Il bullismo omofobico e bifobico. Perchè creare un ambiente scolastico “inclusivo”
Testo per combattere l’omofobia nelle scuole cattoliche tratto da “Made in God’s Image“* pubblicato dal Servizio per l’Educazione Cattolica della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles (Gran Bretagna) nel maggio 2017, capitolo 3, pag.6-7, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il bullismo è una forma di intimidazione gratuita, del tutto inaccettabile, un mezzo con cui un individuo o un gruppo danneggia qualcuno attraverso minacce, violenze fisiche, atti di cattiveria, parole offensive o forme deliberate di esclusione. È particolarmente dannoso nel contesto scolastico in quanto i giovani, che stanno scoprendo la propria identità, sono spesso vulnerabili, incerti su loro stessi e bisognosi dell’approvazione dei coetanei.
Un certo tipo di bullismo può essere temporaneo e seguito da un pentimento, e fare poco danno; all’estremo opposto, il bullismo prolungato nel contesto scolastico può arrecare danni fisici e psicologici, depressione, assenteismo, bocciature, arrivando anche al suicidio. Nelle scuole cattoliche, come in qualsiasi scuola, il bullismo è del tutto inaccettabile e dev’essere costantemente e coerentemente monitorato perché non alzi la testa.
Il bullismo omofobico e bifobico
Esistono infinite maniera in cui studentesse e studenti possono venire umiliati. I nostri giovani possono essere derisi per ragioni legate all’aspetto, al rendimento e all’impegno scolastici, al modo di vestirsi, allo sport, all’etnia, alla religione e alla religiosità, alla situazione economica, all’abitazione, alla famiglia, ai gusti musicali: la lista è infinita. Il bullismo nell’ambito della sessualità rimane tuttavia una delle più inquietanti forme di intimidazione. Perché? L’identità sessuale è parte integrante della concezione che abbiamo di noi stessi; non è una scelta, come possono essere il tifo sportivo, l’appartenenza a un gruppo o un hobby, e non è temporanea, come potrebbe essere un’adolescenza ritardata.
Nell’età della crescita si è particolarmente vulnerabili alle frecciate a sfondo sessuale e alle intimidazioni aggressive, che sminuiscono e causano turbamenti intimi. È già abbastanza difficile, per un giovane, comprendere la propria sessualità e barcamenarsi nel periodo scolastico. Che si sia omosessuali o meno, essere vittime del bullismo omofobico o bifobico significa subire ferite psicosomatiche che non sempre il tempo guarisce. Il Ministero dell’Educazione del Regno Unito è chiaro su questo punto: “Non necessariamente le studentesse e gli studenti devono essere lesbiche, gay o bisessuali per subire questo tipo di bullismo: può bastare anche solo essere diversi”.
Bullismo e linguaggio
L’86% degli insegnanti di scuole secondarie e il 45% degli insegnanti elementari interrogati afferma che nelle loro scuole è presente il bullismo omofobico. La grande maggioranza degli insegnanti (l’89% nelle scuole secondarie e il 70% nelle scuole elementari) sentono gli studenti usare espressioni come “Questa è una cosa gay” o “Sei davvero gay”. Il 65% degli insegnanti delle scuole secondarie e il 32% degli insegnanti elementari ha sentito gli studenti usare termini come “finocchio”, “frocio”, “lesbica” o “queer”. Il 55% degli insegnanti delle scuole secondarie e il 42% degli insegnanti elementari riferisce di non fare nulla contro il linguaggio omofobico quando lo sentono, o non sempre.
Il 56% degli insegnanti delle scuole secondarie riferisce di non aver parlato in classe di diverse forme di famiglia, come le coppie o i genitori omosessuali; il 34% riferisce di non aver parlato in classe di orientamento sessuale e il 17% riferisce che le biblioteche delle loro scuole hanno materiale sulle persone lesbiche, gay e bisessuali.
Pochissimi insegnanti delle scuole elementari (8%) e delle scuole secondarie (17%) riferiscono di avere ricevuto una formazione specifica per prevenire il bullismo omofobico. Il 29% degli insegnanti delle scuole secondarie e il 37% degli insegnanti elementari non sa se è loro permesso parlare di tali problematiche agli studenti. Il 36% degli insegnanti delle scuole secondarie e il 29% degli insegnanti elementari ha sentito usare linguaggio omofobico o fare osservazioni negative sulle persone lesbiche, gay e bisessuali da parte del personale scolastico. Meno della metà ha fiducia nei genitori per quanto riguarda la prevenzione del bullismo omofobico a scuola (46% degli insegnanti delle scuole secondarie e 39% degli insegnanti elementari).
Perché queste difficoltà?
Secondo Scheider e Dimito (2008) il 68% degli insegnanti ritiene che non vi siano abbastanza risorse nelle loro scuole per trattare di tali argomenti; il 60% ritiene di non avere una formazione adeguata e il 56% pensa che i genitori protesterebbero se si parlasse a scuola di orientamento sessuale o di identità di genere.
Gli insegnanti che lavorano nelle scuole cattoliche possono essere esitanti nel trattare tali argomenti, perché si pensa erroneamente che esista una tensione tra la forte fede religiosa e il rispetto verso le persone omosessuali. Come mostra un sondaggio dell’Università st Mary’s (Appendice A), molte delle nostre scuole cattoliche hanno avuto coraggio nell’approcciare le problematiche legate all’orientamento sessuale e nel reagire al bullismo omofobico.
Il Rapporto sugli insegnanti 2014 mostra chiaramente che parlare di orientamento sessuale nelle scuole cattoliche non è necessariamente difficile, se fatto con sensibilità e rispetto. “La scuola dove lavoro ora è fortemente cattolica e ha un atteggiamento positivo verso le studentesse e gli studenti lesbiche, gay e bisessuali e le loro famiglie, oltre a un forte impegno antibullismo su tutti i fronti, compreso quello sessuale” (Pamela, insegnante nella regione dello Yorkshire and the Humber). Le scuole determinate a combattere il bullismo omofobico devono avere delle regole di inclusività e non discriminazione e devono affrontare con chiarezza e senza ambiguità la lotta a ogni pregiudizio legato all’orientamento sessuale, effettivo o presunto.
Testo originale: Made in God’s Image. Challenging homophobic and biphobic bullying in Catholic Schools