Il cammino Sinodale, le persone LGBT+ e lo scoglio della dottrina
Articolo di Stephen McNulty* pubblicato sul sito gesuita Outreach (Stati Uniti) il 16 settembre 2022, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro, parte quarta e ultima
I partecipanti alle discussioni (sinodali) hanno parlato anche di dottrina, esprimendo punti di vista diversi al riguardo. Nella sintesi della diocesi di Charlotte [Carolina del Nord] leggiamo: “I fedeli sono profondamente divisi [nel campo dottrinale]”.
Alcuni ritengono che la Chiesa debba rivedere la sua posizione sulle unioni omosessuali, e non solo. Nelle parole della diocesi di San Jose [California]: “Molti dei partecipanti sognano una Chiesa Cattolica disposta a ripensare le sue posizioni in materia di sessualità, contraccezione, divorzio e questioni LGBTQ+”. Sono posizioni presenti in tutto il Paese: nel rapporto dell’arcidiocesi di Louisville leggiamo: “L’inclusione delle persone LGBTQ sposate è un tema che ritorna costantemente, sia tra gli anziani che tra i giovani”.
Altri partecipanti hanno espresso disagio, confusione e disinteresse rispetto alle posizioni della Chiesa, sentimenti che influenzano la loro esperienza all’interno della comunità ecclesiale. Alcune diocesi notano questo atteggiamento soprattutto nei giovani. Spiega un sacerdote della zona di Phoenix: “Sembra che molti studenti non siano d’accordo con la Chiesa in tema di sessualità, il che li rende indifferenti alla pratica religiosa. Ma questo non significa che vogliano che la Chiesa modifichi la sua dottrina sulla sessualità, piuttosto la considerano improbabile e poco interessante”.
Un terzo gruppo, invece, sostiene la dottrina cattolica così com’è, ma riconosce che essa è stata presentata in modo così poco caritatevole da allontanare le persone LGBTQ e impedire ogni forma di dialogo.
Spesso viene fatto notare che la Chiesa invita i cattolici ad accogliere le persone LGBTQ “con rispetto, compassione e delicatezza”, ma che non sottolinea abbastanza questo aspetto e non è all’altezza di quanto insegna sull’inclusione e la non discriminazione.
Molte sintesi, come quella della diocesi di Charlotte, ritengono che per il futuro ci vorrà un processo di discernimento: “Siamo capaci di incarnare ciò in cui crediamo? Saremo capaci di crescere in modo da poter seguire ciò che il Signore vuole da noi, in questo e in altri ambiti?”.
Almeno uno dei documenti, però, quello della diocesi di Buffalo, raccomanda alla Chiesa di modificare totalmente la sua dottrina sulle questioni LGBTQ. Nel “Riassunto delle nostre voci”, che conclude la sua sintesi, leggiamo: “C’è un invito unanime rivolto alla Chiesa Universale perché viviamo veramente i nostri valori evangelici e diventiamo una Chiesa più accogliente e varia. Per fare questo ci sarà bisogno di forti cambiamenti nel ruolo dei consacrati e delle donne e nella dottrina riguardante la sessualità, in particolare per quanto riguarda l’accettazione delle persone LGBTQ+”.
Gioie, speranze, andare avanti
L’esperienza delle persone LGBTQ cattoliche nel Sinodo non si riduce al sentirsi escluse o alla lotta con la dottrina: molti partecipanti parlano dell’accoglienza che hanno ricevuto nelle parrocchie.
Nella diocesi di Albany [New York], per esempio, alcuni hanno menzionato un programma chiamato Kieran’s Light: “Secondo le parole del suo sito web, Kieran’s Light è un ministero radicato nell’amore, nell’accoglienza e nel rispetto per le persone LGBTQIA+, le loro famiglie, i loro amici e i loro cari. Molte persone hanno riferito che questo ministero le ha fatte sentire accettate, e che ha offerto loro un’esperienza positiva e uno spazio protetto”. È stato fatto notare come il bisogno di ministeri LGBTQ e di spazi appositi all’interno delle parrocchie è un ambito in cui la Chiesa dovrebbe operare un discernimento.
Nel suo documento New Ways Ministry tratta a lungo delle esperienze gioiose di diverse persone LGBTQ cattoliche nelle parrocchie e nei ministeri specificamente LGBTQ: “Venire coinvolto nel ministero LGBT della parrocchia mi ha fatto sentire incluso, apprezzato, un membro della comunità” riferisce un partecipante, e altre persone che hanno partecipato alle sessioni di New Ways Ministry hanno parlato di sacerdoti accoglienti e della vita sacramentale della Chiesa.
Nel medesimo documento molti partecipanti esprimono speranza per il futuro della Chiesa istituzionale: “Sono sentimenti positivi che emergono ora con forza, galvanizzati dall’avvio del cammino sinodale e dal papato di Francesco. Spesso si fa riferimento anche al Concilio Vaticano II come fonte di speranza e ispirazione”.
Un gruppo di partecipanti ha poi scritto “un manifesto” in cui esprimono la loro speranza per “una Chiesa in cui tutti siano veramente accolti”, “una Chiesa che celebri le differenze e ne gioisce”, “una Chiesa che includa i margini, fino a che i margini non esisteranno più”.
Il documento di New Ways Ministry non è l’unico in cui i cattolici esprimono il loro sogno di una Chiesa più inclusiva grazie al Sinodo; quello della diocesi di Phoenix è un altro esempio, lì dove parla di uno studente di un liceo cattolico che ha scritto una preghiera, utilizzata poi dalla scuola prima di iniziare le sue consultazioni: “Noi speriamo che gli esclusi trovino una casa e un porto sicuro, che le nostre menti si aprano sempre di più, che ci mettiamo nei panni degli altri, che li accettiamo senza giudicarli, a prescindere dalla razza, dalla sessualità, dal genere”.
Le sintesi delle varie diocesi offrono un grande ventaglio di proposte in questo senso: si va dalla necessità di raggiungere le persone LGBTQ del territorio alla necessità di cambiare linguaggio e toni, alle molte iniziative che la Chiesa universale potrebbe prendere per essere più inclusiva.
La maggior parte delle idee, in ogni caso, ruotano attorno a un concetto centrale: la Chiesa deve avvicinarsi alla comunità LGBTQ, in modo che quest’ultima si senta meno alienata dalla vita ecclesiale. La diocesi di Fairbanks, in Alaska, arriva a suggerire l’indizione di un “Anno dell’accoglienza”, sulla falsariga del Giubileo della Misericordia indetto nel 2015. Il documento di Fairbanks continua proponendo l’immagine della Chiesa come “rifugio” per i gruppi emarginati.
Per conoscere le altre sintesi diocesane, dovremo attendere la pubblicazione il documento della Conferenza Episcopale, e per capire come evolverà il rapporto tra la Chiesa e la comunità LGBTQ, dovremo attendere le prossime fasi del Sinodo.
In ogni caso, se i documenti che abbiamo potuto consultare finora hanno qualche valore, questo processo di discernimento sta invitando la Chiesa a riflettere seriamente sul suo rapporto con la comunità LGBTQ e a trovare nuove vie di dialogo e riconciliazione.
* Stephen McNulty si è laureato in scienze politiche e studi religiosi all’Università di Yale. Ha lavorato nella redazione del settimanale gesuita America dal giugno all’agosto 2022.
Testo originale: Diocesan listening sessions reveal struggles of LGBTQ Catholics and their families
Testo in Italiano: I documenti sinodali diocesani raccontano anche le richieste dei cattolici LGBTQ e delle loro famiglie