Il dibattito in corso nella Chiesa cattolica ed evangelica tedesca sulla benedizione delle coppie omosessuali
Articolo di Von Christoph Paul Hartmann pubblicato sul sito cattolico Katholisch.de (Germania) il 29 agosto 2019, liberamente tradotto da Antonio De Caro
Chi, come coppia, vuole la benedizione della Chiesa, non può essere schizzinoso – in ogni caso questo vale per gli omosessuali. Le condizioni generali sono, infatti, molto diverse: dalla piena equiparazione alle coppie eterosessuali a una “zona grigia” sfruttata in casi particolari. Una visione d’insieme.
Non a caso per molti si tratta del “giorno più bello nella vita”: due persone si dichiarano pubblicamente l’una all’altra, si promettono amore e fedeltà, da quel momento in poi sono ufficialmente legate e coniugate l’una con l’altra. Chi è credente, fa questa promessa anche davanti a Dio. Eppure, a seconda del tipo di coppia, questo punto può diventare difficile. Dal 2017 le coppie omosessuali in Germania possono sposarsi civilmente e sono così equiparate alle coppe eterosessuali. Ma che gli sposi possano portare la loro unione anche in chiesa, dipende molto dal luogo e dalla confessione.
All’interno della Chiesa Evangelica in Germania ogni Chiesa Regionale ha le sue regole su come trattare le coppie omosessuali. Chi dà un’occhiata alla cartina della Germania, lo vede rapidamente: delle 20 autonome Chiese Regionali, in 11 il matrimonio è possibile per tutti; in 7 ci sono pubbliche celebrazioni di benedizione, che in una di esse vengono equiparate al matrimonio. Soltanto in 2 Chiese Regionali ci sono solo benedizioni private.
Al primo gruppo appartiene, fra le altre, la Chiesa Regionale di Baden. Lì il Sinodo Regionale ha affrontato il tema nel 2016 e come prima cosa ha consultato la Bibbia. Le affermazioni bibliche sull’omosessualità sono davvero rare e spesso collegate con altri aspetti, come la violenza o la separazione dalle religioni straniere. Dove si parla davvero soltanto di rapporti omosessuali, i commenti sono molto stringati. Un classico è il libro del Levitico: “Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio” (Lv 18.22). Ma la Bibbia non ne fornisce in quel passo alcuna motivazione.
“Quello che in quel passo viene condannato, non ha nulla a che fare con le odierne situazioni di vita”: così Matthias Kreplin, Consigliere Superiore della Chiesa, riassume il risultato della discussione sinodale. Al tempo dell’Antico e del Nuovo Testamento, infatti, non esistevano relazioni omosessuali in cui i partner fossero dello stesso livello e si ritenessero responsabili l’uno dell’altro. Di norma esse erano, più che altro, espressioni di inferiorità, sottomissione e sfruttamento – per esempio, quando nell’antica Grecia uomini più grandi avevano relazioni con adolescenti chiaramente più giovani. Inoltre, i rapporti omosessuali erano parte di culti pagani, da cui il giudaismo voleva prendere le distanze. Queste forme di omosessualità sono l’obiettivo delle affermazioni bibliche – questa è la posizione teologica oggi diffusa.
Prendere la Bibbia sul serio
Kreplin osserva anche: “noi vogliamo prendere la Bibbia sul serio – e per questo argomentare in base allo spirito dell’intera Bibbia”. Su questo punto i partecipanti al sinodo hanno messo in luce due linee guida che attraversano l’intera Bibbia: da una parte, nella Bibbia gli esseri umani vengono quasi sempre integrati più che emarginati; dall’altra, l’intera Sacra Scrittura è segnata dal presupposto “Amerai il prossimo tuo come te stesso” – che poi deriva pure dal Levitico (19.18). Inoltre ci sono anche altre norme nella Bibbia che oggi non vengono più considerate valide, continua Kreplin. “Basti pensare solo alla schiavitù, che nella Bibbia non viene mai messa in discussione. Eppure, oggi notiamo che essa non è compatibile con la fede cristiana”. La Chiesa di Baden allora si è espressa in modo diretto a favore del matrimonio per tutti, rifiutando la discriminazione. “Sul piano liturgico non ci è chiaro quale dovrebbe essere la differenza”.
Diversa è stata la decisione di una Chiesa molto vicina: la Chiesa Regionale di Baviera. Anche lì le possibili benedizioni per coppie omosessuali sono state incluse nell’ordine del giorno del sinodo: sono stati consultati i passi biblici ed è stato gettato uno sguardo sulle motivazioni in altre Chiese. Alla fine è arrivata la decisione: le benedizioni devono esserci. “Teologicamente la benedizione delle coppie omosessuali è proprio la stessa del matrimonio eterosessuale, è solo un altro concetto”, constata Michael Martin, Consigliere Superiore della Chiesa. Il fatto che si tratti di un altro concetto è pensato come concessione ai fedeli conservatori, che non riescono ad accettare del tutto l’idea del matrimonio per tutti.
Sul piano liturgico, i ministri e le ministre del culto evangelico godono di grande libertà. Presso di loro non vige una forma obbligatoria, come nel mondo cattolico, per le celebrazioni di avvenimenti particolari della vita. In Baviera le proposte per gli elementi costitutivi delle benedizioni si appoggiano a quelle introdotte per i matrimoni misti, cioè quelli in cui i coniugi appartengono a religioni diverse. Ma è importante notare che nella Chiesa Evangelica non esiste un matrimonio in senso stretto. Secondo le parole di Lutero, “Il matrimonio è un affare terreno”, tutti i matrimoni evangelici sono solo delle benedizioni che hanno luogo dopo la celebrazione del matrimonio civile. I matrimoni evangelici non hanno un carattere sacramentale.
(Quasi) gli stessi presupposti per tutti
Per tutte le coppie valgono però certi presupposti per la celebrazione del matrimonio: devono essere sposate civilmente, come prova che, nelle intenzioni, la relazione deve essere duratura. Oltre a ciò, uno dei due coniugi deve essere membro di quella Chiesa. Per le coppie omosessuali vale un’ulteriore norma: i ministri e le ministre del culto possono negare la celebrazione per motivi di coscienza. In questo caso bisogna rivolgersi ad un altro o ad un’altra ministra, che impartisca la benedizione.
La situazione nella Chiesa Cattolica è, al contrario, completamente diversa. Il Catechismo, certo, afferma che gli omosessuali “essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza” (CCC 2358). Ma il tono cambia riguardo l’esercizio della sessualità, che nella concezione cattolica è riservato solo al matrimonio: nella Dichiarazione Persona Humana pubblicata nel 1975 la Congregazione Vaticana per la Dottrina della Fede ha definito gli atti omosessuali come “intrinsecamente disordinati”, che “in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione”. Una formulazione simile si trova fino ad oggi nel Catechismo. L’origine di questo atteggiamento deriva dalla storia della creazione nel libro della Genesi: nei personaggi di Adamo ed Eva si mostra l’originario ordine della creazione, cioè la differenza sessuale degli esseri umani. Di conseguenza, per l’unione di due esseri umani vive è vitale la complementarietà dei due sessi, che include necessariamente la riproduzione. L’argomento della Chiesa Cattolica, dunque, si richiama all’idea di una sorta di legge naturale: in tale visione, per gli omosessuali non sembra rimanere posto.
Eppure, anche nella Chiesa Cattolica si percepisce un parziale ripensamento. Sempre più teologi cattolici in Germania argomentano come il Consigliere Superiore Kreplin. Il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi da tempo si pronuncia a favore di cerimonie di benedizione. E qualcosa si muove anche tra i vescovi. Come primo vescovo in Germania, Franz-Josef Bode (Osnabrück) ha affermato di volere riflettere sulla possibilità di una benedizione per gli omosessuali. “Il silenzio e i tabu non fanno progredire e generano insicurezza”, ha affermato all’inizio dell’anno scorso. Nello stesso tempo, per lui è importante tracciare una chiara differenza dal sacramento del matrimonio.
Anche il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, ritiene possibili le benedizioni. I sacerdoti dovrebbero prendere sul serio la situazione delle singole persone e accompagnarle spiritualmente. “Bisogna anche incoraggiare i sacerdoti e i direttori spirituali a dare sostegno alle persone nelle situazioni concrete”. In questo campo egli non vedrebbe “davvero nessun problema”, ha affermato nel febbraio 2018. Ma c’è anche l’aspetto opposto: il gesuita Ansgar Wucherpfennig, per via delle sue affermazioni positive sulla benedizione per le coppie omosessuali, ha suscitato irritazione in Vaticano. Ultimamente, a metà agosto, ha preso la parola Dieter Geerlings, già vescovo ausiliario di Münster, e ha espresso l’opinione “che la Chiesa può benedire le unioni omosessuali”. Al contrario, Georg Bätzing, vescovo di Limburgo, ha detto, una settimana dopo, che tali benedizioni al momento non sarebbero possibili, poiché sarebbero in contrasto con l’atteggiamento della Chiesa, e per questo avrebbe paura di uno scisma. Solo martedì 27 agosto i vescovi Bode e Stefan Heße (Amburgo) hanno auspicato un approccio più aperto della Chiesa verso gli omosessuali.
Stephan Loos e Georg Trettin ormai da tempo riflettono su questo tema. Uno direttore dell’Accademia Cattolica di Amburgo, l’altro teologo ufficiale e corettore, hanno organizzato, con l’Accademia Episcopale di Osnabrück e altre, un convegno sull’approccio della Chiesa alle coppie omosessuali e, da poco, hanno prodotto il volume degli atti del convegno, sulle possibilità di benedizione per queste coppie. Su questo aspetto sono favorevoli a un cambiamento della fermezza pastorale: i progressi scientifici, infatti, mettono del tutto in discussione l’idea che la Chiesa ha di “legge di natura”. “Su questo punto la dottrina cattolica sulla sessualità presenta una plausibilità altamente discutibile”, dice Loos. La loro intenzione è di elaborare nuove prospettive attraverso il dialogo fra esponenti della Chiesa, lesbiche ed omosessuali. È tutto ancora molto poco concreto: eppure alcune indicazioni sono già emerse, durante il convegno e nel libro.
La chiave: un paragrafo nel testo ufficiale delle benedizioni
Chi vuole saperne di più sulle benedizioni, dovrebbe sfogliare il Benedizionale, che presenta tutti i tipi di benedizione e la loro struttura liturgica: dalla benedizione per il vino di S. Giovanni a quella per i turisti che fanno le vacanze in montagna, fino a quella per gli impianti di depurazione idrica, qui si trova davvero tanto. Ci sono anche indicazioni per le benedizioni nelle più disparate situazioni di vita. Ma non possono essere coperte tutte: ecco perché al punto 36 dell’introduzione c’è scritto “Se viene richiesta una benedizione che non è contenuta nel Benedizionale, se ne può scegliere una simile e adattarla alla situazione o predisporre una benedizione seguendo gli elementi fondamentali qui forniti”.
Qui i due teologi vedono una “zona grigia”, in cui, in casi particolari, un concreto operatore pastorale può tenere una celebrazione per una coppia concreta, che gli chiede una benedizione. Essa può avere forme molto diverse: dal contesto privato alla liturgia celebrata pubblicamente in una chiesa, nei decenni passati si è verificato già di tutto. Il problema: la scelta dipende dai singoli operatori pastorali. “Si può avere fortuna, ma anche sfortuna. È una situazione arbitraria” lamenta Trettin. Ma sottolinea anche la centralità della benedizione come dono di Dio agli uomini. “Come può un parroco arrogarsi il diritto di negare la benedizione a una coppia? Non è un peccato contro lo Spirito Santo?”
Per uscire da questa situazione arbitraria, secondo Loos ci sono molte possibilità nell’ambito del diritto canonico vigente. “Il vescovo locale può, a determinate condizioni, emanare delle norme per l’ambito liturgico, in cui si possono annoverare anche le benedizioni”. In un caso simile, non sarebbe necessario cambiare il diritto canonico. Il presbitero in questione potrebbe allora essere sicuro che la celebrazione non avrebbe per lui conseguenze disciplinari –molte benedizioni sono già saltate a causa di questa preoccupazione di molti presbiteri o delle minacce da parte dei vescovi. Il comportamento dei vescovi verso i sacerdoti che vogliono benedire le coppie omosessuali è infatti assolutamente discrezionale: dalla rimozione alla sospensione al tacito assenso, tutto è possibile.
Loos e Trettin sperano nella “via sinodale” promossa dalla Conferenza Episcopale Tedesca. “Papa Francesco ha già rimesso determinate questioni e controversie alle loro regioni di provenienza – del tutto in accordo con il suo atteggiamento pastorale di fondo” dice Trettin, che perciò può immaginare che in questo quadro pastorale si possano trovare delle soluzioni. Però rifiuta di pensare in termini troppo dogmatici e di voler formulare in prima battuta nuove regole universali: a suo giudizio, “si tratta principalmente delle persone, non della dottrina”.
Consiglio di lettura: Mit dem Segen der Kirche? Gleichgeschlechtliche Partnerschaft im Fokus der Pastoral (Con la benedizione della Chiesa? Le unioni omosessuali nell’ottica della pastorale), editore Herder 2019, 208 pagine.
Testo originale: Ist ein Segen für homosexuelle Paare möglich?