Il cristiano liberato. Vegliare insieme per farci illuminare dal Vangelo
Riflessioni di Don Gianluca Carrega, responsabile dell’arcidiocesi di Torino per la pastorale con le persone omosessuali e i loro genitori
Scrivo questa breve riflessione nei giorni che precedono l’anniversario della Liberazione del nostro Paese. Sapete che su questa ricorrenza c’è un antico dibattito storiografico per stabilire se l’Italia si sia liberata dal giogo nazi-fascista o se, di fatto, sia stata liberata. In alcuni casi furono in effetti le formazioni partigiane a scacciare le forze repubblichine sostenute dai tedeschi, ma certamente il contributo degli alleati fu imprescindibile.
Nella vita spirituale il problema non si pone affatto in questi termini. Dal punto di vista cristiano non esiste alcuna autoredenzione, l’iniziativa parte da Dio stesso e culmina nell’offerta di sé di Cristo sulla Croce, che sconfigge il potere di Satana che ci teneva schiavi. La libertà del cristiano è, quindi, un dono gratuito che Gesù ci ha ottenuto senza alcun merito particolare da parte da nostra.
Ma questo evento di liberazione non si conclude in se stesso. Come osserva giustamente Paolo: “Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Galati 5,1). Per l’apostolo la minaccia veniva dall’imposizione dell’osservanza della legge giudaica a persone che provenivano dal paganesimo e non avevano nulla da spartire con quella tradizione.
Ma questo appello paolino può essere attualizzato in diversi modi. Sono tante le maniere in cui il cristiano liberato dal male può ricadere in esso. In tal modo diventa per lui necessario lottare per conservare quella libertà che ha ricevuto, compito che deve affrontare giorno per giorno di fronte a un avversario sconfitto ma ancora insidioso. Per sua fortuna, però, lo Spirito Santo viene in suo soccorso, lo protegge, lo consiglia, lo esorta a rimboccarsi le maniche.
Il vangelo di Giovanni affronta la questione da una prospettiva simile e al tempo stesso un po’ diversa. Il mantenimento della libertà avviene attraverso l’ascolto della parola di Gesù che fa conoscere ai suoi discepoli la verità, strumento essenziale per essere liberi. Dunque è ascoltando la verità che si rimane liberi.
Questo compito di discernimento riguarda tutti gli ambiti della sua vita: la dimensione di fede, l’aspetto relazionale, l’identità sessuale, le relazioni affettive, l’impegno sociale e politico, ecc. Il credente deve avere il coraggio di mettersi a nudo e di lasciarsi giudicare dalla verità. Quel Gesù che dice di essere la verità è lo stesso che afferma di essere la luce del mondo, perciò venire alla luce di Gesù e fare la verità è la medesima cosa.
Il lavoro che ciascuno pratica su se stesso non significa che il compito si esaurisca qui. Come nei giochi da bambini, chi si è lasciato liberare deve andare in soccorso degli altri che sono ancora prigionieri, in attesa del fatidico “liberi tutti!”.
Ma non è possibile indicare agli altri e alla società la via della liberazione se prima non si è fatta la verità su se stessi. Per questo è importante che queste giornate di veglia non siano soltanto la denuncia di ciò che accade attorno a noi, ma anche un’occasione per rientrare in noi stessi e farci illuminare dalla verità del vangelo.