Il don risponde. Cosa faccio, sento di non aver più fede!
Email inviataci da Stefano, risponde don Luca
Volevo chiedere a don Luca cosa fare quando uno non sente più la fede. Ciao
Stefano R.
La risposta…
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Domanda impegnativa la tua. Prima di tutto vorrei dirti che non è un male se la tua fede non è sempre salda e forte. Prova a pensare al volto di una persona che vedi sempre uguale (mai un minimo accenno di ruga, mai un rossore in più o in meno… sempre identico). Cosa pensi? O che questa persona ha addosso una maschera o che ha un gran bravo chirurgo plastico. In ogni caso… è un viso falso.
Ecco, così è anche per la nostra fede. Se è sempre uguale, stabile, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Se non siamo capaci di “vivere” la nostra fede, di farla sintonizzare sulla frequenza del nostro cuore, cioè lasciarla entrare in contatto con i nostri momenti di gioia ma anche quelli di difficoltà, con i nostri momenti di allegria ma anche con quelli di dolore, allora probabilmente quella fede in realtà è solo un soprammobile che ci ricordiamo ogni tanto di spolverare ma che sta lì solo per estetica, ma che in realtà non ci tocca, non ci coinvolge.
Quindi parti dal vivere questo momento non come un qualcosa di solamente negativo ma anche come un segnale con cui sperimenti che per te Dio non è solo un qualcosa (un soprammobile) ma anche un Qualcuno (un compagno di viaggio che in questo momento ti sembra distante). Eh sì, perchè oggi senti Dio distante, o forse non lo senti proprio… ti senti abbandonato da Lui. Tranquillo, sei in buona compagnia: in passato un certo Gesù appeso ad una croce si è trovato a gridare “Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato”.
Eh già, anche Gesù sulla croce sperimenta il dolore del sentirsi abbandonato dal Padre, anche lui dopo aver invano chiesto che gli fosse risparmiata quella sofferenza, nel momento più difficile della sua esistenza, sperimenta il silenzio di Dio.
Il Dio “fedele per sempre” sembra dimenticarsi di Suo Figlio, l’Onnipotente si fa assente, si nasconde. Eh si, su quella croce Gesù è un a-teo, è un senza Dio, non lo sente… Dio su quella croce è scandaloso fino alla fine: su quella croce Dio è ateo.
Taulero, mistico tedesco vissuto nella prima metà Trecento, descrive il suo momento di smarrimento, di “ateismo” (che san Giovanni della Croce chiama “la notte oscura dell’anima”) in questo modo: «Allora veniamo abbandonati in tal modo da non aver più nessuna conoscenza di Dio e cadiamo in tale angoscia da non sapere più se siamo mai stati sulla via giusta, né più sappiamo se Dio esiste o no».
Teresa di Lisieux dice: “…godevo allora di una fede tanto viva, tanto chiara, che il pensiero del Cielo formava tutta la mia felicità, non potevo credere che vi fossero degli empi che non hanno la fede. Credevo che parlassero contro il loro pensiero negando l’esistenza del Cielo, del bel Cielo dove Dio stesso vorrebbe essere la loro ricompensa eterna.
Nei giorni così pieni di gioia del tempo pasquale, Gesù mi ha fatto sentire che ci sono davvero anime che non hanno la fede. Egli permise che l’anima mia fosse invasa dalle più spesse tenebre, e che il pensiero del Cielo, così dolce per me, non fosse più che occasione di combattimento e di tormento… Questa prova non doveva durare qualche giorno, qualche settimana: doveva estinguersi solo all’ora segnata dal Buon Dio. E quell’ora non è ancora venuta…”
Madre Teresa di Calcutta (che ripeterà queste frasi per quarant’anni): “…Signore, mio Dio, perché mi hai abbandonato? Io ero la figlia del Tuo amore, divenuta ora la più odiata, quella che Tu hai respinto, che hai gettato via come non voluta e non amata. Dov’è la mia Fede?”. “Tutto il tempo a sorridere, dicono di me le sorelle e la gente. Pensano che il mio intimo sia ricolmo di fede, fiducia e amore… Se solo sapessero come il mio essere gioiosa non è che un manto con cui copro vuoto e miseria!”. “Dicono che la pena eterna che soffrono le anime nell’inferno è la perdita di Dio… Nella mia anima io sperimento proprio questa terribile pena del danno, di Dio che non mi vuole, di Dio che non è Dio, di Dio che in realtà non esiste”. Di Dio che in realtà non esiste: parole fortissime e durissime per una che vogliono fare santa. Ma forse è anche per queste parole che diventerà santa.
Queste citazioni per dirti cosa? Che i momenti di difficoltà, della fede che traballa, che vacilla, che trema, e a volte anche che cade, l’hanno sperimentata fior fior di santi, per cui non temere se accade anche a te… probabilmente sei sulla strada per la santità ;-).
Cosa fare in questi momenti? La prima cosa è non smettere mai il dialogo con Dio: anche se non lo senti, anche se ti sembra di parlare con un muro: non smettere di dialogare con Dio. E quando parlo di dialogo non dico “dire le preghiere”. Quelle sono cose “da bambini”… noi siamo adulti e il dialogo è qualcosa di più… Mi viene in mente una scena del film “Il prete” di Antonia Bird (clicca qui per vedere la scena).
Qualcuno può dire che in quella scena padre Mattew bestemmia… io dirò sempre che quella scena è preghiera, è il dialogo intimo di un figlio con il Padre. Non aver paura di gridare a Dio il tuo dolore, la tua sofferenza.
Delle dieci forme di preghiera dell’Antico Testamento la prima è il grido. Grida senza paura il tuo dolore, come Gesù sulla croce non temere di gridare “Dio mio Dio mio perchè mi hai abbandonato”, come madre Teresa non aver vergogna di urlare “dov’è la mia fede?”.
Perchè è proprio in questo momento, così difficile, che entra in gioco la fede. E’ facile credere quando sentiamo il Signore vicino, quando le cose vanno bene… il problema è quando Dio sembra farsi lontano, assente.
E’ li che nonostante tutto, con tutta la speranza, siamo chiamati ad andare avanti e credere che quel Dio c’è, esiste, è vivo, è vero, è amico. Anche se ci sembra assurdo. Anche se la speranza viene meno.
Altra cosa: non smettere di andare a Messa. Ti sembrerà che vai a perdere tempo, e magari sei li solo per “scaldare la sedia”. Non importa. Partecipa comunque, anche se con fatica. L’Eucaristia è, come leggiamo nel cantico di Zaccaria, il nostro “sole di giustizia che sorge dall’alto”. E allora, anche se non ti sembra vero, lascia che la tua anima si abbronzai davanti a questo Sole, lascia che il tuo cuore infreddolito si riscaldi davanti a questo Sole… basta solo che resti alla Sua presenza.
E non temere che arriverà il momento in cui potrai nuovamente cantare, come il salmista, “hai mutato il lamento il danza, la mia veste di sacco in abito di gioia, perché io possa cantare senza posa: Signore mio Dio, ti loderò per sempre”.
Mi raccomando non smettere mai il dialogo con Dio.
Su coraggio, amato figlio di Dio.
don Luca