Il cammino accidentato delle persone transgender nella Chiesa Mormone
Articolo di Sam Levin pubblicato sul sito del quotidiano The Guardian (Gran Bretagna) il 28 marzo 2016, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Quando aveva 13 anni Emmett Claren spesso si stendeva nel mezzo di un campo da football dietro casa sua, guardava il cielo e implorava Dio di fulminarlo e di cambiare il suo corpo: “Gli dicevo ‘Ho tanta fede. Credo in te. So che puoi fare tutto’” ricorda Emmett, che oggi ha 22 anni. Emmett vive nello Utah, è membro della Chiesa Mormone ed è un uomo transgender, vale a dire che è nato femmina ma da quando era piccolissimo sapeva di essere un maschio, anche se solo molti anni dopo si è imbattuto nel termine “transgender”. “Fammi diventare un ragazzo, subito” chiedeva a Dio ogni giorno. Ma le sue preghiere rimanevano inascoltate.
Dopo aver lottato per anni con la sua fede e la sua identità, passando attraverso periodi di fortissima angoscia mentale, all’età di 21 anni ha fatto il suo coming out come transgender e ora invita la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni ad accettare i suoi membri transgender. Emmett fa parte del movimento di mormoni trans nello Utah, che cresce sempre di più e lotta pubblicamente per essere accettato da una Chiesa conservatrice che per lungo tempo ha allontanato le persone LGBT.
Il suo attivismo, che si esplica su Youtube e in interviste ai media locali, è rischioso: potrebbe subire sanzioni, fino alla scomunica, da parte di una Chiesa che è sempre stata una parte fondamentale della sua comunità, della sua fede e della sua identità. Emmett però sa, per esperienza diretta, che se i mormoni trans non si espongono e la Chiesa non cambierà la sua politica, ci saranno sempre conseguenze terribili, in qualche caso mortali.
La Chiesa Mormone – che ha il suo quartier generale a Salt Lake City, 64 chilometri a nord di Orem, la cittadina di Emmett – pare opporsi in maniera significativa all’ondata dei diritti LGBT da quando, nel novembre 2015, ha introdotto delle nuove regole anti-gay secondo le quali i figli di coppie omosessuali non possono entrare nella Chiesa prima dei 18 anni e non possono essere battezzati prima di avere abbandonato la casa dei genitori e aver dichiarato di disapprovare le unioni omosessuali. Queste regole hanno indotto qualcuno a parlare di un più elevato rischio di depressione e suicidio tra i mormoni LGBT e molti hanno già lasciato la Chiesa.
È per questo che la storia di Emmett è unica: lui rifiuta di andarsene. Al contrario, spera che la sua storia sia di incoraggiamento ad altri membri transgender perché escano allo scoperto e rimangano nella Chiesa, oppure che si convincano a tornarci se se ne sono andati per paura della discriminazione e della scomunica.
Da molto tempo la Chiesa si oppone al matrimonio omosessuale ma non ha delle regole chiare riguardo le persone transgender. Interrogati in proposito, i leader mormoni hanno recentemente affermato che la Chiesa ha ancora molto da imparare sulle questioni trans: una dichiarazione che alcuni attivisti LGBT hanno interpretato con ottimismo e con la speranza che la Chiesa possa accogliere i suoi membri trans.
Eric Hawkins, portavoce della Chiesa, ha affermato in un’email che i vescovi “riconoscono che tali situazioni sono difficili e delicate” ma ha aggiunto: “Noi crediamo che il genere faccia parte della nostra identità eterna donataci da Dio, del nostro scopo nel mondo. Per questo motivo la Chiesa non battezza chi prevede di sottoporsi a un cambio chirurgico di sesso e chi fa questa scelta mette a rischio il suo posto nella Chiesa”. In questa ambiguità alcuni membri transgender, incluso Emmett, hanno potuto rimanere attivi nei loro rioni guidati da vescovi tolleranti [il “rione” è la parrocchia mormone, guidata da un “vescovo” n.d.t.].
Secondo Brigit Pack, però, cofondatrice di un gruppo di sostegno su Facebook dedicato ai mormoni trans e alle loro famiglie, altre persone hanno subito sanzioni disciplinari, come essere obbligati a giurare di non presentarsi come uomo o donna, a seconda dei casi. Altri sono stati scomunicati, vale a dire che sono stati buttati fuori, dice Brigit, una donna di 37 anni che vive a Syracuse nello Utah e il cui marito è recentemente uscito allo scoperto come trans: “La maggior parte di loro vuole assolutamente rimanere attiva nella Chiesa. Invece di avere paura di ciò che non conosciamo, mi piacerebbe che potessimo accogliere chiunque e amare incondizionatamente”.
Non esistono dati affidabili in proposito, ma Brigit afferma che il suo gruppo Facebook ha 87 membri che si identificano come trans e probabilmente ce ne sono molti altri che non hanno scoperto il gruppo o non hanno fatto coming out.
Emmett afferma di aver sempre saputo di non essere una ragazza, tuttavia passò la sua infanzia cercando di conformarsi alle norme della femminilità e alle aspettative della Chiesa e della famiglia. A 14 anni tentò il suicidio per la prima volta e solo a 17 seppe delle persone transgender da un’amica: immediatamente sentì che quella era la sua identità. “Mi sono detto ‘Non sono il solo che si sente così. Non sono pazzo. Ecco quello che sono.’” In seguito Emmett servì come missionario mormone a Salt Lake City e si iscrisse all’Università Brigham Young dell’Idaho, un ateneo retto dalla Chiesa Mormone.
Continuava a chiedersi se avrebbe dovuto uscire allo scoperto come trans e alla fine una counselor lo mise in guardia: “Mi disse ‘Se stai andando in quella direzione, io non posso aiutarti’ e mi congedò”. Emmett cadde in una profonda depressione e a 21 anni tentò di nuovo il suicidio: “Non ne potevo più di vivere ma imploravo Dio di tenermi in vita”. Fino a che, in un momento di intensa preghiera solitaria all’università, ebbe una rivelazione: Dio lo amava e lo accettava.
Sapendo che l’ateneo lo avrebbe cacciato se si fosse presentato come maschio, Emmett lasciò la Brigham Young. Il portavoce dell’università Brett Crandall ha confermato questa regola in una email: “Vestirsi o presentarsi deliberatamente come una persona del sesso opposto a quello biologico… è un atto pubblico che non può essere accettato dal Codice d’Onore della nostra università”. Emmett si trasferì nello Utah, cambiò nome e pronomi e cominciò ad assumere il testosterone. Il prossimo aprile si sottoporrà a una mastectomia, l’operazione chirurgica per rimuovere il seno.
I suoi genitori hanno faticato molto per capirlo e accettarlo, ma ce la stanno mettendo tutta. Se la sua famiglia trovasse nella Chiesa una guida positiva, per loro sarebbe probabilmente più facile accettarlo, afferma Emmett. Questa è una delle ragioni per cui vuole rimanere nella Chiesa: “Come posso aiutare le persone e cambiare le cose se me ne vado? Devo rimanere per lottare per me stessa e per le persone come me”. Nel frattempo ha fondato una comunità di sostegno per mormoni trans che vivono nello Utah, che sta guadagnando sempre più attivisti.
“Tutti noi sappiamo cosa vuol dire essere sole e credere che non ci siano altre persone come noi” dice Ann Pack, coniuge di Brigit, che ha compiuto la transizione due anni fa ed è ancora attiva nella Chiesa Mormone: “Avere finalmente un collegamento non solo con altre persone trans, ma con persone trans mormoni, capire che hanno avuto esperienze simili alle tue, è un enorme aiuto”.
Grayson Moore, un ragazzo transgender di 21 anni che ha iniziato la transizione a 16, ringrazia Dio per l’aiuto dei mormoni trans dell’Utah che ora si incontrano e si sostengono l’un l’altro: “Sembra che il Signore stia davvero operando facendo di noi un gruppo. Ora la comunità trans mormone esiste. Quando ho cominciato la transizione, non esisteva nulla”.
La lenta ascesa dell’attivismo trans mormone è molto bello da vivere ma anche logorante, dice Sara Jade Woodhouse, una donna trans di 50 anni che vive a South Ogden, a nord di Salt Lake City.
Sara auspica che i loro sforzi indurranno la Chiesa ad accettare le persone trans, ma teme anche che possano avere l’effetto contrario e portare alla creazione di regole esplicitamente anti-trans: “Abbiamo visto cos’è successo con i mormoni e le persone gay e lesbiche. Potrebbero fare la stessa cosa con noi e cambiare le cose in modo del tutto negativo”.
Grayson vuole vedere un cambio di atteggiamento da parte dei leader e dei membri della Chiesa, ma per ora la priorità numero uno è aiutare i mormoni trans ad amarsi e accettarsi: “Ci stiamo concentrando sul sostegno reciproco, sul tenerci in vita l’uno con l’altro”.
Testo originale: Transgender and Mormon: keeping the faith while askin the church to change