno a essere credente al di fuori della Chiesa. Non si può essere credenti al di fuori di un gruppo. E al tempo stesso non voglio andare in un gruppo di omosessuali che costruisce la sua fede scostandosi dalla Chiesa.”
E il volto di Cristo?
L’inchiesta di Martine Gross dimostra che le persone omosessuali cattoliche mettono in opera diverse strategie per gestire la contraddizione tra le loro due dimensioni identitarie. Non si dovrebbe poi dimenticare che la dissimulazione dell’omosessualità si accompagna a grandi sofferenze e al senso di colpa – senso di colpa dovuto non solo alla sessualità trasgressiva, sostiene Martine Gross, ma anche alla mancanza di autenticità. Molti omosessuali soffrono infatti di non sentirsi liberi di essere se stessi, nella verità e senza ambagi.
A mo’ di conclusione forse dobbiamo semplicemente domandarci quali tratti di Gesù Cristo vogliamo incarnare per le persone omosessuali che ci circondano – e per ogni persona indipendentemente dall’orientamento sessuale. Proporre Gesù Cristo oggi non è forse prima di tutto, come lui, prendersi il tempo di fare conoscenza, di mangiare, di parlare (o di stare in silenzio) con le persone che ci stanno attorno?
In breve, rischiare il tempo dell’ascolto e dell’incontro… rischiare che l’altro ci sorprenda svelandoci così dei tratti di Cristo.
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(1) È in corso una ricerca sulla situazione nel Québec con il lavoro del dottorando Jean-François Breton, con la sua tesi “Essere gay e cattolico nel Québec di oggi”, alla Facoltà di teologia e di scienze religiose dell’Università di Montréal.
(2) Congregazione per la dottrina della fede, dichiarazione “Persona humana”, n° 8, 29 dicembre 1975.
(3) Secondo il concetto di dissonanza cognitiva elaborato dallo psicologo americano Leon Festinger nel 1957.
Testo originale: Des identités en tension: le cas des personnes homosexuelles