Gesù, il centurione e il servo che “amava”
Omelia su Matteo 8,5-13* di Don Hugues pronunciata nella Chiesa San Francesco di Sales a Laveu (Liegi, Francia) il 3 dicembre 2000, liberamente tradotta da Francesca Macilletti
Signore Gesù, Tu che vieni per salvarci, in questo episodio del Vangelo, è il tuo sguardo che mi meraviglia nuovamente. Vieni per portare agli uomini e alle donne dei nostri tempi una Buona Novella. Vieni a dirgli: Dio vi ama, Dio vi vuole in piedi, vivi; Dio vuole che abbiate la vita nella sua pienezza. È per questo che sei uscito dal Padre e venuto fino a noi. Nel Tuo viso, c’è il viso del nostro Padre Celeste che possiamo contemplare; nel tuo sguardo, è lo sguardo d’amore del nostro Creatore che possiamo incontrare. Chi era questo centurione? E chi era questo servitore? Da una parte un pagano, certo, di quelli la cui presenza stessa basterebbe a insudiciare un buon ebreo, un rabbino per di più! E il suo servitore? Amico, amante? Un fratello protestante, un pastore, ne vede più che una relazione tra padrone e schiavo. Le parole del testo greco possono, in effetti, lo suggeriscono. È forse per questo che il centurione è indegno di accoglierTi sotto il suo tetto: non solo pagano, per di più omosessuale. Forse si, forse no. È necessario che questo centurione ami il suo servitore per cercare Te, il maestro ebreo, in pieno territorio occupato e supplicarTi, lui che ha l’abitudine di comandare ed essere obbedito! Questo non deve sfuggirTi e, senza dubbio, anche questo suscita la tua ammirazione. Quel servitore è come un figlio per lui. E Tu sei il Figlio amato dal Padre che sa, come Te, che Ti dirigi verso la Croce per soffrire e morire. Figlio dell’Altissimo, anche Tue sei pienamente e totalmente uomo, con un cuore capace di fremere. E lo hai dimostrato più di una volta. Ti emoziona vedere questo amore e questa sofferenza.
Il dolore di perdere l’amico non lo infliggerai a chi ama. Quello che gli uomini faranno con Te che sei Dio, Tu non puoi farlo con loro! Guarirai quel servitore, Tu che diventerai per tutti noi il Servitore che soffre; lo ridarai al suo padrone, come farai con il figlio della vedova, Lazzaro, che lo ridarai alle sue sorelle, Marta e Maria. La fede che Ti meraviglia così tanto proviene dall’amore. Ed è l’amore che Ti tocca, Tu, il Dio che è Amore e da cui proviene tutto l’amore; Tre e Uno, come niente su questa terra.
È l’amore che Ti meraviglia, quando nasce e cresce, quando fiorisce e sboccia in tutti quelli che chiami all’amore, ad amare come Te, fino in fondo, fino alla croce, fino a perderne la vita. In quel servitore paralizzato, condannato a morte, non vedi forse i nostri fratelli, sorelle, bambini, sposi e amici in Africa e altrove, dappertutto nel mondo, colpiti dall’AIDS? Non vedi, Gesù, tutto l’amore passionale, struggente, coraggioso, ferito, sfigurato, grandioso, trasfigurato? Non vedi questi tentativi di amare? Sei Tu che fai nascere in noi, immediatamente, l’amore che proveremo per Te eternamente. Tu che vieni per salvarci tutti, Tu che vieni per amarci, guariscici!
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* Nel racconto di Matteo che narra la richiesta di un centurione di salvare il proprio servo, gli esperti pensano aver percepito il riconoscimento di Cristo per l’amore tra gli uomini, amore tanto più forte che si manifesta tra due esseri di diverse condizioni, un padrone e il suo servo.
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Testo originale: A l’analyse de St Mathieu narrant la demande du centurion de sauver son serviteur