Il cammino verso il nostro sé autentico
Riflessioni* di Kevin Wright** pubblicate sul sito Q Christian (Stati Uniti) il 27 giugno 2018, liberamente tradotte da Laura Checconi
“Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce.” Efesini 5:8
La luce riflessa dalla sfera specchiata della discoteca danza da una parte all’alltra dei muri in perfetto sincrono con la Top 40 che esce a tutto volume dagli altoparlanti. È una sera d’estate in un bar gay di Hell’s Kitchen, sono con Jacob, che è in città in visita a un mio amico. Jacob sta finendo gli studi nella stessa università in cui mi sono laureato (un istituto evangelico conservatore nel Midwest rurale) ed è felice del cambio di ambiente.
Gli occhi di Jacob assorbono tutto ciò che è in vista e uno sguardo di gioia assoluta gli appare sul viso. Fa un largo sorriso mentre si accorge di un gruppo di ragazze lesbiche che ridono mentre aspettano in fila per ordinare i loro drink e diventa sempre più dolcemente silenzioso mentre spia due donne che si rilassano in un séparé tenendosi per mano, l’una appoggiata sulla spalla dell’altra.
Jacob mi grida nell’orecchio per essere sicuro che possa sentirlo nonostante la musica: “Questa è la mia prima volta in un bar gay!”.
“Davvero? Fantastico!” rispondo, domandandomi se le mie sono parole appropriate per congratularmi con lui.
“Sì, ho compiuto 21 anni qualche mese fa. Voglio dire, una volta mi è capitato di entrare in uno (solo per qualche minuto), ma non conta davvero”.
Faccio segno di sì con la testa e dico a Jacob che vado a prendermi qualcosa da bere. Mentre mi allontano do uno sguardo dietro di me e vedo le sue spalle che si muovono con naturalezza al ritmo della musica, i gomiti appoggiati sul tavolo, gli occhi che ballano intorno alla stanza mentre esce nella luce in cui si trova ad essere, completamente e veramente accettabile per le persone intorno a lui e per Dio.
Jacob e altri membri della comunità LGBTQ+ passano gran parte del loro tempo a giocare un gioco estenuante: “Quanto di me posso davvero essere?”. Non sveliamo agli altri aspetti importanti di noi stessi, raccontiamo solo frazioni delle nostre storie, e nascondiamo alcune delle parti migliori di quello che siamo. Per molti membri della nostra comunità, la sicurezza e il benessere sono completamente dipendenti da quanto sono in grado di padroneggiare queste regole del gioco.
La nostra partecipazione in questo gioco non è senza un prezzo da pagare, però. Censurando noi stessi per tanto tempo e aderendo al consiglio di Dear Evan Hansen (“Non stare al sole se continui a bruciarti”), ci troviamo schiacciati in un piccolo stato di esistenza, chiuso ad ogni lato dai muri della vergogna e del rifiuto di sé. Esistiamo come un’ombra sottile di quello che realmente siamo, della persona che Dio ci ha creati per essere veramente.
Questa non è la vita in abbondanza promessa da Gesù.
Lo scrittore James Baldwin ha scritto: “Ogni cambiamento reale comporta il collasso del mondo come l’abbiamo sempre conosciuto, la perdita di tutto ciò che dava identità, la fine della sicurezza”. È del tutto possibile, quando cominciamo a rivendicare la nostra appartenenza come figli di Dio, che ci colga la paura e che proviamo dolore mentre esponiamo parti di noi che abbiamo tenuto nascoste ai nostri amici, alle nostre famiglie e alle nostre chiese, per guadagnare la loro approvazione. Sentiremo il nostro mondo cadere, spaccato da una sismica accettazione di sé, e sotto gli strati che si spostano emergerà una nuova esistenza, scintillante della bontà di Dio e pronta per essere guardata e celebrata dal mondo.
Il mese del Pride è un invito che ci viene rivolto a fare un passo verso i nostri sé autentici e a cominciare a riscaldarci al fuoco dell’approvazione di Dio, che non vacilla. Questo mese, in mezzo al turbine delle parate, del glitter e delle bandiere arcobaleno, ti auguriamo di camminare avanti verso il tuo sé autentico, illuminato dallo splendore dell’accoglienza della tua identità, apprezzando la tua non-conformità e celebrando i tipi di persone che ami. Sei un figlio di Dio, amato e apprezzato.
Può essere incredibilmente difficile cominciare a essere orgogliosi delle cose che hai passato una vita a nascondere per vergogna. Questo processo di trasformazione prende il tempo di cui ha bisogno e a volte richiede l’aiuto di figure professionali come psicologi, medici, sacerdoti o pastori. Ovunque tu sia in questo processo, respira profondamente e ricorda quanto sei incredibilmente prezioso agli occhi di Dio. E se questo pensiero da solo sembra impossibile da credere, ricorda: c’è una prima volta per tutto.
* Il passo biblico è tratto dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
** Il reverendo Kevin Wright è ministro presso la Riverside Church di New York. Lo trovate su Twitter: @kevinkwright
Testo originale: Pride Month Devotionals: Stepping Out