Le molestie sessuali di padre Anatrella e la difficoltá della chiesa cattolica di “ascoltare” la veritá
Articolo di Céline Hoyeau pubblicato sul quotidiano cattolico La Croix (Francia) il 5 giugno 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Forse è l’epilogo di un caso che dura da quasi vent’anni, quello dei sospetti che gravano su un uomo molto in vista nella Chiesa [Cattolica], uno dei primi preti psicanalisti, padre Tony Anatrella. A partire dall’inizio degli anni 2000 padre Anatrella, oggi settantasettenne, è stato accusato da alcuni ex pazienti di aver praticato delle “terapie corporali” che miravano a “guarirli” dall’omosessualità e che sarebbero sfociate in abusi sessuali. Accuse molto difficili da dimostrare, in quanto, essendo tutti adulti, si tratta di parola contro parola.
La giustizia civile, nel 2006, non diede seguito alle denunce di tre presunte vittime: in due casi, i fatti erano prescritti, nel terzo il magistrato decise che “non sussistevano gli elementi costitutivi di reato”. Padre Anatrella, per tutta risposta, presentò una denuncia per calunnia e diffamazione (processo terminato con un non luogo a procedere). Il suo avvocato affermò che si trattava di “un regolamento di conti” contro uno dei prelati più impegnati contro l’omosessualità.
La diocesi renderà pubblica la sua decisione?
Tutto avrebbe potuto fermarsi lì, ma nuove presunte vittime rilanciarono la questione rivolgendosi al tribunale ecclesiastico nel 2016, incoraggiati dalla “liberazione della parola” seguita al caso di padre Bernard Preynat a Lione.
La diocesi di Parigi, perciò, decise di aprire la procedura canonica, ma poiché la Santa Sede non aveva ancora tolto la prescrizione ai fatti imputati (in quanto nessuna inchiesta era partita), solo nell’ottobre 2017 fu aperta l’indagine preliminare. Poiché padre Anatrella era perito del tribunale ecclesiastico di Parigi, non poteva venire giudicato da quql tribunale percio pl Vaticano ha affidato il dossier al tribunale di Tolosa.
I risultati dell’inchiesta sono attualmente nelle mani dell’arcivescovo di Parigi, monsignor Michel Aupetit, che non ha annunciato se li renderà pubblici, ma la decisione dovrebbe arrivare a breve (ndr cosa che poi ha fatto all’allontanando dal ministero padre Anatrella).
“La lentezza incredibile di questa procedura atipica”
Alcuni prelati non hanno mancato di stupirsi per “la lentezza incredibile di questa procedura atipica […] Dalle prime segnalazioni pervenute al cardinal Lustiger sono già passati quindici anni, ma la Chiesa solo lo scorso ottobre ha aperto l’inchiesta preliminare, mentre secondo il diritto canonico è possibilissimo procedere anche in assenza di denuncia per chiarire la posizione di un sacerdote!” fa notare un canonista.
Silenzi, indugi, numerose lettere indirizzate a vari responsabili della Chiesa e rimaste senza risposta… Fin dal tempo delle prime testimonianze, la Chiesa ha dato l’impressione di essere a disagio con questo dossier. Tra gli esempi recenti, una nuova testimonianza indirizzata nel 2014 all’Ufficio per le Derive Settarie della Conferenza Episcopale, rimase lettera morta: “La persona che ci ha contattati attraverso la mediazione di un sacerdote e di una lettera indirizzata al cardinale [Vingt-Trois, allora arcivescovo di Parigi] è stata invitata, sempre attraverso il sacerdote in questione, a presentarsi al tribunale ecclesiastico, ma non l’ha mai fatto”.
Sollecitato di nuovo nel 2016, il cardinale Vingt-Trois mise in piedi una commissione d’indagine presieduta da monsignor Éric de Moulins-Beaufort, vescovo ausiliario: “Perché creare una commissione ad hoc quando, secondo il normale protocollo, il vescovo deve nominare il giudice che effettuerà le indagini preliminari? È un atto che non ha nessun valore giuridico nel diritto penale della Chiesa, ma in Francia pochi lo sanno” afferma un canonista consultato dalla Croix. “Eravamo di fronte a degli anonimi, questa commissione ci ha permesso di chiarire se fossero veri querelanti” rispondono dalla diocesi, la quale riconosce altresì che i tribunali ecclesiastici non sono stati concepiti per giudicare casi di questo tipo.
Contattati dalla Croix, il consultore canonico e l’avvocato di padre Anatrella non hanno rilasciato dichiarazioni.
Una condizione atipica
Le ragioni del disagio e delle lentezze sono poco chiare. Senza dubbio c’entra la condizione atipica di padre Anatrella, che esercitava la professione di analista e quindi, all’interno della Chiesa, era un battitore libero che da anni non aveva nessun incarico pastorale. Nonostante questo, era molto stimato a Roma, dove era consultore di diversi dicasteri e chiave di volta di importanti documenti magisteriali di Benedetto XVI, a cominciare dall’Istruzione del novembre 2005, che precludeva agli omosessuali l’ordinazione sacerdotale.
Nell’epoca in cui la Chiesa scopriva la psicanalisi e negli ultimi decenni era a lui che si rivolgevano i vescovi e i superiori religiosi per trattare i numerosi sacerdoti in difficoltà e i seminaristi segnati da forte disagio.
Padre Anatrella è stato anche vicino agli ultimi arcivescovi di Parigi, per cui questo caso pone fortemente la questione della separazione dei poteri nella Chiesa, dato che il vescovo è contemporaneamente giudice e parte in causa. Ora spetta a monsignor Aupetit pronunciarsi sul dossier.
Testo originale: Les conclusions de l’enquête sur Mgr Anatrella sont entre les mains de l’archevêque de Paris