Il Corano e l’omosessualità: le convinzioni di un imam gay
Intervista di Marc Bonomelli a Ludovic-Mohamed Zahed pubblicata sul sito del quotidiano Le Monde (Francia) il 7 aprile 2015, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Ludovic-Mohamed Zahed, 37 anni, ha fondato l’associazione HM2F (Omosessuali musulmani di Francia) che si batte per riconciliare islam e omosessualità. Sua è l’iniziativa della prima moschea inclusiva di Francia (aperta a tutti e tutte), presso Parigi, che accoglie credenti LGBT e donne senza velo.
Ma, al di là del suo attivismo progressista quanto meno singolare che fa la gioia dei media, questo giovane è in grado, riferimenti storici, antropologici e teologici alla mano, di dimostrare la compatibilità tra la religione del Profeta e l’omosessualità praticata senza complessi. Recentemente ha abbandonato l’attività associativa per consacrarsi a tempo pieno alle sue ricerche.
A qualche settimana dalla tesi che discuterà presso la Scuola superiore di scienze sociali abbiamo sottoposto alcuni passi del Corano e della Sunna che a noi sembrano omofobici alla valutazione di questo guastafeste.
L’islam è omofobo?
Per cominciare rammentiamo che in Francia fino al 1750 si bruciavano vivi i “sodomiti” sulla piazza del Municipio, mentre nello stesso periodo i califfi dell’Impero ottomano intrattenevano alla luce del sole regolari relazioni omoerotiche e omosessuali: per secoli tale abitudine non ha posto nessun problema. Ma, per quanto riguarda le istituzioni religiose odierne, direi che si può fare di meglio. Il Consiglio francese del culto islamico (CFCM) rappresenta solamente i più dogmatici tra i credenti che vivono in Francia. Non esiste un movimento progressista istituzionale. Certamente esistono associazioni, individui, intellettuali, ma il Concistoro ebraico, il CFCM o la Chiesa cattolica, anche se hanno conosciuto un’evoluzione, predicano ancora in maniera omofobica: non puniscono il peccatore (vale a dire, l’individuo attratto dalle persone dello stesso sesso) ma continuano a condannare quello che presentano come un peccato (la pratica dell’omosessualità). Questa è e rimane omofobia. I musulmani si adattano molto bene alla mentalità attuale della Chiesa cattolica e perpetuano la paura nei confronti della sessualità umana. Il principio “punire il peccato ma non il peccatore” non esisteva nell’Impero ottomano e tuttavia quest’ultimo è considerato l’ultimo dei califfati islamici.
Come spiegare questo mutamento repentino?
Il crollo della civiltà arabo-musulmana (che corrisponde allo smantellamento dell’Impero ottomano e alla colonizzazione del XIX secolo) ha condotto al sorgere dei nazionalismi e degli islamismi, che traducono una crisi identitaria che vediamo esplodere regolarmente all’interno delle società arabo-musulmane, come mostra l’esempio recente delle Primavere arabe, una serie di rivoluzioni più o meno abortite, più o meno democratiche. A questo proposito rammentiamo che in Francia, dopo aver tagliato la testa al re, ci sono voluti cento anni per trovare un sistema politico affidabile. Quello che voglio dire è: più che un problema di cultura araba o di islam, è un problema di politica fascistoide e totalitaria: fascistoide nel senso che impone un’identità unica, e totalitaria in quanto applicata nella totalità dello spazio pubblico e persino nello spazio privato. Tutto questo si accompagna al ripiegamento su valori molto maschilisti, omofobici e misogini che non erano maggioritari prima della fine dell’Impero ottomano.
Il Corano non sembra condannare l’attrazione omosessuale in quanto tale (la parola “omosessualità” non è scritta da nessuna parte) ma condanna la “pratica degli uomini di Lot”, vale a dire il popolo delle città di Sodoma e Gomorra, resesi colpevoli di sodomia.
Nemmeno la parola “sodomia” è utilizzata. Il peccato di Sodoma non era la sodomia, bensì lo stupro rituale. Lo storico Erodoto (484-420 avanti Cristo) descrive le pratiche – considerate barbare alla sua epoca – delle tribù della pianura mesopotamica. A Sodoma e Gomorra, per essere un figlio o una figlia di buona famiglia, bisognava fare dono della propria verginità al tempio: offrire il proprio seme se uomo, la propria verginità se donna. Tale rappresentazione sadomasochistica della sessualità è condannata dal Corano e dalla Bibbia. Questo non ha niente a che fare con le persone LGBT che chiedono che il loro matrimonio, ed eventualmente i loro figli, siano riconosciuti dalla Repubblica.
Malgrado tutto questo, ancora oggi l’Arabia Saudita esporta nel mondo intero degli esemplari del Corano tradotto in tutte le lingue nei quali, dopo la citazione di Sodoma e Gomorra, è scritto tra parentesi “la città degli omosessuali”. Fanno esattamente ciò che il Corano proibisce, vale a dire travestire le parole del Corano stesso.
La sura 27 del Corano, versetto 55, dice: “Vi accosterete agli uomini piuttosto che alle femmine, per placare il vostro desiderio? Siete davvero un popolo ignorante”.
Ancora una volta, è questione di traduzione. Incontriamo lo stesso problema con la Bibbia, che potrebbe permettere di giustificare la schiavitù o il matrimonio con ragazzine preadolescenti! Non bisogno leggere il testo in modo letterale, anche quando la traduzione non pone nessun problema, e bisogna sempre tenere presente il contesto sociale dell’epoca. Dobbiamo porre una doppia distanza: contestuale ed etimologica. Il termine utilizzato qui dal Corano è shahwa: desiderio bestiale, concupiscenza, ed è questo ad essere proibito, il che si riallaccia chiaramente allo stupro rituale. Un altro versetto del Corano precisa: “Nessun popolo prima di voi si era abbandonato a tale turpitudine”. Dio non è così stupido da credere che l’omosessualità l’abbiano inventata Sodoma e Gomorra! Alcuni musulmani affermano, guardandovi dritto negli occhi: “L’omosessualità non esisteva prima che la inventassero Sodoma e Gomorra”; essa esiste invece presso più di 400 specie animali: fa quindi parte della natura. Il Corano non può contraddire ciò, altrimenti non sarebbe un testo interessante, da prendere in considerazione.
Ma lei è imam: presumo che non neghi la santità del Corano.
Il Corano è santo proprio perché ci offre una verità che è continuamente contestualizzabile. Come dice Dio a Mosè: “Questa verità non è in cielo, questa verità è tra di voi”. Spetta a voi appropriarvene, santificarla ma anche comprenderla, integrarla nelle vostre vite, dunque farla evolvere.
La Sunna, vale a dire l’insieme degli ahadith (i discorsi attribuiti al Profeta), costituisce la seconda fonte dell’islam dopo il Corano. Uno di questi ahadith dice: “Se trovate qualcuno che pratica l’atto del popolo di Lot, allora uccidete colui che pratica l’atto e colui sul quale è praticato”.
Adesso sapete che il popolo di Lot non era omosessuale ma stupratore, perché gli abitanti di Sodoma e Gomorra volevano violentare dei giovani. La moglie di Lot è stata uccisa mentre le due città venivano distrutte perché anch’ella praticava dei crimini, ma non era omosessuale perché era sposata con Lot. Questo non quadra con la storia.
Un altro hadith, riportato da Ibn Abbas, un Compagno del Profeta, lascia poco spazio all’interpretazione: “Allah non guarda un uomo che ha un rapporto con un uomo o con una donna per il didietro”.
Questo hadith parla della sodomia tra coppie eterosessuali; è molto interessante sapere che tale forma di sessualità era rifiutata dai Medinesi ma praticata dai Meccani ai tempi del Profeta. Un versetto del Corano contraddice chiaramente questo hadith, che il Profeta non ha probabilmente mai pronunciato: “Le vostre spose per voi sono come un campo. Venite pure al vostro campo come volete”. Secondo alcuni esegeti dell’epoca (i primi ad avere interpretato il Corano) questo versetto farebbe riferimento a tale pratica, la quale non era vista nello stesso modo da una tribù all’altra. Alcuni Arabi ritenevano che non fosse permessa, nemmeno nel contesto di una coppia eterosessuale. E dunque il Corano si pronuncia affermando che non vi è nulla di male.
Inoltre, diversi ahadith riportano come il Profeta proteggesse i mukhannathun, gli uomini effeminati davanti ai quali le donne non si velavano perché non avevano nessun desiderio verso il sesso opposto. Sempre secondo le medesime fonti Aisha, la sposa preferita del Profeta, riporta dopo la morte di Muhammad come quest’ultimo accogliesse presso di lui i mukhannathun, proibendo di ucciderli.
Gli ahadith sono stati riportati dai sahabah, i Compagni del Profeta, i primi ad avere aderito alla nuova religione. Sono una fonte autorevole nell’islam. Possiamo dubitare della loro buona fede sulla questione dell’omosessualità?
Uno dei sahabi, Abu Hurayra, era lui stesso un mukhannath; tuttavia denunciò uno dei suoi simili, chiedendo che fosse giustiziato. Ma il Profeta si rifiutò di ucciderlo perché pregava come tutti i musulmani. Del resto, sapendo che l’islam non ammette la vita monacale e che tutti gli uomini devono sposarsi, Abu Hurayra stesso si recò dal Profeta e gli domandò: “Non posso sposarmi con una donna. Cosa devo fare?”; il Profeta, molto probabilmente consapevole che Abu Hurayra reprimeva il suo lato femminile e la sua omosessualità, gli rispose: “Ebbene, non ti sposare”. Abu Hurayra ha riportato quasi settemila ahadith, molto più di qualsiasi altro Compagno o moglie del Profeta. Questo vorrebbe dire che ne ha riportati due al giorno per un periodo di vent’anni, il che è umanamente impossibile.
Quando Aisha, la moglie del Profeta, gli chiese “Come riesci a riportare tanti ahadith?” egli rispose: “Il Profeta ha messo il suo mantello per terra e ha recitato un incantesimo magico: ecco perché ho una buona memoria”. Ma Aisha replicò: “Ecco perché sei un bugiardo: il Profeta non pratica la magia, né la stregoneria”. Malgrado questo, i musulmani più dogmatici passano il loro tempo a riportare gli ahadith di uno che probabilmente era omosessuale, che rifiutava la sua omosessualità ed era un omofobo interiorizzato!
Abu Hurayra non accettava il suo genere, né la sua sessualità, ma finì per sposarsi ed avere dei figli per poter beneficiare dei relativi vantaggi politici e, senza dubbio, per cercare di “guarire” dalla sua omosessualità…
Testo originale: Coran et homosexualité : les convictions d’un imam gay