Il grido di aiuto dei figli LGBT ai genitori cattolici per superare lo stigma
Riflessioni scaturite dal Laboratorio di discussione n.4, coordinato dai genitori Serenella e Salvatore da Civitavecchia, all’incontro 3volteGenitori per genitori cristiani con figli LGBT, operatori pastori e cristiani LGBT (Firenze, 28 aprile 2018)
Io e mio marito abbiamo preso parte all’ incontro 3volteGenitori che si è svolto a Firenze il 28 aprile. È stato molto costruttivo sia dal punto di vista pastorale che da quello umano. È sempre un motivo di gioia ritrovarsi con genitori che vivono la tua stessa esperienza, che possono comprendere le tue sofferenze , che purtroppo , ancora oggi, siamo costretti a vivete Ed è proprio per questo che stare insieme, confrontarsi, consolarsi, fa ritrovare quella speranza che è assolutamente necessaria per questo cammino che presenta ancora molte strade in salita.
Condividere insieme ad altri genitori il percorso è, secondo me, fondamentale per non sentirsi soli ma facenti parte di una straordinaria comunità di mamme e papà che guardano al futuro dei propri figli/e con meno paure e più sicurezze: una su tutte di avere in dono dei figli meravigliosi. Durante la mattina abbiamo fatto dei gruppi , nel nostro ha partecipato una operatrice pastorale proveniente da Bologna.
La sua presenza per me è stata molto positiva. Pur non vivendo personalmente la situazione , la sua comprensione, solidarietà e sostegno mi hanno fatto molto piacere. Ho vissuto quella che dovrebbe essere una normale condivisione fraterna all’interno della chiesa, senza giudizio o ancora peggio, pietismo come se avere un figlio omosessuale rappresentasse chissà quale “disgrazia”.
Purtroppo però nel confronto con i ragazzi/e che abbiamo avuto nel pomeriggio è emersa da parte di alcuni di loro la difficoltà che vivono a causa della non completa accettazione della loro omosessualità da parte dei loro genitori. Hanno chiesto a noi genitori, che invece abbiamo fatto un cammino di accettazione nei confronti dei nostri figli così come sono, di poter aiutare e sostenere quei genitori che hanno ancora difficoltà, magari perché vivono dei pesanti condizionamenti culturali e religiosi.
Sono state molte le richieste di: “parli con mia padre” o “se potessero sentirti i miei” . È importante costruire reti di comunicazione che permettano il contatto ed il confronto fra genitori soprattutto per aiutare quelli che “non ce la fanno“. La nostra risposta è stata unanime, noi ci siamo pronti con la nostra disponibilità e il nostro affetto per quelli che consideriamo tutti nostri figli.