Il coraggio dell’Europa “Riconoscete le famiglie gay”
Riflessioni Concita De Gregorio pubblicate su “la Repubblica” del 10 giugno 2015
Poi un giorno con moltissima calma dovremmo farci la domanda cruciale: qual è esattamente il problema del mondo cattolico rispetto all’omosessualità? Di una parte del mondo cattolico, certo: di una parte del clero e dei partiti politici che in Italia al clero desiderano essere graditi. Da cosa dipende questa ossessione? Perché non riescono a restare tranquilli, a non diramare circolari contro le registrazioni delle nozze fra omosessuali registrate all’estero (Alfano, ministro), a non scattare sull’attenti come un piccolo esercito — «sulla famiglia non prendiamo lezioni dall’Europa», Maurizio Lupi, Area popolare, già sottosegretario — a non dire cose come «l’Europa che rinuncia alle tradizioni non ha futuro», Gaetano Quagliariello, Nuovo centrodestra di governo.
Poiché il problema dell’Italia è questo: è questa la ragione per la quale siamo rimasti in Europa insieme a Lituania, Lettonia, Cipro, Slovacchia e una manciata di ultimi altri l’unico grande Paese a non avere una legge che regoli i diritti delle coppie omosessuali in materia di lavoro, di salute, di diritti. La ragione è che noi abbiamo i cattolici che non vogliono, e non possiamo dispiacergli. Sono partiti e forze di governo. Votano no, creano grandissimi problemi: con tutti quelli che già ci sono perché Renzi dovrebbe accollarsi anche questo, con gli alleati.
Certo, poi uno si domanda di quale materia siano fatte le coalizioni: se siano solo una somma di consensi elettorali o se debbano piuttosto essere un gruppo di persone che condividono il medesimo progetto di futuro, che abbiano la stessa idea di Paese. Ma qui andiamo nel mondo delle fiabe. Per restare alla realtà accade che nel giorno in cui il Parlamento europeo, a Strasburgo, scrive un rapporto sull’uguaglianza di genere che mette nella stessa pagina la parola «gay» e la parola «famiglia» il resto del mondo non fa una piega, annuisce distratto che già le cose nella realtà stanno così, ma noi abbiamo Lupi e Quagliariello. (La parte per il tutto, per carità. Abbiamo molti altri. Ieri però abbiamo sentito protestare loro).
Allora viene davvero da azzerare tutta la competenza politica di decenni, tutta la memoria di simili e peggiori dichiarazioni — molto più becere, negli anni dei Giovanardi e dei La Russa, indimenticabile l’era Storace — e chiedersi come si chiederebbe (come si chiede, proprio adesso mentre scrivo) un adolescente alle prese con l’esame di maturità mentre sente il tg: ma che problema hanno? Cos’è che li disturba? Questioni economiche?
Perché si sa che alla radice di tutto ci sono sempre i soldi. I ragazzi lo sanno. I ragazzi non capiscono. Qual è il punto? Cosa ci rimettono? Cosa gli importa di quali siano le inclinazioni sessuali di una coppia, se è una coppia. Che magari ha dei figli, che ha fatto un mutuo insieme per comprare la casa, che ha deciso che va bene così? Si fa fatica a spiegarlo. Perché no, non lo so, non credo che sia questione di soldi. È questione di potere. Di tenere una posizione perché crea consenso. Perché c’è una parte del paese che è disturbata dall’idea che due donne o due uomini possano vivere insieme come famiglia. Per quale ragione, se i film che si proiettano in tv non fanno che mostrarci storie magnifiche ed esemplari, se Carol, la storia d’amore tra due donne sia stata a Cannes quest’anno celebrata come il film tra i più belli, se tutto attorno a noi le canzoni la vita racconta che va come va, e va bene?
Non lo so perché. Non so rispondere ai ragazzi. Voi sapreste? Il Papa, Francesco, ha detto: chi sono io per giudicare una persona gay. L’Irlanda, cattolica, ha fatto un referendum che ha detto: ok, andiamo dove sono le cose. Neanche si può dire che le gerarchie cattoliche ignorino il tema dell’omosessualità, notissimo — per così dire — a un gran numero di alti e meno alti prelati. Anche di questo narra il cinema, la letteratura, la vita.
Anche di questo, fin dall’inizio del suo mandato, si è occupato papa Francesco. Ha chiesto scusa alle vittime, qualcuno ricorderà. La vita è altrove, la vita è avanti. L’Europa certifica una condizione di fatto: dice «le cose stanno così, prendiamo atto e tuteliamo chi non ha tutela». Però noi abbiamo Lupi, e Quagliariello, e Alfano e tanti altri. Noi abbiamo un problema. Che è certamente quello di tenere al governo insieme chi dice rispettiamo la lettera di Giuda, verso 7, fuoco eterno per Sodoma e Gomorra, e il sottosegretario agli Esteri
Benedetto Della Vedova, radice radicale, che dice evviva a Strasburgo. Ma prima ancora abbiamo un problema di scollamento dalla realtà, che poi è quello che allontana dalle urne la metà degli italiani. Non solo, ma anche. Alcuni, segnatamente, hanno un problema.
Verrebbe, dolcemente, da chiedere loro: avete provato a chiedervi cos’è che vi disturba nel fatto che tutto attorno a voi ci siano persone omosessuali che vivono la vostra stessa vita? Vogliamo parlarne? Cosa vi irrita, esattamente, nell’altrui libertà? Apritevi, se ci sono ombre non abbiate timore di esser giudicati. Dite con tranquillità. Non sarete giudicati. D’altronde: chi siamo noi per giudicarvi?