Il cammino con le persone LGBT della parrocchia cattolica di Castro (San Francisco)
Articolo di Thomas C. Fox* pubblicato sul sito del quindicinale cattolico National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 10 marzo 2015, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Ogni lunedì sera, mentre la vita notturna sboccia nella strada del Castro [quartiere di San Francisco n.d.c.], prende vita anche la testimonianza della chiesa della parrocchia (cattolica) del Santissimo Redentore. Due dozzine di uomini e donne si riuniscono in una meditazione silenziosa all’interno della chiesa per concentrarsi sulla preghiera, uno dei ministeri della parrocchia da diversi decenni.
Dopo una lettura della Scrittura il gruppo siede in silenziosa meditazione fino ad un’ora prima di condividere i loro pensieri. “Nessun giudizio” la suora della carità Cathy Cahur ricorda al gruppo seduto in circolo nella parte posteriore della chiesa. Suor Cathy per prima ha formato il gruppo a metà degli anni ’80 come risposta personale all’esplosione di HIV/AIDS.
Il suo ordine l’aveva originariamente assegnata in California nel 1985 per studiare counseling. Iniziò a lavorare con i tossicodipendenti nel Tenderloin, un quartiere povero di San Francisco, conosciuto per il crescente abuso di droga e per la prostituzione. Suor Cathy è in pensione ora, ma la “preghiera centrata” rimane la sua vocazione. “Ci incontriamo lunedì dopo lunedì” dice. Crede che la fedeltà alla pratica sia parte del messaggio e questo è stato il pulsare del cuore della parrocchia attraverso i decenni.
Oggi vive sola in un piccolo monolocale nella parte posteriore di una casa a Castro Street. Le costa 748 dollari, un affare per Castro. Una religiosa di quasi sessant’anni che ha visto e resistito molto, metà del tempo camminando per le strade di Castro. Niente la sconcerta, niente. Afferma di essere al corrente delle faccende locali leggendo tabloid gay e lesbici.
Decenni fa, da giovane, mentre viveva in Colorado, lei e altre della sua congregazione incontrarono a Snowmass, in Colorado, Thomas Keating, un frate trappista, che le fece scoprire la “preghiera centrata”. Disse che aveva sentito subito che le calzava spiritualmente: “Nella preghiera centrata, si sta nell’amore di Dio e ci si lascia andare”. Citando Keating, chiama questa pratica “coscienza senza contenuto.” In origine il suo gruppo di preghiera, a quel tempo solo una manciata di persone, si riuniva nelle case, ma alla fine andarono in chiesa dove continuarono a pregare – lo chiamavano veglia o testimonianza – ogni lunedì sera. Un piccolo segno veniva attaccato vicino all’entrata della chiesa per invitare ognuno ad entrare.
La maggior parte dei ministeri della parrocchia sono antecedenti ai sacerdoti attuali, che sembrano desiderosi di far sì che le cose vadano avanti così. “È stato un miracolo per Matt [Link], missionario [del Preziosissimo Sangue] e per me stare lì. Siamo grati alla nostra comunità e all’arcivescovo per aver reso possibile ciò” dice Jack McClure, anche lui missionario del Preziosissimo Sangue e parroco della Most Holy Redeemer.
Ricordati nel cemento
Nel settembre del 2014 i leader civili locali hanno inaugurato venti targhe di bronzo posate nel marciapiede di Castro, nel cuore del distretto, ognuna in onore di una persona LGBT, inclusi scrittori famosi come Oscar Wilde, Allen Ginsberg e Christine Jorgensen, la prima persona generalmente conosciuta per essersi sottoposta ad un’operazione per la riassegnazione del sesso.
Hanno anche inaugurato venti targhe esplicative in cemento in mezzo a quelle bronzee. Dichiarando la parrocchia un luogo di portata storica per la comunità, su una delle targhe si legge che il Castro si chiamava proprio MHR. Poco tempo fa, un mattino dopo la messa, padre McClure e un pugno di parrocchiani si unirono per benedire la “targa della parrocchia”. Il fatto che la Most Holy Redeemer e (l’ex trans) Jorgensen stiano senza problemi accanto nella stessa strada dimostra la testimonianza di fede nonché la notevole compassione che la parrocchia ha mostrato nei confronti delle persone LGBT.
In dozzine di interviste durante diverse settimane con i parrocchiani ho trovato sia dolore sia il desiderio di festeggiare. Ho sentito il desiderio di essere capiti meglio dalla più ampia comunità parrocchiale. Ho trovato la volontà di perdonare, la massima trasparenza e un orrore universale per il giudizio.
Ho trovato speranza, a volte appena nata, che Francesco, posto che gli si dia abbastanza tempo, riesca a cambiare il corso della Chiesa, soprattutto nel modo in cui l’istituzione ha effetto sulle vite dei cattolici LGBT. Ho trovato un’impazienza straordinaria nel riunirsi come persone di fede per aiutarsi nelle faccende grandi come in quelle piccole. Ho trovato, nelle parole suggerite spesso dai parrocchiani della Most Holy Redeemer, la comunità del Castro.
* Thomas C. Fox è redattore di NCR. La sua e-mail è tfox@ncronline.org
Testo originale: Finding community in the Castro