Il cristianesimo. Il maggior argomento a favore del matrimonio gay
Articolo di Louisa Bartolo tratto dal Sunday Circle.com (Malta), 2 dicembre 2011, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
“Paesi come Norvegia, Svezia, Germania e Brasile offrono alle coppie gay il diritto, sostanziale di sposarsi. E magari dovrebbero ringraziare il Cristianesimo”, dice Mario Gerada (ndr di Drachma, gruppo di cattolici omosessuali di Malta). Le società che più si sono mosse sul fronte del matrimonio gay hanno profonde radici Cristiane.
Prendete la Norvegia, la Svezia, la Danimarca, la Finlandia, la Germania, la Colombia, il Brasile… tutti stabiliscono, in diversa maniera, la dignità del matrimonio delle coppie gay. Tutti sono composti da una maggioranza di popolazione Cristiana.
I conservatori direbbero che la causa è l’eccessivo allontanamento dalle proprie radici – l’essere portati via dalla marea della secolarizzazione.
Mario Gerada sostiene il contrario. Attivista sociale freelance che si occupa di gruppi minoritari ed emarginati, negli ultimi anni Mario ha lavorato alla costruzione di ponti tra la Chiesa Cattolica Romana e la comunità gay. Sostiene che è precisamente grazie alle loro profonde radici Cristiane che questi paesi hanno accettato il matrimonio gay.
Non che le altre religioni costituirebbero un ostacolo. Infatti, le linee ufficiali Buddhista, Hinduista ed Ebraica sono effettivamente molto più aperte al matrimonio gay della visione Cristiana ortodossa, in modo particolare quella Cattolica.
Buddhisti e Hinduisti non hanno espresso una posizione ufficiale sull’omosessualità, cosa che li rende automaticamente più liberali, mentre nel caso del Giudaismo, anche il movimento conservatore, che si oppone al matrimonio gay, concede ai singoli rabbini la libertà di riconoscere e celebrare unioni omosessuali.
L’Islam si oppone all’omosessualità, sebbene qualcosa si muova – come il sudafricano Muhsin Hendricks, un imam Musulmano apertamente gay a capo dell’Inner Circle, un’associazione di supporto ai Musulmani che vogliono fare i conti con la propria sessualità.
Cristianesimo e matrimonio omosessuale
Ma la ragione per cui Mario insiste ci sia un legame diretto tra il Cristianesimo e la tolleranza verso l’omosessualità, fino al punto di accettare il matrimonio omosessuale, è che “al Cristianesimo piace sconvolgere lo status quo”.
Nel lungo periodo in cui è stato un Impero, il Cristianesimo può aver perso alcune prospettive – si è concentrato di più sull’autoconservazione, sul difendere la tradizione, fino al punto da dimenticare il suo messaggio fondamentale, dice Mario.
Quel messaggio fondamentale, dice, è Gesù Cristo vittima emarginata ed oppressa. “Il Cristianesimo rovescia l’idea di una singola persona sacrificata per il bene comune – nel Cristianesimo accade che quella singola persona sia il figlio di Dio. Nell’elaborazione del teologo Cattolico James Alison, l’idea Cristiana riguarda la centralità della persona umana, specialmente dell’oppresso.”
È questa inclusività che secondo Mario rende il Cristianesimo aperto alla possibilità dell’uguaglianza del matrimonio. Ecco perché sostiene che “tutto questo dibattito è una buona notizia per noi perché ci costringe a ripensare” i valori fondamentali della fede Cristiana.
La visione ufficiale
L’argomento di Mario potrebbe calzare a pennello a denominazioni Cristiane come la Chiesa Episcopale, la Chiesa Evangelica Luterana e la Chiesa Presbiteriana negli Stati Uniti, la Chiesa Unita di Cristo e altre che hanno fatto un pezzo di strada verso il riconoscimento delle unioni omosessuali. Eppure la sua voce sembra trovare scarsa eco nella gerarchia Cattolica.
Prendete il documento preparato dal cardinale Joseph Ratzinger ed approvato dall’allora Pontefice r Giovanni Paolo II nel 2003.
Per coloro che speravano di vedere un ammorbidimento nella linea dura della Chiesa Cattolica sul matrimonio gay, questo documento non è una lettura piacevole.
“Non c’è assolutamente alcuna base per considerare le unioni omosessuali in qualche modo simili o anche remotamente analoghe al piano di Dio per il matrimonio e la famiglia” dice il documento. “Il matrimonio è santo, mentre gli atti omosessuali vanno contro la legge morale naturale. Gli atti omosessuali chiudono l’atto sessuale al dono della vita. Non procedono da una genuina complementarietà affettiva e sessuale. In nessuna circostanza possono essere approvati”.
In un recente sondaggio condotto dal Pew Research Centre, che mirava a tenere traccia dell’atteggiamento dell’opinione pubblica americana verso le unioni omosessuali nel tempo, si è scoperto che, mentre c’è stato un notevole incremento di favorevoli tra i Cattolici bianchi, questa impennata nei consensi si deve in pratica interamente ai Cattolici che assistono alla messa “saltuariamente”. Le opinioni di chi assiste regolarmente rimangono immutate.
Stando così le cose, vi perdoniamo se mettete in dubbio la riconciliazione tra Cristianesimo e matrimonio gay, per non parlare dell’idea che si rinforzino a vicenda.
Unioni omosessuali 600 anni fa
Magari non sareste stati di quest’idea se foste nati tra il IX e il XV secolo. Il defunto storiografo, laureato a Harvard e professore a Yale John Boswell, scrisse un controverso libro intitolato “Unioni dello stesso sesso nell’Europa pre-moderna” in cui offriva dettagliate prove storiche della benedizione occasionale di unioni omosessuali da parte dei Cristiani pre-moderni.
Eppure le reazioni provocate dal libro di Boswell mostrano fino a che punto l’opposizione della Chiesa al matrimonio gay venga ora vista come fondamentale ed inequivoca. “Quando la gerarchia parla di matrimonio non viene compresa e la comunità gay non viene ascoltata” dice Mario.
Il punto dolente del problema, dice ancora, è che la Chiesa e la comunità gay parlano lingue differenti. Mentre la gerarchia ha una prospettiva teologica, la comunità gay parla di diritti umani. “Le relazioni gay sono spesso viste come il soddisfacimento della lussuria; naturalmente alcune lo sono, ma molte sono un luogo d’amore, che dà vita nel senso più ampio della parola.”
Un modo migliore di iniziare una discussione tra la gerarchia clericale e la comunità gay, che perlopiù, afferma Mario, “parlano dell’altro ma non parlano con l’altro”, sarebbe la “teologia dell’amicizia”, ovvero l’amore profondo, impegnato ed esclusivo. “Teologicamente parlando, la Chiesa si trova più a suo agio nel definirlo come amicizia”.
Mario dice che il matrimonio include sia la forma che il contenuto. “La gerarchia dà molta importanza alla forma”. Dice di essere d’accordo sul fatto che il disegno di Dio sia che l’uomo e la donna si uniscano per concepire, ma questo non è tutto. “E il contenuto?” chiede. “Cosa rende Cristiano un matrimonio Cristiano?” Il Cristianesimo, dice, “può aiutarci a comprendere l’amore nel suo senso più ampio”.
Santa Perpetua e Santa Felicita
Un buon modo per cominciare è leggere qualche storia della Bibbia. Il libro “Homosexuality: A Positive Catholic Perspective” della New Ways Ministry (www.newwaysministry.org), un’associazione con sede negli USA che “svolge un ministero di aiuto, assistenza e giustizia per i Cattolici gay”, elenca una sfilza di esempi di “relazioni omosessuali impegnate”.
La lista include i santi Sergio e Bacco, Santa Brigida d’Irlanda e Santa Darlugdach, Sant’Anselmo d’Aosta e Gilbert Crispin, San Bernardo di Chiaravalle e William Thierry, Santa Hildegarda di Bingen e Riccarda von Stade.
Un altro esempio riportato nel libro e che a Mario piace particolarmente è quello di Santa Perpetua e Santa Felicita. Perpetua è una nobildonna e Felicita la sua schiava. Sono ambedue sposate, ed essendosi rifiutate di venerare gli dei pagani, vengono imprigionate e condannate a morte.
Felicita è incinta. Suo marito, come quello di Perpetua, non mostra né comprensione né interesse. Suo padre tenta di convincerla ad abbandonare il Cristianesimo, visitandola anche in prigione ed aggredendola fisicamente.
Perpetua è l’ancora di Felicita, e così forte è l’amore tra le due donne che sembrano quasi fondersi l’una nell’altra. Felicita prega che suo figlio nasca un mese in anticipo per poter morire assieme a Perpetua. La sua preghiera viene ascoltata, suo figlio nasce un mese in anticipo e le due donne vengono uccise insieme: gettate in pasto alle belve e poi decapitate. “Magari erano lesbiche, magari erano bisessuali…non possiamo classificarle con i termini con cui comprendiamo la sessualità al giorno d’oggi” dice Mario.
“Il punto è che di tutte le relazioni che hanno avuto: marito-moglie, padre-figlia, quella tra loro due è stata la più significativa. Questo era l’esempio di amore Cristiano. L’idea Cristiana dell’amore” continua “è che Dio si trova all’interno delle relazioni e non a dispetto delle relazioni.”
Una comprensione dell’amore che Mario ritiene molto utile anche nel contesto delle relazioni maschio-femmina. “Molte si basano ancora sul possesso, sull’idea della donna come proprietà.”
Incontrarsi a metà strada
Ed ecco il cuore del discorso di Mario: le posizioni della gerarchia Cattolica e della comunità gay sulle unioni omosessuali si sono trincerate in lati opposti perché i due soggetti parlano lingue distinte, rendendo il dialogo quasi impossibile. Ma c’è sempre la possibilità di una valuta comune, dice Mario: la valuta dell’amore Cristiano.
Testo originale: Christianity – the biggest argument for gay marriage