1980. L’anno dei gay cattolici nel movimento omosessuale
Riflessioni di Emanuele Macca del Guado di Milano
Quando pensiamo quanto sia difficile ai nostri giorni il rapporto tra il mondo cattolico istituzionale e il movimento omosessuale in Italia, restiamo in una situazione di stallo.
Continuano infatti a persistere incomprensioni e chiusura nel dialogo tra la Chiesa Cattolica e le associazioni LGBT (lesbo-gay-bisex-trans). Eppure le radici di tale dialogo trovano nella storia dello stesso movimento omosessuale una loro motivazione. Sappiamo come l’Italia sia permeata di cattolicesimo in ogni pertugio del suo vissuto – dal vicolo del paese di campagna ai sacri palazzi dei poteri che contano -.
E quindi come si può pensare che anche nella storia del movimento omosessuale non ci siano tracce di cattolicesimo? Volgo lo sguardo al 1980, ovvero a quell’anno in cui Don Marco Bisceglia assieme a Nicky Vendola fondano a Palermo la prima sede di un circolo Arcigay dando così i natali a un’associazione che avrebbe finalmente dato omogeneità a un movimento fino ad allora frastagliato in piccoli nuclei frammentati.
Ma il 1980 è stato anche l’anno in cui Ferruccio Castellano accolto in seno al Gruppo Abele di Don Luigi Ciotti riuscì ad organizzare per la prima volta un campo di lavoro sul tema “Fede cristiana e omosessualità” presso il centro ecumenico valdese di Agape.
Da questa esperienza nacquero in Italia i primi gruppi di gay credenti (per lo più cattolici), oggi così capillarmente diffusi che sono pochissime ancora le regioni che non abbiano al loro interno almeno un tale gruppo.
Don Marco era un prete legato alla teologia della liberazione che aveva sostenuto la legge per il divorzio, ma comunque attento a non compiere gesti di rottura con la comunità ecclesiale. Per farlo fuori due giornalisti del settimanale di destra “Il borghese” fingendosi omosessuali gli chiesero di benedire la loro unione.
Don Marco data la presunta privatezza del gesto acconsentì, sennonché si trovò nello stesso settimanale pubblicato un articolo che descriveva tale benedizione.
Sospeso a divinis ammise la sua omosessualità e, appena seppe del suicidio di due ragazzi gay nella spiaggia di Giarre a Catania, decise assieme al giovane Nicky Vendola di costituire a Palermo un circolo denominato “Arci-Gay”.
Malato di AIDS, Don Marco riprende le vesti del prete come coadiutore vicario della parrocchia di San Cleto a Roma. [1]
Vendola, a sua volta, non cessa di testimoniare il suo essere cattolico ed omosessuale. Al di là del suo percorso politico, è interessante analizzare il suo vissuto ecclesiale giovane militante di Azione Cattolica, scrive nel suo sito “La religiosità come dono e abbandono e dunque conversione, la religiosità inquieta, grondante di domande, esigente, capace di smarrirsi continuamente mi verrà sollecitata nel corso degli anni ’80 da Don Tonino Bello.”[2]
Sempre nato nella culla di Azione Cattolica e assiduo frequentatore della Comunità di Taizé è Ferruccio Castellano, cattolico in minoranza nelle Valli Valdesi.
Il contatto con l’esperienza di Taizé gli fa conoscere il gruppo di gay credenti francese “David et Jonathan” e percepisce la bellezza e la necessità di simili esperienze anche in Italia. Scrive nella prolusione al primo incontro di Agape :
“Miei fratelli e mie sorelle in Cristo! Io non so se devo ancora usare il termine “omosessuale“, per me e per gli altri, ma ecco ciò di cui sono profondamente sicuro: che il Signore mi ha chiamato perché io doni la mia vita a fianco di questi fratelli e di queste sorelle che chiedono amore e giustizia.
Il destino degli esclusi è sovente quello di rassegnarsi a fare ciò che gli altri decidono al loro posto. Anche gli omosessuali sono caduti in questa trappola! Dunque tocca a noi riprendere, con determinazione, nelle nostre mani la nostra vita.
Che questo nostro fraterno incontro possa dunque rinforzarci e possa far crescere la comunione fraterna, l’unità dei cristiani, ed oltre, la comprensione tra i popoli.”[3]
In questo augurio finale mi piace notare come Ferruccio parta dalla condizione di omosessuale e credente per poi però aprirsi all’umanità intera in un vero spirito “cattolico-universale”!
Mi permetto infine di fare un salto di dieci anni in avanti ricordando la bella figura di Enrico Barzaghi e di sua madre Ursula. In “Senza vergogna”[4] Ursula racconta il battesimo di suo figlio pochi mesi prima che egli muoia di AIDS. Negli ambienti del movimento per i diritti dei gay Enrico è considerato un “simbolo” della battaglia per “uscire allo scoperto” e “umanizzare la malattia”.
Oggi come omosessuale credente vivo una forte lacerazione e sofferenza non legata al mio essere (per il quale dopo un lungo percorso ho trovato un punto di equilibrio che mi avvicina alla serenità), quanto dovuta al contesto in cui vivo.
Mi sento come figlio di due genitori divorziati che tentano a tratti di riavvicinarsi, ma che poi tornano a scontrarsi. E come in una coppia di genitori che si disprezzano se ascolto la voce dell’uno sento sottolineati sempre e solo i difetti dell’altro. Un disco rotto senza fine!
Ma io ho imparato finalmente ad amarmi per quello che sono e questo mi ha insegnato ad amare i miei due genitori per quello che sono (la Chiesa e chi rappresenta in Italia la mia omosessualità).
Certamente la fede è qualcosa che trascende l’orientamento sessuale in quanto tale, però finché vivrò la mia dimensione terrena devo pur imparare ad apprezzare ogni aspetto di me stesso scoprendo di tale aspetto il suo lato “evangelico”.
Ecco che leggere e riflettere sui percorsi di Don Marco, di Nicky, di Ferruccio e di Enrico, mi riempie di speranza e di certezze! La certezza principale è che quel che conta non sono le divisioni terrene e le strumentalizzazioni politiche di cui i mass-media ci riempiono la testa ogni giorno. Contano invece i vissuti di ogni singola persona e di ciò che essi possono comunicare alla coscienza degli altri.
La seconda certezza è che la storia, se meditata, ci offre delle interessanti sorprese. Chi vivendo in Italia nel 2010 avrebbe mai potuto pensare che dei cattolici convinti abbiano contribuito in modo importante a fare la storia del movimento omosessuale italiano?
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1 Il prete di Lavello che sposava gli omosessuali, Gazzetta del Mezzogiorno del 18 Agosto 2010
2 http://www.nichivendola.it/cat/sito/mc/biografia/
3 Ferruccio Castellano, “Fede cristiana e omosessualità – Discorso di apertura” , Agape 13-15 giugno 1980 (file pdf)
4 URSULA RÜTTER BARZAGHI, “Senza vergogna – Una storia di coraggio contro l’AIDS”, 1998