Il coming out di Dio. “Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto” (Matteo 28:1-10)
Riflessioni bibliche* di David K. Popham** pubblicate sul blog The Bible in Drag (Stati Uniti) il 5 aprile 2015, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Gesù esce allo scoperto con la sua resurrezione. Lascia dietro di sé la tomba/nascondiglio vuota, senza vita, ed emerge nella piena luce del mattino per accogliere l’amore di Dio.
Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno». (Matteo 28:1-10)
Numerose persone queer hanno subito per troppo tempo le conseguenze del nascondimento. La tomba dell’eteronormatività emana ogni sorta di orrori psicologici, emotivi e spirituali. Chi si identifica nelle minoranze sessuali o di genere può ritrovarsi bloccato dalla paura, dal senso di colpa, dalla vergogna, dall’odio per se stessi: tutto questo ci sigilla senza possibilità di scampo nella tomba delle aspettative della società. “Il coming out, per la maggior parte di noi, è come un esorcismo che ci libera dall’oscurità in cui abbiamo vissuto per anni e che ci induceva a credere cose terribili a proposito di noi stessi. Dall’altra parte dello specchio troviamo la libertà, la luce e la vita.” (Anthony Venn-Brown, A Life of Unlearning – a journey to find the truth).
Gesù che emerge dalla tomba ci dà un assaggio del nostro emergere. Quando Gesù risorge facciamo riferimento a lui come al Cristo, più di quanto non facessimo quando era vivo: segno che, quando una persona esce dalla tomba, è più pienamente se stessa. Succede la stessa cosa quando noi persone queer emergiamo dal nascondiglio: diventiamo più pienamente ciò che siamo sempre stati.
La storia di Gesù può essere letta come un’esplorazione della propria identità che sfocia nell’accettazione definitiva del destino inscritto in tale identità. Il destino delle persone queer include il nascondiglio e il coming out. Anthony Veen-Brown segue questa linea di pensiero: “Ogni singolo, coraggioso atto di coming out intacca la maledizione dell’omofobia. Soprattutto, essa viene distrutta dentro voi stessi e l’atto del coming out crea la possibilità di distruggerla ovunque esista, negli amici, nella famiglia, nella società”. Il doppio incontro delle donne (prima l’angelo, poi Gesù) e l’ingiunzione di riferire ai discepoli di andare in Galilea sottolineano la tensione tra ciò che siamo stati e ciò che stiamo diventando.
La resurrezione inoltre ci rende vigili al ruolo dell’amore nel processo del coming out. Tecnicamente parlando, Gesù non “si leva” dalla tomba: a differenza di molte traduzioni, il greco è sempre passivo: Gesù “è stato levato” dalla tomba. Nella tradizione cristiana l’atto di levarsi, di risorgere, è collegato all’amore di Dio. Nella storia di Gesù, la resurrezione è l’affermazione dell’identità di Cristo come prediletto di Dio, anche quando il mondo afferma che Gesù è maledetto da Dio. Proclamare e vivere un tale amore spesso mette paura, perché non sappiamo cosa farne del potere di una passione che non si ferma davanti alla vergogna né davanti alle regole.
Lasciatemi citare ancora Anthony Veen-Brown: “L’amore (omosessuale) che state vivendo vi incoraggia ad affrontare la realtà della vostra vera identità e ha inoltre il potere di rendervi liberi. La ricchezza, la bellezza e gli abissi dell’amore possono essere vissuti nella loro pienezza soltanto in un clima di completa apertura, di onestà e vulnerabilità. L’amore, la più potente delle emozioni umane, vi chiama alla libertà e alla completezza”.
Non sono del tutto d’accordo con lui: l’amore è più di una potente emozione umana: da un punto di vista spirituale l’amore è la struttura stessa della creazione, che sta alla base dell’emergere primigenio della vita – la vita che esce dalla tomba, la vita che esce dal nascondiglio – verso la promessa della libertà e della completezza nel regno di Dio, composto da fratelli e sorelle.
Nella resurrezione noi persone queer vediamo la nostra speranza che la tomba dell’eteronormatività non sia la destinazione finale inscritta nella nostra identità. Il racconto della resurrezione ci aiuta a rivendicare il nostro viaggio, contrassegnato dall’etichetta “frocio”. Possiamo dirlo con certezza: in quel giorno, quando siamo usciti dal nascondiglio con Cristo e abbiamo combattuto contro le aspettative eteronormative, la nostra “morte” a tali aspettative ha significato la nostra vittoria, conoscere la guarigione e l’accettazione, la consapevolezza che anche noi siamo amati. Alleluia! Siamo stati levati con Cristo!
*I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
** David K. Popham è un gay a cui è capitato di essere pastore della Chiesa Unita di Cristo o un pastore a cui è capitato di essere gay? Forse lo capirete da soli. Di certo sa che l’ora è venuta che le minoranze sessuali si approprino della Bibbia.
Testo originale: Jesus Comes Out, I Mean is Raised (Matthew 28:1-10)