Il cardinale Müller tra minacce di scisma e ossessione omofoba
Riflessioni di Massimo Battaglio
Da quando c’è Francesco alla guida della Chiesa, è tornata nel lessico di cattolici la parola “scisma”. Uno spettro si aggira per l’Europa: la puzza di scisma. A dire il vero, oggi se ne parla un po’ meno. Soprattutto dopo il successo fragoroso della “Fratelli tutti”, ultimamente, il manipolo degli ultraconservatori che gira intorno al cardinale Müller ha cominciato a capire che far valere le proprie posizioni col ricatto di andarsene, voleva davvero dire mettersi contro tutto il mondo. Le elezioni in USA, con la solenne stangata inferta al sovranismo mondiale, sembrano aver dato il colpo di grazia.
Io però mi domando se non sarebbe più onesto che personaggi se ne andassero davvero dal Vaticano, dove continuano ad abitare, mangiare e farsi calzare e vestire sostenendo idee che nulla hanno a che vedere non più soltanto con la linea del pontefice ma ormai col credo cattolico. La recente omelia tenuta a S. Agnese in Agone nel giorno della festa della santa è davvero un capolavoro di faziosità. Non si sorpassa il limite dell’eresia solo perché l’autore ha lunga esperienza in merito, essendo stato niente meno che prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (uno degli infiniti errori di Ratzinger).
Si comincia con una comparazione tra la giovane martire romana e Greta Thunberg. L’una è definita “un ideale imperituro della fede cristiana“, l’altra “un idolo effimero del suo tempo“. Il seguito della predica dimostra che l’insulto, gratuito e anche un po’ infame, non va solo alla leader del movimento “Friday For Future” ma coinvolge in fin dei conti la stessa Agnese.
“Ella rimase vergine e ottenne il martirio“, dice della giovane romana. E’ un’affermazione teologicamente grave, oltre che una mistificazione della realtà. Da una parte, il cardinale sta quasi insinuando che il martirio sia un regalo da desiderare (e noi crediamo invece in un Dio che dona la vita, non la morte, in nessuna forma). D’altra parte, Agnese non accettò affatto di essere uccisa in cambio della conservazione della verginità. Semplicemente, si oppose a sposare un uomo che le era stato imposto e di cui non condivideva nulla, nemmeno la fede. Se dovessimo attualizzare la sua figura, dovremmo pensare piuttosto al dramma delle spose bambine, non al mito del rifiuto del sesso.
Un secondo punto in cui il cardinale Müller sfida il buon senso oltre la stessa fede, è quello in cui afferma che “il mondo è stato creato per l’uomo“. Qui, la polemica con la visione del Creato proposta da Francesco nella “Laudato Sii” è evidente, esagerata. Secondo i cristiani, infatti, la missione dell’uomo rispetto all’universo è quella di custodirlo, non di consumarlo. Müller crede probabilmente in qualcos’altro.
Ma pazienza. Per l’ex prefetto dell’ex Sant’Uffizio, il centro della dottrina cattolica è altro. E cioè: “ogni vita umana è sacra dal momento del concepimento fino all’ultimo respiro. Perciò, la nostra risposta all’aborto e all’eutanasia, al cambiamento di sesso e alla distruzione del matrimonio e della famiglia, può essere solo un categorico no!“. Eccolo là. La solida stanca triade che sostituisce la Trinità: aborto, eutanasia, omosessualità. Basta dire “un categorico no” a questi temi, per assicurarsi un villino in paradiso.
E, per dare uno spessore operativo al suo personale piano di salvezza, Müller indica anche un referente politico (di cui non fa il nome supponendo che qui siam tutti pirla):
“È più meritevole di fiducia un politico che tiene in alto il rosario in un gesto simbolico, che uno che abbatte la croce di Cristo con un gesto concreto”.
Cosa importa se il partito di quel politico ha sottratto quarantanove milioni allo Stato? Cosa importa se deve rispondere di sequestro di persona per aver negato l’accesso a centinaia di migranti? Che c’entra se ha sfidato per mesi la salute pubblica indicendo manifestazioni di massa durante una pandemia? L’elenco dei comportamenti anticristiani di Salvini potrebbe essere infinito. Si potrebbe per esempio ricordare che ha sposato due donne e vive con una terza, tanto per restare nell’ambito della distruzione della famiglia. Ma per il cardinale Müller, l’importante è che ha innalzato rosari. Tanto besta.
E vogliamo parlare dell’altra novella sant’Agnese, che dichiara in piazza “sono cristiana”? Madre senza marito, camerata di personaggi che vanno e vengono dalle patrie galere con accuse di ‘ndrangheta, sa però riconquistarsi abilmente una verginità: “genitore uno genitore due, genitore uno genitore due!”. E tutto torna a posto.
Mi fa quasi piacere constatare che i teorici dell’omofobia sacra sono gente di questa fatta. Ora mi spiego meglio da dove venissero le affermazioni di Müller sui nostri temi: servilismo politico finalizzato alla conservazione del proprio potere.
In un’intervista rilasciata un paio d’anni fa, aveva affermato che l’omofobia è “un’invenzione, uno strumento del dominio totalitario sulla mente” e “un inganno che serve per minacciare la gente”. In precedenza aveva sentenziato che “non esistono gli omosessuali come categoria. Ci sono persone concrete che hanno alcune tendenze, e ci sono le tentazioni”.
Se avesse ancora un po’ più coraggio, potremmo affermare che non esiste il cardinale Müller ma solo un ex prefetto vaticano che ha deciso di andarsene per farsi una chiesetta tutta sua.
Per approfondire> Cronache di ordinaria omofobia