La strasfigurazione. Un’esperienza di coming out (Mt 17:1-9)
Riflessioni di Matthew Myers tratte dal blog Bondings 2.0 (Stati Uniti), del 16 marzo 2014, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Il cammino per scendere dal monte Tabor deve essere stato avvolto dall’imbarazzo. Le Scritture non registrano cosa Pietro, Giacomo e Giovanni pensassero dopo la Trasfigurazione.
Forse erano rimasti edificati dall’esperienza mistica del favore di Dio che riposava su Gesù accanto a Mosè ed Elia. Penso sia più probabile che si sentissero confusi, spaventati e che avessero perso un po’ della loro fiducia in Gesù. Questa è la vera storia della Trasfigurazione: lo sforzo dei discepoli per relazionarsi con Gesù dopo la rivelatoria esperienza sulla cima del monte, non la rivelazione in se stessa.
Pietro, Giacomo e Giovanni erano saliti sul monte Tabor con idee ben precise su chi fosse Gesù: un amico, un maestro, un Galileo come loro. Ma poi, improvvisamente, tutto cambiò. Qualsiasi cosa fosse accaduta su quel monte, la loro percezione di Gesù cambiò profondamente. Gesù era la stessa persona di prima dell’esperienza della Trasfigurazione, ma era anche qualcosa di più ai loro occhi, qualcosa che prima non conoscevano.
Mi chiedo se i discepoli, nel loro sforzo di comprendere la Trasfigurazione, non si sentissero in qualche modo traditi da Gesù, come se questi avesse deliberatamente celato una parte importante di se stesso fin da quando lo avevano conosciuto.
Forse Pietro, Giacomo e Giovanni guardarono Gesù e si chiesero, con una certa dose di incredulità, “Pensavo di conoscere questo tipo”. Forse si chiesero “Perché non ce lo ha detto prima?” o “Cos’altro ci nasconde?” o forse “Accidenti, questo non fa per me. Dovrei tornarmene alle mie reti da pesca!”. Ecco perché mi immagino che la discesa dal monte Tabor fosse avvolta dall’imbarazzo e piena di lunghi silenzi.
Penso a due esempi contemporanei che illustrano l’esperienza della Trasfigurazione e l’impatto di una rivelazione sulle relazioni umane, di gran lunga più importante della rivelazione stessa. Primo esempio: il “coming out” delle persone LGBT alla famiglia e agli amici può essere un’esperienza di trasfigurazione. Palesare il proprio orientamento sessuale e/o la propria identità di genere alle persone care è una grande rivelazione.
Non cambia tanto noi come individui, quanto la maniera in cui gli altri ci percepiscono e si relazionano a noi. Come Pietro, Giacomo e Giovanni, i famigliari e gli amici possono sperimentare la confusione e la mancanza di fiducia. Possono chiedersi le stesse cose che si chiedevano i discepoli. Ma, come i discepoli, devono trovare il modo di capire e assimilare questa rivelazione del “coming out” nella loro percezione della persona cara se vogliono che la relazione continui.
Secondo esempio: anche le istituzioni possono trasfigurarsi, proprio come gli individui. Il primo anno del papato di Francesco è stato una trasfigurazione per me. Papa Francesco mi ha rivelato un nuovo modo di essere papa, profondamente diverso da quello dei suoi immediati predecessori.
Ora mi trovo nel ruolo degli apostoli, con molto timore e poca fiducia, perché non so bene come relazionarmi con questo nuovo papa. Amo papa Francesco e voglio essere il suo primo tifoso, ma le mie esperienze negative dei papi precedenti mi hanno reso cauto di fronte alle figure che rappresentano l’autorità religiosa.
Mi ci vorrà tempo per mettere ordine tra ciò che pensavo che fosse il papato e ciò che papa Francesco ci sta mostrando che può essere. Il periodo che segue una trasfigurazione può essere confuso e imbarazzante, come la lunga camminata dei discepoli di ritorno dal monte Tabor.
Potremmo essere incerti su come reagire alle nuove rivelazioni o su come relazionarci ad esse. Ma la cosa importante è continuare a camminare, continuare a parlare e rimanere aperti per vedere cosa accadrà.
Testo originale: Awkward Walks: The Transfiguration, Coming Out, and Pope Francis