Per i padri gay il coming out non è una montagna insormontabile
Articolo tratto dal sito Coming-out.yagg (Francia), del 9 settembre 2012, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Ho spiegato ai miei quattro figli, che hanno un’età compresa tra i 15 anni e i 22, anni il mio percorso a priori paradossale ma meno raro di quel che si crede: un gay che si sposa e fonda una famiglia e che aveva vissuto prima del matrimonio una storia d’amore segreta con un ragazzo.
I miei figli sono stati stupendi, hanno capito che niente sarebbe cambiato e che non avrei mai demandato le responsabilità che avevo nei loro confronti, che ovviamente questo coming out era stato difficile ma necessario.
Non mi avevano mai ascoltato con tanta attenzione e profondo rispetto come il giorno in cui li ho riuniti tutti e quattro per parlare di questo tema.
Mai si sarebbero immaginati che il loro padre potesse amare un uomo, ma hanno accettato la cosa e si sono mostrati sensibili e comprensivi nei miei confronti, mi hanno scritto un bigliettino a 4 mani che conserverò sempre.
Non ho nascosto loro che se avessi potuto scegliere avrei preferito essere eterosessuale, perché la mia vita sarebbe stata più semplice. Ma sanno ormai che dietro la parola ripetuta e straripetuta “omosessualità” c’è solo la parola “amore”.
Ho avuto torto nel considerare il mio coming out una montagna insormontabile. Facendolo, invece, ho contribuito alla loro educazione di cittadini e li ho spinti al rispetto del prossimo e verso ogni forma di diversità.
A tutti i papà come me che tengono nascosto il loro segreto mi permetto di consigliare di saltare il fosso e di vincere questa paura che ci soffoca e ci paralizza, insistendo sulla dimensione affettiva del nostro orientamento sessuale; si esce da questo coming out felici, provando un senso di liberazione e, ammettiamolo, anche fieri di avere oramai dei figli “vaccinati” contro l’omofobia.
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Testo originale: Réconfort: «Encouragements aux pères gays»