Il Gender esiste! Lo ha detto Il Giornale
Riflessioni inviateci da Massimo Battaglio
Ebbene sì. Dopo tanti sforzi, Il Giornale è riuscito a dimostrare la tredicesima verità di fede: il GENDER esiste. Lo scrivo tutto maiuscolo e grassetto per suggerire la corretta pronuncia: il GENDER! Fortissimo e con tono di passione.
La dimostrazione è “per assurdo” ma, d’altra parte, è un po’ difficile che l’esistenza di un “complotto dell’omosessualizzazione di massa per indebolire il genere umano” sia dimostrabile in altro modo.
Così Il Giornale, non molto tempo fa, aveva definito la cosiddetta “ideologia omosessualista”: una “tecnica di controllo delle nascite in un pianeta sovrappopolato come la Terra”. Chiunque abbia una certa familiarità con la ricerca scientifica e, prima ancora, col buon senso, non può che sospettare che si tratti di affermazioni umoristiche. Ma a chiarire la specchiata serietà dell’autore, arriva ora un articolo dal titolo: “Lo studioso del gender ammette: Mi sono inventato tutto”.
Si parla di uno studioso della Trent University del Canada, Christofen Dummit, che dopo aver impegnato anni negli studi di genere, ora confesserebbe di aver volutamente diffuso falsità. La sua auto-sconfessione sarebbe contenuta in un articolo sul sito di scienze sociali Quillette: Confession of a Social Constructionist.
In realtà, il professor Dummit non si è mai posto come “ideologo” del movimento lgbt. Anzi: non ha mai parlato di questioni omosessuali. Si è sempre limitato, da storico qual è, a studiare il rapporto tra ruoli di genere e distribuzione culturale e politica del potere. Ha osservato casi, consultato archivi, per domandarsi se i ruoli sociali mascolini e femminili fossero dettati da dati di natura o da pregiudizi culturali. E ha concluso che, quasi sempre, questi pregiudizi hanno a che fare con la conservazione del potere da parte del maschio. Cose che molti di noi hanno spesso osservato nella loro esperienza.
Ha ragionato su domande come: “perché, nella storia gli uomini sono stati più guerrieri delle donne?”. Oppure: “perché si dice che guidino meglio?”. O ancora: “perché i maschi si tengono lontani dagli affari casalinghi, salvo rivendicare poi il monopolio della forchetta quando si fa il barbecue?”. E ha notato che questi stereotipi servono a perpetuare l’idea che il maschio sia superiore alla femmina.
Il professor Dummit non ha mai speso una parola sull’omosessualità. Ha solo sempre svolto ragionamenti sul dualismo mascolino-femmineo. Il quale dualismo è diverso da quello maschio-femmina e ancora diverso da eterosessuale-omosessuale. Ora rimprovera a se stesso sostanzialmente una cosa: aver tratto conclusioni basate su pochi dati, non sufficientemente discussi con gli esponenti di altre scuole di pensiero. Sono cose che capitano, quando si affrontano temi relativamente nuovi, ma da lì a immaginare complotti …
Il ricercatore canadese non dice affatto che la sua “ideologia gender” era sbagliata. Anzi: non parla proprio di nessuna ideologia, e prende siderali distanze da chi pretende di utilizzare i suoi studi in chiave ideologica.
C’è poi un dettaglio che Il Giornale non considera: il silenzio in cui Dummit ha operato fino ad oggi. Il professore canadese si richiama alle teorie “costruzioniste” di Michel Foucault, altro studioso dalle tesi discutibili ma tutt’altro che ideologiche. Ma non è Michel Foucault e non gode di una popolarità nemmeno paragonabile alla sua. Popolarità che non ha mai cercato proprio per non confondere il proprio ruolo di intellettuale da quello di attivista. Egli stesso, con un certo vezzo aristocratico, dichiara di non aver mai rincorso premi e citazioni.
E’ importante notare questi dettagli, non per sminuire ma per essere corretti. Quando si parla di “ideologia”, occorre verificare alcuni presupposti. Non basta esaminare il costrutto teorico del pensiero che si vuole contestare. Occorre capire qual è la rete di intellettuali che lo hanno prodotto e quale pubblico li ha seguiti. E poi è necessario vedere quali sono le finalità politiche e le ricadute pratiche. Se anche esistesse qualche intellettuale di grido che avesse scritto un bestseller dal titolo “Il GENDER, catechismo per omosessuali”, non basterebbe. Toccherebbe capire quanto è stato preso sul serio e come lo si è tradotto nella vita quotidiana. Se mancano queste premesse, è inutile farneticare di nemici immaginari.
Se poi, come fanno puntualmente tutti i detrattori del GENDER, si chiama subito in soccorso la religione, il sospetto è ancora più grande. Perché, di solito, chi tira in ballo Dio in un discorso che vuol essere scientifico, lo fa per nascondere l’inconsistenza delle proprie tesi. Si ricorre alla fede quando la ragione non basta. Il che va benissimo, ma non quando si parla di scienza.
Tutto ciò premesso, è evidente l’intento de Il Giornale, come è chiaro quello di tutti i media che si sono affrettati a ripetere la notizia (non li cito perché sono i soliti). Il problema è che, quando si dichiara l’esistenza di un complotto inesistente, ci si avvita in una spirale mostruosa di autodifesa. Qualunque appiglio diventa buono per cercare di dimostrare che si aveva ragione e di negare che i propri fini sono solo, esclusivamente, meschinamente politici.
Se solo si rendessero conto di quanto dolore genera questo insistere, sulla vita di tante persone! Ma quando si è imboccata la via dell’odio, non si è più in grado di vedere il dolore altrui. Anzi: se ne gode, come gode colui che, non riuscendo ad essere felice, pretende che non lo siano nemmeno gli altri.