Il disagio di scoprirsi omosessuali all’interno di un cammino di vita consacrata
Email inviataci da fr. Antonio, risponde fr. Roberto
Scrivo a voi per lanciare un messaggio! Sono un religioso (monaco) quarantenne del nord italia. Sono in un momento non facile della mia vita, in una fase di passaggio. Potrà sembrare strano, ma da poco mi sono detto in verità, quello che provo e sento in profondità. Non me la sento più di vivere una doppia vita (da circa 15 anni vivo in comunità), tarpare o reprimere quelli che sono i sentimenti profondi che provo dentro di me. Mi sento falso e non sincero con i confratelli e le persone amiche perchè non conoscono in profondità la mia natura.
La tendenza omosessuale che sento dentro di me sta venendo fuori in modo dirompente. Credo di essere stato anche molto preservato dal Signore, perchè mi ha sempre fatto incontrare sulla mia strada persone che mi hanno voluto molto bene.
Attualmente sono in contatto con alcuni omo (anche un resposabile dei cristiani omo del nord) che mi stanno sostenendo con l’amicizia. Il mio appello che rivolgo a voi di questo sito è se è possibile poter contattare preti, religiosi che stanno o hanno vissuto un esperienza simile alla mia.
Chiedo questo, perchè mi rendo conto che solo chi ha vissuto in prima persona una simile esperienza può rendersi conto meglio dei sentimenti, delle prove, delle difficoltà, dei disagi che si esperimentano e può suggerire cosa e come è bene muoversi. Ringrazio di cuore per la possibilità di questo sito.
fr. Antonio
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La risposta…
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Caro fra Antonio, con tutto il cuore rispondo alla tua email postatami dai fratelli di Gionata ieri. Comincio dalla fine e cioè dalla tua richiesta di “confronto” con fratelli che hanno vissuto prima di te l’esperienza del “ritrovarsi” omosessuali all’interno di un cammino di vita consacrata.
Scrivimi privatamente e saprò darti indicazioni adeguate a questo proposito e metterti a contatto con qualcuno che “vive” sulla pelle la tua medesima problematica.
Aggiungo ora qualche rigo di risposta alla tua richiesta di aiuto e consiglio, sebbene il tema non sia certamente risolvibile con una email. Innanzitutto vorrei soffermarmi su un particolare che è comune a molti dei fratelli che chiariscono la loro identità all’interno di un cammino religioso. Il primo passo, in genere, come nel tuo caso, è sentirsi a disagio e “falsi” nei confronti dell’Istituzione e dei confratelli e di tutti quelli che “non lo sanno”. Mi chiedo e ti chiedo il perchè! In cosa li hai ingannati? Ti dico io qual’è il problema: è la coscienza che tu omosessuale non puoi più continuare il tuo servizio a Dio perchè….omosessuale. Tu stesso forse credi questo. Se si sapesse tu saresti uno fuori-luogo, un non-avente-diritto.
E questo, pensaci bene, non è necessariamente vero; perchè la stessa fedeltà alla purezza che viene chiesta al tuo confratello etero viene chiesta anche a te. E stai certo che all’altro non costa meno che a te rinunciare ad avere una vita sessuale o anche solo sentimentale.
Ognuno di noi ha bisogno dell’altro e senza l’altro non si realizza, per questo Pietro, quando sente parlare di castità (matrimoniale per giunta) per il Regno…..per la prima volta sente un nodo alla gola: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi” (Mt 12,10). Io parafraserei dicendo che….se le condizioni della vita religiosa mi impongono a rinunciare a essere “altro” per qualcuno…allora non conviene continuare….
Il tema era già trattato in Genesi, nella descrizione della creazione della donna, senza la quale l’uomo si sente solo (cfr. Gn 2,18) e Dio “condanna” l’uno ad aver bisogno dell’altro, a fondersi in una sola persona, una sola carne (Cfr. Gn 2,24-25).
Tutti gli uomini sono condannati a questo bisogno creaturale, anche quelli chiamati da Dio espressamente a una vita di consacrazione a Lui soltanto. Allora, poichè non ritengo che l’uomo abbia bisogno di un altro uomo meno di quanto un uomo abbia bisogno di una donna, ti invito a fare memoria della tua vocazione.
Si, non della tua identità sessuale, ma proprio della tua vocazione Riprendi le fila della tua vita e scopriti chiamato alla vita religiosa oppure no. Questa è l’unica cosa che conta. Non puoi lasciare ciò che con tanta fatica hai costruito in questi anni della tua vita solo perchè scopri di essere omosessuale e di desiderare un uomo…ma solo se scopri che hai sbagliato sentendoti chiamato.
Se sei chiamato, allora Dio ti vuole religioso anche nella tua condizione di omosessualità (vorrei dire soprattutto per quella, per la sensibilità che si acquisisce e che ha santificato tanti uomini e donne di cui si tesse l’elogio di una vita vissuta in castità, ma dalla vita dei quali trapela con limpida chiarezza la identità omosessuale).
Riprendi con coraggio il tuo cammino….prega….sentiti amato….progetta il “seguito” della tua vita monastica. E soprattutto non restare solo, non ti autoisolare credendo di liberare gli altri della tua fastidiosa presenza….. In quanto “scelto da Dio” il tuo ministero è insistituibile. Nessun altro prenderà il tuo posto. Qualcuno forse potrà prendere il tuo posto in coro per la Liturgia, o celebrare la Messa delle 08.00 che celebri sempre tu….. Ma tu sei unico fin da quando Dio ti ha creato, e soprattutto sei unico nel servizio da rendere a Dio attraverso la tua vita religiosa e la tua persona.
Vivi con serenità la tua vita, e soprattutto non smettere mai di amare, non avere paura dell’amore in qualunque veste si presenterà. Tieni la porta aperta alll’amore. L’amore (che strano?!!) è il miglior modo di vivere la vita religiosa. La castità senza amore è un vaso di creta destinato ad andare in frantumi. Possa tu cantare con gioia il cantico dell’amore. Aspetto tue notizie. Ti abbraccio forte e ti benedico con tutto il cuore.
fra Roberto