Il Giubileo della Misericordia di Francesco
Articolo di Paolo Rodari pubblicato su “La Repubblica” del 12 aprile 2015
Un Anno santo per quelli che sono «soli e abbandonati», per i lontani, per coloro che a motivo del proprio peccato si sentono esclusi dalla Chiesa. Papa Francesco ha consegnato ieri pomeriggio ai rappresentanti delle Chiese dei cinque continenti la bolla d’indizione del Giubileo straordinario intitolata «Misericordiae vultus», una sorta di mini-enciclica di tredici pagine, grazie alle quali il vescovo di Roma conduce tutti dentro al significato più profondo del proprio pontificato: la Chiesa non è un castello coi ponti levatoi in cui chi è dentro decide a chi aprire e a chi chiudere (copyright cardinale Walter Kasper), ma è una famiglia che vuole attirare a sé tutti, nessuno escluso.
La misericordia di Dio, infatti, è «l’architrave » che sorregge la Chiesa. Tutti possono beneficiarne, anche i criminali e i corrotti ai quali Francesco ieri ha chiesto il coraggio della conversione: «Non portiamo il denaro con noi nell’al di là — ha detto Bergoglio — La violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti né immortali. Per tutti, presto o tardi, viene il giudizio di Dio a cui nessuno potrà sfuggire». E poi ai mafiosi: «La corruzione è putrida».
L’ santo si aprirà l’8 dicembre prossimo, giorno dell’Immacolata Concezione e 50esimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, e dunque soltanto poche settimane dopo la chiusura del Sinodo sulla famiglia che a questo punto, qualsiasi decisione prenderà sui temi più delicati — dall’eucaristia ai divorziati risposati fino alle coppie gay — non potrà essere letto e interpretato senza questo anno di effusione di amore, di perdono e di accoglienza disinteressata verso chiunque, qualunque sia la sua condizione di vita. In questi mesi diversi vescovi e cardinali si sono detti preoccupati per le possibili aperture dottrinali da prendere eventualmente durante il Sinodo. Il Papa ascolterà i pareri di tutti. Ma lo farà nella piena consapevolezza che se anche la dottrina non potrà cambiare, l’essenziale del messaggio evangelico — Dio è amore — non sarà tradito.
Il Papa che vuole una Chiesa il più possibile sinodale, convoca un santo in ogni Chiesa particolare, in ognuna delle oltre duemila diocesi del mondo: nella cattedrale o in altre chiese di speciale significato, si aprirà una porta santa. Oltre alla tradizionale indulgenza plenaria, dunque, chiunque potrà ricevere il perdono anche dei peccati più gravi, quelli che sono riservati alla Sede Apostolica, senza partire per Roma. Sono cinque: la profanazione delle sacre specie, l’assoluzione da parte del prete del suo complice nel peccato contro il sesto comandamento, la violazione del sigillo sacramentale, la consacrazione del vescovo senza autorizzazione del Papa, l’offesa al Pontefice; poi ce ne sono altri già riservati al vescovo, tra i quali l’aborto. Dei «missionari della misericordia » saranno inviati da Francesco proprio con l’autorità di perdonare tutti. Fu Gesù, ha ricordato del resto il Papa, a insegnare a «non giudicare e a non condannare». E ancora: «Se non si vuole incorrere nel giudizio di Dio, nessuno può diventare giudice del proprio fratello». Francesco invita anche a riscoprire le opere di misericordia corporale e spirituale, «per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo». La Chiesa, servendosi della Bibbia, ma anche della propria esperienza bimillenaria, riassume l’atteggiamento positivo verso chi è in difficoltà, con quattordici opere: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E ancora: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. «Non possiamo sfuggire alle parole del Signore — ha detto il Papa — : e in base a esse saremo giudicati».
Davvero è Francesco il Papa del Concilio. Non a caso, è stato lui ieri a citare Giovanni XXIII che in apertura del Vaticano II chiedeva di «usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore» e ha ricordato che la misericordia «non è in contrasto con la giustizia ».