Il dibattito sui diritti LGBT in Slovacchia
Articolo di Kevin Molloy pubblicato sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 30 settembre 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Se i cristiani e le cristiane LGBTQ della Slovacchia abbracciano con gioia sia la loro identità sessuale che quella religiosa, la Chiesa Cattolica e i partiti politici slovacchi procedono lentamente sulla strada dell’accettazione.
In questo Paese a maggioranza cristiana, dove il 66% della popolazione si dice cattolica, i programmi di sinistra dei partiti progressisti che reggono il governo non prevedono nulla per la comunità LGBTQ. Anche se alcuni politici hanno espresso pubblicamente il loro sostegno per i diritti LGBTQ (come le unioni omosessuali e le adozioni), il governo è riluttante a mettere in cantiere delle riforme che finirebbero per scuotere questo Paese cristiano.
Chi sostiene i diritti LGBTQ viene prontamente ripreso dalle autorità cattoliche. Quando l’allora candidata [alla Presidenza della Repubblica] Zuzana Čaputová disse, come sua opinione personale a sostegno della legalizzazione delle unioni omosessuali, che “i bambini starebbero molto meglio se venissero adottati da coppie omosessuali, piuttosto che languire negli orfanotrofi”, alcuni vescovi ammonirono che votare per lei avrebbe costituito peccato. Una volta presidente, Zuzana Čaputová disse che non avrebbe appoggiato una riforma tanto controversa.
Durante la campagna per le presidenziali, i sacerdoti cattolici hanno apertamente sostenuto Marian Kotleba, il candidato del Partito del Popolo – La nostra Slovacchia [Ľudová strana – Naše Slovensko], un partito definito [dal sito Web] Balkan Insight come “omofobo, anti-immigrazione, di estrema destra“.
Nel 2014 il Parlamento slovacco ha emendato la Costituzione per impedire il riconoscimento delle unioni omosessuali, una mossa che ha visto l’appoggio verbale di papa Francesco; secondo molti attivisti LGBTQ, è stata la prima volta “nella storia moderna della Slovacchia in cui la Chiesa Cattolica si è intromessa così pesantemente nella politica del Paese”.
L’opinione pubblica conosce [su queste tematiche] molte oscillazioni, incurante del generale consenso tra i suoi vicini europei. Come riporta Balkan Insight: “In un sondaggio del 2016 il 49% degli intervistati ha affermato che sarebbe disturbato da una coppia omosessuale che vivesse nella porta accanto; un 13% in meno rispetto al 1991, ma un 14% in più rispetto al 2009. […] Per il 21% sarebbe perfettamente accettabile avere un collega gay o una collega lesbica, in confronto alla media UE (rilevata nel 2015) del 63%. Curiosamente un altro sondaggio, pubblicato il mese scorso [settembre 2019], ha rilevato che il 57% è a favore delle unioni omosessuali”.
Perse nei dibattiti politici tra la sinistra e la destra, la Chiesa e lo Stato, le persone LGBTQ slovacche cercano di vivere un’autentica vita di fede nell’unica casa spirituale che abbiano mai conosciuto.
Gli attivisti LGBTQ slovacchi prendono atto che le Chiese cristiane hanno fatto dell’antagonismo contro la causa LGBTQ il loro cavallo di battaglia, come dice Martin Kováč: “La guerra contro [la causa] LGBT è al primo posto degli obiettivi della maggior parte delle Chiese cristiane in Slovacchia […] Noi vogliamo mostrare un cristianesimo diverso”.
Le persone LGBTQ cristiane riconoscono in questa lotta una politicizzazione del cristianesimo, incoerente con il cuore del Vangelo, che secondo Juraj Variny, membro di GayChristians Slovakia [LGBT+ kresťania na Slovensku], è l’amore.
Martin Kolenič, che ha parlato con [il nostro blog] Bondings 2.0 in occasione dell’assemblea del Global Network of Rainbow Catholics (Rete Globale dei Cattolici Arcobaleno) di Chicago della scorsa estate, ha detto: “Dio sarebbe un qualcosa di terribilmente aberrante se mi avesse creato così come sono, ma non mi accettasse così come sono, o sbaglio? […] Il cristianesimo, per come lo concepisco io, parla dell’amore. Sarebbe assurdo se Dio dicesse: ‘Okay, tutti possono vivere l’amore, però voi no!’”.
L’amore potrebbe essere la base di una Chiesa cristiana slovacca diversa, che riconosca le fluttuazioni dell’opinione pubblica e accolga l’amore in ogni sua forma.
Il teologo evangelico Ondrej Prostredník vede molti fedeli a disagio nella Chiesa istituzionale, e fa un ritratto cupo della situazione dei sostenitori della causa LGBTQ all’interno della Chiesa: “Nella Chiesa ci sono molte persone che sostengono [i diritti] LGBT, ma rimangono in silenzio. Hanno paura di venire isolati o segnati a dito, o semplicemente di venire fraintesi. Non si può venire fraintesi nella Chiesa”.
Solidali con Ondrej Prostredník, Juraj Variny e tutte le persone LGBTQ slovacche, noi che possiamo dobbiamo rifiutarci di rimanere in silenzio, di permettere che sia la paura a parlare, e di farci fraintendere. Non c’è nulla da fraintendere: la paura e il silenzio non fanno parte del messaggio evangelico. La nostra buona novella è l’amore.
Testo originale: Slovak LGBTQ Catholics See Hope Despite Church and State