Il cammino del Pride. La voce profonda della leggerezza
Maria Zambrano scrive che “La vita umana è di per sé ironica; dove inizia l’umano comincia l’ironia; e quanto maggiore è il processo di umanizzazione tanto più lo è il gioco di specchi fra l’essere e il non essere”. L’ironia è una virtù ‘leggera’, che segnala le distanze, ma propone anche possibili terreni di incontro.
E finché questi tratti non saranno riconosciuti, la forma più immediata per esprimere la sua libertà e autonomia, sarà il sorriso ironico di chi contesta senza allocuzioni”.
Mi piace pensare che sia di questa ironia intelligente e comunicativa che si veste il “gay pride”. Un momento anche ‘carnevalesco’, come accusano alcuni, ma per questo non privo di profondità e di messaggi densi, lanciati anche con ‘leggerezza’, forse per farli volare più in alto ancora, anziché piombare come massi inerti sulla vita delle persone. Effetto questo che hanno spesso le rigidità moralistiche e perbenistiche.
In un periodo abbastanza cupo per la vita della Chiesa e del cammino civile del nostro paese Italia, la leggerezza può aiutare a ritrovare un giusto equilibrio tra realtà, bisogni umani e dignità nel manifestare se stessi.
I gruppi di omosessuali cattolici esprimono oggi una realtà vivente, pulsante, crescente nell’amore. Non stiamo vivendo una ‘speranza’, qualcosa che forse sarà domani, ma una concretezza nel qui ed ora, che già è esistenza e pregnanza per tanti.
Vicini a questa realizzazione non possiamo che essere festosi e lieti. Così, ci accompagniamo gli uni gli altri, con risoluta pienezza, feconda letizia e pulsante riconoscenza. Riconoscenza per il dono di questa nostra vita, unica e inviolabile, di questa nostra capacità d’amare preziosa e inconfondibile, di questa compagnia di amici che ci sono fratelli e sorelle nella crescita e nella corresponsabilità.
Che male c’è oggi a dirsi felici per i doni dello Spirito? I doni dell’unicità in questa personale diversità, della fede o semplicemente della profondità di una ricerca autentica, aperta di cuore e che riconosce l’essere umano come portatore inviolabile di un amore sacro.
Il gruppo Ressa di Trento è compagno e partecipe di ogni testimonianza di vita feconda, come lo sono coloro che cammineranno per le strade di Napoli, colorate della gioia di un’umanità nuova, presente proprio in questo momento tra noi, non domani ma adesso.
Giunta al gruppo dell’AGEDO, resto ad osservare ed ascoltare colpita da qualcosa, la commozione fu grandissima, dovette fermarsi e lasciare uscire tutta l’emozione di quel momento, tanto che lo ricorda ancora dopo anni.
Quando la leggerezza (che significa anche spontaneità, non giudizio, apertura del cuore, disponibilità all’ascolto incondizionato) tocca le corde della vita, quando attraverso di essa si esprime l’umanità più vera ed autentica, ognuno di noi ne è trasportato, pulsa di quel battito e risuona di quel canto.
Cosa si può chiedere di più? Questo è l’augurio più bello…