Il centurione romano e il suo “ragazzo”: un esempio di non discriminazione da parte di Gesù
Riflessioni bibliche pubblicate sul sito Would Jesus Discriminate? (Stati Uniti), liberamente tradotte da Silvia Lanzi
La parola greca che il centurione romano usa in questo passaggio per descrivere l’uomo malato – pais – è la stessa parola usata in greco antico per riferirsi ad un compagno omosessuale. Fin dai tempi del catechismo a molti di noi è famigliare la storia evangelica nella quale Gesù guarisce il servo di un centurione romano.
La storia è raccontata in Matteo 8:5-13 e in Luca 7:1-10. In Matteo si dice che il centurione venne da Gesù per chiedere la guarigione del suo servo. Gesù disse di voler andare a casa del centurione, ma egli rispose che non c’era bisogno che Gesù lo facesse – credeva che se Gesù avesse semplicemente detto una parola, il suo servo sarebbe guarito. Meravigliato dalla fede dell’uomo, Gesù lo disse e il servo fu guarito. Luca ci racconta una storia simile.
Solo l’ennesima storia di miracoli? Non è la tua vita!
Nel linguaggio originale, l’importanza di questa storia per i gay, le lesbiche e i bisessuali cristiani è molto più chiara. La parola greca usata nel resoconto di Matteo del servo del centurione è pais. Nel linguaggio del tempo, pais aveva tre possibili significati che dipendevano dal contesto in cui era usato. Poteva significare “figlio o ragazzo”, “servo”, o poteva significare un particolare tipo di servo – uno che era “l’amante maschio del suo padrone”. Spesso questi amanti erano più giovani dei loro padroni, anche adolescenti.
Alle nostre menti moderne, l’idea di comprare un amante adolescente sembra ripugnante. Ma dobbiamo vedere questo comportamento nel contesto di antiche norme culturali. Nei tempi antichi le transazioni commerciali erano il principale mezzo per formare relazioni. Dalla legge, la moglie era vista come proprietà del marito, con uno status appena superiore a quello di uno schiavo. Inoltre, ai tempi di Gesù un ragazzo o una ragazza erano considerati maritabili quando arrivavano all’adolescenza. Non era infrequente per ragazzi e ragazze sposarsi a quattordici o quindici anni. Nemmeno era infrequente per un uomo più vecchio sposare una ragazzina. Fortunatamente la civilizzazione è avanzata, ma queste erano le norme ai tempi di Gesù.
In questa cultura, un uomo gay che voleva una “sposa” maschio poteva averne una, come le controparti eterosessuali, tramite una transazione commerciale – l’acquisto di qualcuno per servire a tale scopo. Un servo comprato per questo proposito spesso era chiamato pais.
La parola “ragazzo” in inglese offre un confronto approssimativo. Come “pais”, la parola “ragazzo”può essere usata per riferirsi a un bambino. Ma nel Sud schiavista del diciannovesimo secolo “ragazzo” si usava anche riferendosi agli schiavi maschi. Il termine “ragazzo” si può usare come un vezzeggiativo. Per esempio, il padre di Jeff spesso si riferisce a sua madre come alla “sua ragazza”. Non significa che sia una bambina, ma piuttosto che è la sua “persona speciale”. Il termine “ragazzo” può essere usato nello stesso modo, come in “il mio ragazzo” o “il mio amato”. In greco antico, pais aveva un simile ventaglio di significati.
Così, quando è stato utilizzato questo termine l’ascoltatore ha dovuto prendere in considerazione il contesto del resoconto per determinare quale significato si intendeva. Alcuni cristiani moderni possono essere tentati di dichiarare semplicemente che i Vangeli non potevano aver utilizzato il termine pais nel senso di amante maschio: fine della discussione. Ma questo sarebbe cedere a un pregiudizio. Dobbiamo lasciare che la parola di Dio parli per se stessa, anche se ci porta ad una conclusione scomoda.
È possibile che il pais riferito in Matteo 8 e in Luca 7 fosse l’amante maschio del centurione? Guardiamo all’evidenza biblica.
La Bibbia fornisce tre punti chiave del testo e prove particolareggiate. Primo, nel passaggio di Luca altre parole greche sono usate per descrivere il malato. Luca dice che questo pais era l’entimos doulos del centurione. La parola doulos è il termine generico per schiavo e non è mai usato nell’antica Grecia per descrivere un figlio/ragazzo. Quindi, il racconto di Luca esclude la possibilità che la persona malata sia il figlio del centurione; il suo uso di doulos chiarisce che si tratta di uno schiavo. Comunque, Luca si prende la briga di indicare che non era uno schiavo qualunque. La parola entimos significa “onorato”. Questo era uno “schiavo onorato” che era il pais del suo padrone. Prese insieme, le tre parole greche escludono la possibilità che la persona malata fosse il figlio del centurione o uno schiavo qualunque, lasciando l’unica opzione praticabile – che fosse l’amante del suo padrone.
Un seconda prova si trova nel versetto 9 del racconto di Matteo, dove il centurione esprime la sua fede che Gesù possa guarire con una semplice parola. Il centurione dice “Quando dico al mio schiavo: ‘Fa questo!’ egli lo fa”. Per estensione, il centurione conclude che anche Gesù sia capace di dare un comando verbale a distanza che debba essere eseguito. Quando parla dei suoi schiavi, il centurione usa la parola doulos. Ma quando parla di quello che ha chiesto a Gesù di guarire, usa solo pais. In altre parole, quando è citato in Matteo il centurione usa pais solo quando si riferisce alla persona malata. Usa una parola diversa, doulos, quando parla degli altri suoi schiavi, come per fare una distinzione. (In Luca sono altri, non il centurione, che chiamano il malato un entimos doulos). Di nuovo, la chiara implicazione è che l’uomo malato non fosse un semplice schiavo. E quando pais era usato per descrivere un servo che non era uno schiavo ordinario, significa una cosa sola – uno schiavo che era l’amante del padrone.
La terza prova è circostanziale. Nei Vangeli abbiamo molti esempi di gente che cerca la guarigione per sé o per i membri della propria famiglia. Ma questa storia è il solo esempio di qualcuno che cerchi la guarigione per uno schiavo. Le azioni descritte sono rese ancor più notevoli dal fatto che questo era un orgoglioso centurione romano (il conquistatore/oppressore) che stava umiliandosi e supplicando un rabbi ebreo (il conquistato/oppresso) di guarire il suo schiavo. La straordinaria distanza a cui questo uomo è andato a cercare la guarigione per il suo schiavo è molto più comprensibile, da un punto di vista psicologico, se lo schiavo era il suo amato compagno.
Così, le prove testuali e quelle circostanziali dei Vangeli puntano in una direzione. Per osservatori obiettivi la conclusione è inevitabile: in questa storia Gesù guarisce l’amante maschio di un uomo. Quando viene intesa in questo modo, la storia assume una dimensione completamente nuova.
Immaginate cosa potrebbe essere successo. Mentre era in Palestina il pais del centurione si ammala – sperimentando un certo tipo di paralisi con pericolo di vita. Il centurione non si ferma davanti a nulla per salvarlo. Forse un amico gli racconta delle dicerie sui poteri di guarigione di Gesù. Forse questo amico gli racconta anche che Gesù è inusualmente aperto agli stranieri, che insegna ai suoi seguaci ad amare i loro nemici, anche i soldati romani. Così il centurione decide di darsi una possibilità. Gesù è la sua sola speranza.
Mentre se ne va da Gesù, probabilmente teme la possibilità che Gesù, come gli altri rabbi ebrei, abbia una cattiva opinione della sua relazione omosessuale. Forse pensa di mentire. Potrebbe semplicemente usare la parola duolos. Sarebbe precisa, a quanto sembra. Ma il centurione si immagina che se Gesù è potente abbastanza da guarire il suo amante, è potente abbastanza anche per guardare al di là delle mezze verità.
Così, il centurione si avvicina a Gesù e si inchina davanti a lui. “Rabbi, il mio …”: la parola gli rimane in gola. Così – ecco il momento della verità. Quindi, o Gesù tornerà indietro disgustato, o succederà qualcosa di meraviglioso. Il centurione si schiarisce la gola e parla di nuovo. “Rabbi, il mio pais – sì, il mio pais giace a casa malato, vicino alla morte”. Quindi si ferma e aspetta per un secondo che deve essergli sembrato un’eternità. Era come se un gay chiedesse ad un telepredicatore di guarire il suo amante. Cosa avrebbe fatto Gesù?
Senza esitazioni, Gesù dice: “Verrò a guarirlo”. È così semplice! Gesù non ha detto, “Stai scherzando? Non ho intenzione di guarire il tuo pais, in modo da poter continuare a vivere nel peccato!”. Non ha nemmeno detto “Non è sorprendente che il tuo pais sia malato: questo è il giudizio di Dio sulla vostra relazione”.
Invece, le parole di Gesù sono semplici, chiare e e liberatorie per coloro che temono il pensiero di Dio a proposito delle relazioni omosessuali: “Verrò a guarirlo”.
A questo punto, il centurione dice che non c’è bisogno che Gesù vada a casa sua. Ha fiducia che una parola di Gesù sia abbastanza. Gesù si rivolge quindi alle buone persone in piedi intorno a lui – coloro che erano già sbalorditi che fosse disposto a guarire l’amante di quest’uomo. A loro Gesù dice, nel versetto 10 del racconto di Matteo, “presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande”. In altre parole Gesù prende questo centurione gay come esempio del tipo di fede a cui gli altri dovrebbero aspirare.
Gesù non ha tollerato semplicemente il centurione gay. Ha detto che era un esempio di fede – qualcuno a cui tutti dovremmo sforzarci di assomigliare.
Così, affinché le persone buone e timorate di Dio non si lasciassero sfuggire questo punto, Gesù parla ancora nel versetto 11: “Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente [cioè da oltre i confini d’Israele] e sederanno nel regno dei cieli, mentre i figli del regno [cioè, quelli considerati in grado di ereditare il Cielo] saranno cacciati fuori nelle tenebre”. Con questa dichiarazione Gesù ha affermato che molti altri come il centurione gay – quelli che arrivano da oltre i presunti confini della grazia di Dio – saranno ammessi nel Regno dei Cieli. E ha anche avvertito che molti di coloro che credono di avere più probabilità di essere ammessi saranno lasciati fuori.
In questa storia, Gesù ristabilisce una relazione gay con un miracolo di guarigione e quindi mostra un uomo gay come esempio di fede da seguire, così considerate accuratamente la situazione: chi è Dio – Gesù o un pregiudizio culturale?
Testo originale: Jesus affirmed a gay couple.