Il cammino sinodale racconta gli atteggiamenti omotransfobici vissuti dalle persone LGBT+ nella chiesa
Articolo di Stephen McNulty* pubblicato sul sito gesuita Outreach (Stati Uniti) il 16 settembre 2022, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro, parte terza
Alcuni partecipanti hanno messo in luce come le scuole e altre istituzioni cattoliche escludano e discriminino le persone LGBTQ; uno di essi, uno studente transgender della diocesi di Phoenix [Arizona], ha spiegato come abbia paura a esprimere la sua identità “perché potrebbero cacciarmi da scuola”. Sono preoccupazioni che non appartengono solo agli studenti, ma anche agli insegnanti e a tutto il personale.
A volte questi fatti provocano sconcerto tra i fedeli. A Seattle nel 2020 gli studenti hanno organizzato una protesta a seguito delle dimissioni di alcuni insegnanti omosessuali di un liceo cattolico; uno dei partecipanti ha commentato: “È stato un momento doloroso, sono arrivati centinaia di giovani a protestare di fronte alla cattedrale, mossi dalla compassione e dall’amore di Gesù. Stavano facendo quello che avevamo insegnato loro: lottavano per la giustizia e a favore degli emarginati”.
Altre sintesi, come quella della diocesi di Louisville, fanno notare l’impatto che l’omofobia della Chiesa, reale o percepita che sia, ha sulle sue attività caritative sul territorio: “Secondo una sessione sinodale svolta tra gli staff delle associazioni di beneficenza cattoliche, gli assistiti LGBTQ temono di non ricevere più nulla […] e alcuni non vogliono più ricevere i nostri servizi a causa della posizione [della Chiesa] sulle [tematiche] LGBTQ”.
La vita famigliare
Molti documenti notano anche l’impatto della Chiesa sulla vita famigliare di chi ha parenti LGBTQ, in particolare i genitori di figli LGBTQ, che nelle parole del rapporto della diocesi di Rochester [New York], “menzionano spesso il dolore di dover scegliere tra la Chiesa e i figli che amano”.
La diocesi di Phoenix usa parole molto simili: “Molti cattolici sentono di essere costretti a scegliere tra la loro fede cattolica e le persone amate”. Troviamo le stesse parole anche nel documento della diocesi di Erie: “Molte persone affermano di dover scegliere tra la loro Chiesa e i loro famigliari LGBTQ+”.
Molti di tali famigliari provano oltretutto vergogna per gli atteggiamenti della Chiesa verso la comunità LGBTQ, e hanno difficoltà a palesare la propria fede in famiglia. Secondo la diocesi di Buffalo “Una donna ha detto di provare rabbia per il fatto di doversi scusare di fronte ai figli per essere cattolica”.
Inoltre, alcuni genitori esprimono la preoccupazione che la dottrina della Chiesa metta a rischio la salute mentale dei loro figli LGBTQ. Un genitore di Louisville riassume così questa preoccupazione: “Nessuno ha mai chiesto scusa per i pensieri suicidi di mio figlio […] Vorrei che i cattolici capissero i danni che la retorica dell’odio causa ai nostri figli e figlie. I giovani LGBTQ conoscono un tasso di suicidio molto più alto rispetto ai giovani etero”.
Secondo il Trevor Project (un telefono amico rivolto ai giovani LGBTQ), i giovani LGBTQ (che siano credenti o meno) che odono dai loro genitori messaggi negativi a sfondo religioso sulla comunità LGBTQ hanno quasi il doppio della probabilità di tentare il suicidio.
* Stephen McNulty si è laureato in scienze politiche e studi religiosi all’Università di Yale. Ha lavorato nella redazione del settimanale gesuita America dal giugno all’agosto 2022.
Testo originale: Diocesan listening sessions reveal struggles of LGBTQ Catholics and their families