Il gruppo sinodale della diocesi di Elphin s’interroga su come la chiesa cattolica ferisce i cristiani LGBT+
Relazione del Gruppo Sinodale LGBT+ della diocesi cattolica di Elphin (Irlanda), a cura di David Carroll e Ursula Halligan, liberamente tradotto da Antonio De Caro, parte seconda
Tema 2 – Rifiuto e offese fatte dalla Chiesa Cattolica istituzionale ai fedeli LGBT+ (che vorrebbero partecipare alla vita della loro Chiesa).
Citazioni dalle testimonianze dei partecipanti al gruppo di lavoro
• È sorprendente. Il livello di fede in questa nstanza è incredibile… e tuttavia siamo completamente rifiutati.
• Ho bisogno di sentire che appartengo alla Chiesa, ma so che la Chiesa mi vede solo con condiscendenza o tolleranza, e questo non basta.
• Da adolescente amavo andare in chiesa e stare semplicemente seduto. Sentivo pace, energia e amore. Era una via di fuga, un posto per rilassarmi e poter entrare dentro me stesso. Un rifugio.
• Molti dei miei amici erano Ministri Eucaristici, ma pensavo che io non potessi diverntarlo perché ero gay.
• La Chiesa Cattolica mi ha consegnato una visione cristiana di Dio e mi ha dato un linguaggio per comunicare. La mia connessione con Dio e la profondità della mia fede sono una mia conquista personale. Devo trovare un nuovo modo per parlare con Dio, che non abita più tra le mura di una chiesa.
• Proprio in questo periodo sto progettando il mio matrimonio e mi sento arrabbiato perché, per la prima volta, devo affrontare la frattura, cioè quella che separa la mia sessualità dalla pratica della mia fede. Devo affrontarla, mentre nel passato potevo solo galleggiare e ignorarla. Devo affrontarla adesso perché l’aspetto burocratico della Chiesa dice che non possiamo sposarci in una chiesa cattolica. Ho potuto ricevere tutti gli altri sacramenti ma non la Grazia del matrimonio. La cosa principale che mi lacera dentro è che ho sempre visto la Chiesa come un posto sacro, un rifugio dove mi sentivo vicino a Dio e tuttavia, per uno dei giorni più importanti della mia vita, non mi è concesso di celebrare il mio amore in questo posto.
• Mia madre era inconsolabile quando le ho detto che ero gay. “Che cosa penseranno i vicini?”. In quel momento mi sono sentito a disagio con la Chiesa per il suo atteggiamento verso le persone LGBT+. Poi, quando i miei genitori sono morti, la Chiesa (e intendo la comunità e i sacerdoti) mi ha dato un sostegno incredibile e mi sono sentito rafforzato dalla mia relazione con essa.
• Nel modulo del censimento ho scritto “cristiana”, ma non sono riuscita a segnare la casella “cattolica romana”.
• Avrei desiderato ricevere una benedizione per il nostro matrimonio. Vivevo nella speranza che forse per il nostro 10 anniversario le cose potessero cambiare e che potessimo ricevere una benedizione. Avrei desiderato chiedere ad un prete, amico di famiglia, di benedire la nostra unione -dopo tutto ha celebrato i matrimoni di tutti i miei cugini. Chiedere sarebbe stato semplice, ma il rifiuto mi avrebbe fatto troppo male. Sono rimasta in collera, triste e disgustata.
• Mi sono fermato sulla domanda del censimento riguardo la religione e alla fine ho scritto “cattolico romano”, anche se non pratico e non frequento la chiesa (lo faccio solo per i funerali delle persone che conosco). Non volevo scrivere “nessuna religione” perché il mio linguaggio di fede è stato formato enormemente dalla teologia della Chiesa.
• Ero terrorizzato dall’omosessualità; in nessun modo sarei diventato “uno di quelli”… In realtà sono entrato in seminario. Ci sono voluti due anni per capire che stavo scappando da me stesso e allora… mi sono innamorato. Nel profondo del mio essere sapevo solo che questo amore non poteva essere sbagliato. Ricordo che una notte giacevo sul pavimento dell’oratorio e piangevo, perché avevo capito che ero nel posto sbagliato. E che in quel posto non c’era compassione. Gesù avrebbe mostrato più compassione.
• Possiamo essere cresciuti nella convinzione di non essere belli, ma siamo figli di Dio, fatti ad immagine di Dio proprio come ogni altro essere umano.
• Ero stato al funerale di un buon amico e mi sono chiesto: che cosa accadrà quando morirò? Avrei voluto la cerimonia, le preghiere e il rituale. Mi sono chiesto come il mio compagno sarebbe stato presentato al funerale e se la nostra unione sarebbe stata riconosciuta.
• Una delle delusioni più grandi del Cattolicesimo, per me, è stato quando il vescovo Kevin Doran ha dato ai fedeli l’indicazione di votare contro l’uguaglianza matrimoniale nel referendum del 2015. Sento ancora quel sapore amaro, che non mi ha affatto nutrito… Trovo assolutamente ironico che questo incontro sia stato voluto da un uomo che ci ha fatto tanto male.
Sintesi del Tema 2
Il gruppo ha notato che alcune delle narrazioni più profonde di rifiuto e offesa sono arrivate da partecipanti che si descrivono come fedeli e si identificano come cattolici romani. Quattro dei dieci partecipanti si descrivono come cattolici romani; tre come cristiani; uno come sensibile alla spiritualità; uno come agnostico e uno come ateo. La maggior parte dei partecipanti non si identifica come cattolici romani e vorrebbe non avere nulla a che fare con la Chiesa Cattolica istituzionale. La loro motivazione per partecipare al gruppo di lavoro è quella di contribuire al cambiamento nella Chiesa globale e migliorare, così facendo, le vite di tutte le persone LGBT+ nel mondo. (1)
Tuttavia, è chiaro che i partecipanti che si sono presentati come cattolici romani si sono sentiti esclusi dalla loro Chiesa in momenti importanti delle loro vite, e ciò è stato per loro fonte di grande dolore. Essi vogliono essere pienamente inseriti nelle loro comunità ecclesiali, non come cattolici di rango inferiore. Una coppia ha suscitato commozione quando ha parlato del dolore provato alla notizia che non potevano sposarsi in chiesa. Sono entrambi uomini di profonda fede che considerano la Chiesa come una famiglia. Benché abbiano contattato diversi preti, nelle parrocchie, e persino i ministri delle Chiese protestanti, la risposta è stata sempre NO. Poi si sono mossi i loro familiari e amici e li hanno aiutati a trovare una chiesa sconsacrata e un ex sacerdote disposto ad officiare al loro matrimonio. In questo atto di amore, generosità e solidarietà la coppia ha compreso che anche loro, i loro amici, familiari e vicini costituiscono la Chiesa in modo molto reale.
Ciò nonostante, per la coppia l’esperienza con la Chiesa gerarchica è stata profondamente dolorosa, come ha rivelato uno di loro: «È stata la prima volta nella mia vita in cui mi sono sentito fisicamente ferito dalla Chiesa. E quando dico fisicamente, intendo sul serio, perché c’è una ferita profonda dentro il mio cuore, per il fatto di sentirmi escluso dalla gerarchia, dai vescovi e dai sacerdoti. È una ferita profonda apprendere che il posto dove mi sono sempre sentito molto vicino a Dio, il posto dove ho sempre cercato rifugio, mi è negato. Tuttavia, a dispetto di questi sentimenti negativi e di questa profonda ferita dovuta all’esclusione, continuo ancora a cercare lo spazio quieto della Chiesa e a pregare, perché gli insegnamenti di Gesù sull’amore e la compassione trovino la loro strada nella mente e nel cuore della Chiesa istituzionale».
Il compagno di quest’uomo ha detto che spera che i risultati del gruppo di lavoro mettano in risalto il loro caso e portarlo all’attenzione del vescovo di Roma, perché voleva l’opportunità di chiedere direttamente a papa Francesco, prima del loro matrimonio il 25 giugno 2022, «come puoi dire che questo è giusto? Come puoi dire che è la volontà di Dio?».
La fede è stata importante anche per coloro che, battezzati come cattolici, ora si definiscono solo cristiani, come ha fatto notare una partecipante, citando Gv 3,8 “lo Spirito soffia dove vuole…”. Con questo lei intende che la Chiesa Cattolica non ha il monopolio o il controllo dello Spirito di Dio. Diversi altri, in questa categoria (cioè dei cristiani), hanno espresso tristezza per non aver potuto sposarsi in una chiesa.
In risposta alla Domanda 2 (che chiedeva ai partecipanti se si sono sentiti ascoltati e rispettati dalla Chiesa Cattolica) la risposta unanime è stata NO, in ogni senso. I partecipanti hanno offerto due tipi di prove per spiegarne la ragione.
1. Hanno evidenziato che, quando la Chiesa dichiara di dover “trattare con rispetto” le persone LGBT+, tale affermazione è incompatibile con il linguaggio adoperato dalla stessa Chiesa sulle persone LGBT+, per esempio “intrinsecamente cattive” o “disordinate”.
2. Hanno richiamato l’attenzione sul nuovo curriculum dei vescovi sulla sessualità nelle scuola primarie, che ignora l’omosessualità ed è scritto ESCLUSIVAMENTE in chiave eterosessuale: un altro esempio della mancanza di rispetto della Chiesa verso le persone gay (il 90% delle scuola primarie e il 50% delle scuola secondarie dipende dalla Chiesa Cattolica).
Rispondendo alla Domanda 2, alcuni partecipanti hanno fatto una distinzione fra la Chiesa istituzionale e il parroco della comunità locale. Hanno raccontato di essersi sentiti ascoltati e rispettati da singoli preti, e occasionalmente di aver provato dispiacere per il fatto che loro devono seguire regole e dottrine che non spetta a loro definire. Altri hanno espresso disaccordo su questa distinzione, dicendo che non è possibile separare la Chiesa istituzionale dai singoli sacerdoti. Secondo la loro visione, se i preti non sfidano la dottrina e le regole della loro Chiesa sui temi LGBT+, vuol dire che stanno sostanzialmente colludendo con la dottrina e le strutture omofobiche della Chiesa. Hanno quindi suggerito che i preti che in privato mostrano empatia, sostegno e gentilezza con le persone LGBT+ possono anche scegliere di vivere il Vangelo che predicano e opporre la verità al potere. Essi, affermano, non vogliono briciole di conforto da preti simpatici, ma piuttosto giustizia. (2)
Il vescovo Kevin Doran
Diversi partecipanti hanno citato i commenti fatti dal vescovo Doran durante il referendum sul matrimonio nel 2015. (3) La sua lettera alle parrocchie, per incoraggiarle fortemente a votare contro il referendum, ha provocato una grave offesa alle persone gay e alle loro famiglie in tutta la diocesi. Lo stesso effetto, ma in tutta l’Irlanda, hanno prodotto diversi altri commenti che egli ha rilasciato ai media nello stesso periodo, inclusa l’insinuazione che l’omosessualità può essere indotta dalle circostanze in cui ragazze e ragazzi crescono. Mentre riconoscono ed apprezzano il tentativo del vescovo Doran di raggiungere le persone LGBT+ e di formare questo gruppo di lavoro, i partecipanti credono che sarebbe di grande aiuto, allo scopo di proseguire il dialogo fra persone LGBT+ e Chiesa istituzionale, se il vescovo porgesse le sue scuse per la natura del suo contributo al referendum sul matrimonio.
(1) “Mentre tutti i battezzati sono chiamati specificamente a prendere parte al processo sinodale, nessuno -non importa l’appartenenza religiosa- dovrebbe essere escluso dalla possibilità di condividere le proprie prospettive ed esperienze, nella misura in cui desideri aiutare la Chiesa in questo percorso sinodale per discernere che cosa è buono e vero. Questo vale specialmente per coloro che sono più vulnerabili ed emarginati” (Vademecum 2,1 – Manuale Ufficiale del Processo Sinodale).
(2) I preti cattolici in Germania stanno già opponendo la verità al potere. Nel gennaio 2022 125 preti, insegnanti e teologi hanno partecipato ad un giorno di coming out di massa per responsabili religiosi, per esigere una riforma nella Chiesa su temi LGBT+. Nel maggio 2021, diversi preti cattolici in Germania hanno anche organizzato una serie di benedizioni per unioni omosessuali in tutto il paese, per protestare contro la dichiarazione vaticana, di due mesi prima, secondo cui “Dio non benedice né può benedire il peccato”.
> La Relazione del Gruppo Sinodale LGBT+ della diocesi cattolica di Elphin (Irlanda)
Testo originale (PDF): Synod LGBT+ Focus Group Feedback