Il cammino di una rabbina ebrea e di una pastora nera orgogliosamente queer
Articolo di Emily London*, Maggie Siddiqi** e Luke Wallis*** pubblicato sul sito del Center for American Progress**** (Stati Uniti) il 9 settembre 2019, liberamente tradotto da Silvia Lanzi, parte seconda
Abby Stein è nata in una famiglia ebrea chassidica nell’enclave di Williamsburg, a Brooklyn. Completa gli studi per il rabbinato nel 2011. Un anno dopo, nel 2012, lascia la sua comunità e si accosta a diverse visioni del mondo con l’aiuto di Footsteps, la sola organizzazione statunitense che fornisce ogni sorta di servizi per chi sceglie di lasciare le comunità ultraortodosse e iniziare una nuova vita.
Nel 2015 fa coming out come “donna trans.” Nel contesto dell’enclave chassidica della sua giovinezza, per lei il concetto di persona transgender non esisteva, e i ruoli di genere erano separati e distinti. Ha fatto coming out perché voleva far sapere, a chi arriva da un background simile al suo, che non è sol*. Ora si impegna nell’appoggio alla consapevolezza per i diritti transgender, e per chi abbandona l’ebraismo ultraortodosso.
Abby Stein è educatrice, scrittrice, conferenziera e attivista ebrea. Da una dozzina d’anni condivide la propria storia in centinaia di conferenze negli Stati Uniti e in più di una dozzina di altri Paesi, e per farlo ha collaborato anche con organizzazioni come Transfaith.
In una comunicazione personale con gli autori dice “Da orgogliosa ebrea queer ordinata rabbina, una delle cose più importanti che ho imparato dopo la transizione è che le identità di questo arcobaleno non solo procedono di pari passo, ma si aiutano l’un l’altra in modo meraviglioso”.
In questo periodo è impegnata nel comitato esecutivo della Women’s March (Marcia delle donne). Abby Stein è sempre stata in prima linea nelle manifestazioni per i diritti di tutti gli oppressi, come dimostra il suo recente coinvolgimento nella protesta ebraica contro l’ingiusto operato delle autorità verso gli immigrati, e continuerà a giocare un ruolo fondamentale nella difesa dei diritti delle persone sia dentro che fuori la sua comunità. Il suo libro Becoming Eve: My Journey from Ultra-Orthodox Rabbi to Transgender Woman è stato pubblicato nel novembre del 2019.
Naomi Washington-Leapheart
La reverenda Naomi Washington-Leapheart è una pastora affiliata alla Fellowship of Affirming Ministries [una rete di pastori e sacerdoti che accolgono le persone LGBTQ, n.d.r.]. Dal 2013 al 2015 ha prestato la sua opera, unica pastora di colore, alla Wisdom’s Table (Tavola della saggezza) della Chiesa Unita di Cristo a Lancaster, in Pennsylvania. In quel periodo ha fatto il suo coming out come queer, e la congregazione l’ha rassicurata continuando a “trattarla come prima”.
Attualmente è cappellana del National LGBTQ Task Force, la prima organizzazione nazionale per la difesa delle persone LGBTQ. È anche docente di teologia e studi religiosi alla Villanova University, dove ha ricevuto il premio di facoltà a contratto 2019 per l’eccellenza nell’insegnamento.
La reverenda Washington-Leapheart ha detto agli autori di lavorare per “neutralizzare i modi con cui la fede è stata utilizzata come arma contro le persone LGBTQ”. Ha inoltre detto che “che tutte le mie singolarità (il colore nero della mia pelle, il mio essere donna queer, la mia spiritualità) mi costringono a impegnarmi per creare un mondo in cui io, e altri come me, possano vivere pienamente e liberamente”.
È attiva specialmente nello scoprire come la libertà religiosa è stata usata come strumento della supremazia bianca cristiana; nel formare le persone LGBTQ ad un attivismo basato sulla fede; a battersi per le persone più deboli sostenendo le politiche federali di non-discriminazione. Durante la sua carriera è stata profondamente coinvolta in organizzazioni che combattono la disuguaglianza: ha infatti lavorato come organizzatrice della comunità suburbana per POWER, una rete di realtà interreligiose della Pennsylvania che lega i valori religiosi alla missione di costruire una comunità che “faccia progredire il bene comune”.
La reverenda Washington-Leapheart lavora su una visione articolata, inclusiva e bilanciata della libertà religiosa, un punto particolarmente critico, dal momento che l’amministrazione Trump ha cercato di farne un uso scorretto favorendo una minoranza selezionata.
* Emily London è ricercatrice associata per il Center for American Progress nella sezione fede e politiche progressiste.
** Maggie M. Siddiqi è direttrice della sezione fede e politiche progressiste del Center for American Progress, dove il suo ruolo consiste nel proporre una punto di vista progressista della fede e della libertà religiosa, e nel costruire una rete di leader religiosi. Maggie ha in precedenza lavorato, come direttrice della comunicazione e delle iniziative strategiche, presso la El-Hibri Foundation, un’associazione filantropica che lavora per l’inclusione delle comunità islamiche americane. Ha poi lavorato per l’associazione americana dei professionisti della salute musulmani, e ha fondato un network online per le persone disabili musulmane e i loro cari. Ha partecipato all’organizzazione della campagna elettorale di Barack Obama in Minnesota nel 2008, e ha lavorato nello staff della deputata federale Sheila Jackson Lee. Si è laureata in religione alla Wesleyan University e ha studiato all’American Muslim Civic Leadership Institute; ha poi conseguito un master in Islam e in relazioni cristiano-islamiche e un diploma di cappellana islamica al Hartford Seminary. Ha studiato pastorale clinica e ha un diploma in amministrazione nonprofit. Parla correntemente spagnolo e tedesco.
*** Luke Wallis è un ex impiegato del Center for American Progress.
**** Il Center for American Progress è un istituto indipendente e apartitico che mira a migliorare le condizioni di vita di tutti gli Americani attraverso un coraggioso progressismo, una forte leadership e un’azione efficace. Il nostro scopo non è solo cambiare il modo di discutere, bensì cambiare il Paese.
Testo originale: 9 LGBTQ Faith Leaders to Watch in 2019