Il ”campo di menzogne” Cattoliche sull’omosessualità
Articolo del 23 luglio 2011 tratto dal sito “A Gay Priest’s Spiritual Journals”(Stati Uniti), liberamente tradotto da Adriano
Durante il mio recente viaggio sulla costa occidentale, ho deciso di leggere nuovamente l’eccellente libro di James Alison “Essere gradito” (On Being Liked – 2003).
Come ho scritto nel mio più recente intervento sul giornale, sono scioccato dalla perspicacia e dalla preveggenza di Alison e del suo libro. In esso, egli definisce ciò che egli chiama un campo o un’area di menzogna della Chiesa Cattolica quando comincia a parlare dell’omosessualità, specialmente nella definizione Cattolica di questa categoria di esseri umani:
“… la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata”. (Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1986).
Notate bene: questo comportamento sessuale intimo tra uomo/uomo e donna/donna è sempre e ovunque intrinsecamente cattivo, a prescindere dal contesto: dal temporeggiamento in bagno con un estraneo fino al fare l’amore con il proprio coniuge monogamo.
Alison sottolinea che ciò che è in questione per i Cattolici non è la comprensione di come Dio lavora per la nostra salvezza, ma di ciò che siamo per essere salvati. Quindi, piuttosto che una dottrina erronea, vorrei dire che ci troviamo di fronte a una zona di menzogna, se volete, un campo di disonestà che è sia strutturale che abituale.
E’ l’area di menzogna nella quale viene informata la nostra dottrina, ed è un’area di falsità nella quale viene ora messa in discussione dalle nuove possibilità di renderci responsabili di quella che è la verità.
La verità è questa: la gente omosessuale esiste.
Noi esistiamo, e Dio ci ha creato così, vuoi per indole, vuoi per genoma, vuoi per cultura, oppure per una combinazione di tutte queste forze. E non siamo stati fatti malamente, come ho temuto a lungo di me, ma fatti diversamente.
Noi non siamo soggetti ad un “disordine oggettivo”, ma siamo parte di un ordine naturale in sè, come rivelato da tanti studi effettuati sui nostri compagni animali. Per la maggior parte delle persone non immerse nella teologia cattolica questa verità non può arrivare come uno shock, ma le osservazioni di Alison annunciano una rivoluzione nel pensiero cattolico sulla sessualità che sta solo cominciando a svilupparsi.
Dato che molti di noi annunciano pubblicamente “Sono gay” e “Sono Cattolico”, l’immoralità della posizione della Chiesa sulle persone omosessuali diventerà più chiara e il campo di menzogna più evidente.
Ci sono da tempo, forse da sempre, alcuni membri omosessuali nella gerarchia cattolica che potevano e volevano nascondere la verità dei propri impulsi, a volte anche a se stessi, ed ottenere una ricompensa da un sistema di segretezza istituzionalizzato.
Come sottolineato da Mike Jordan, il termine pre-moderno per coloro che sono attratti dalle persone dello stesso sesso è sodomita, e , come anche “gay”, questo termine era sempre la descrizione di un “essi” e mai di un “noi”. (su questo si veda l’opera di Jordan “L’invenzione della Sodomia nella Teologia Cristiana” – The Invention of Sodomy in Christian Theology).
Il documento dei Vescovi Americani del 1997 su questo argomento, “Sempre figli nostri – Always Our Children,” è fermamente radicato in questa tradizione: enfatizzando l’altro e infantilizzandolo, lo si può determerminare semplicemente dal titolo.
Gli omosessuali sono “bambini” piuttosto che adulti, anche se “nostri”, cioè, “essi” sono concepiti da noi e non sono una parte di un “noi”, che parla di loro come bambini e che condanna ogni atto contrario ai desideri sessuali di base, anche se in un contesto di impegno affettivo.
Da parte nostra, gli omosessuali non possono parlare come Chiesa o come parte della Chiesa, almeno ufficialmente, ma solo verso di essa e spesso contro di essa. Noi siamo le proverbiali pecore nere della Chiesa incapaci o riluttanti di accettare che i nostri più profondi desideri fisici siano intrinsecamente disordinati.
Bene. Io sono omosessuale. E sono un prete Cattolico. Malgrado i miei peccati, errori ed incertezze ho un grande desiderio di abbracciare e vivere in entrambe queste categorie.
Alison associa questa posizione con quella che chiama il luogo della vergogna, quello che viene occupato da un individuo che è vittima di un gruppo che lo ha vittimizzato a capro espiatorio e ad essere un “altro”.
Quando questa persona rientra umilmente nel gruppo come una vittima perdonata, rischia la violenza dalla logica di gruppo che va in corto circuito nella sua coerenza di definirsi un “noi” (putativamente in una gerarchia eterosessuale e celibe) rispetto a un “loro” (l’oggettivemente disordinato):
“La persona che può occupare il posto della vergogna senza preoccuparsi di ciò che il gruppo pensa di lui è ovviamente una minaccia specifica per coloro che hanno maggiore interesse a mantenere l’identità del gruppo, vale a dire, coloro che sentono il luogo della vergogna molto vicino a loro stessi, qualcosa della quale soprattutto temono di occuparsi”.
Testo originale: James Alison and Catholicism’s “Field of Mendacity” about Homosexuality