Il liturgista tedesco Kranemann s’interroga sulla benedizione per le coppie omosessuali nella chiesa cattolica
Intervista a cura di Karin Wollschläger pubblicata sul sito cattolico katholisch.de (Germania) il 13 gennaio 2018, liberamente tradotta da Giacomo Vitali
Il sacramento del matrimonio è riservato esclusivamente all’unione di un uomo e una donna. Potrebbe tuttavia essere introdotta una benedizione per le coppie dello stesso sesso? Il liturgista Benedikt Kranemann analizza la proposta da una prospettiva teologica.
Nel controverso dibattito cattolico sulla possibilità di benedire le coppie omosessuali le acque sono state smosse: a stimolare la discussione il vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca, il vescovo di Osnabrück, Franz Josef Bode. Dunque, quali sono le argomentazioni teologiche? Di che cosa si deve tener conto, al netto di tutto, nel dibattito? Il liturgista Benedikt Kranemann* può dirci di più.
Professor Kranemann, con quale fondamento teologico la Chiesa cattolica rifiuta la benedizione delle coppie dello stesso sesso?
Kranemann: essa teme che si possa approvare automaticamente un modello di vita che si rifiuta sul piano teologico. Le cose stanno proprio in questi termini: il Catechismo vieta espressamente la discriminazione delle persone omosessuali. Per quanto la Chiesa non rifiuti la persona omosessuale in quanto tale, rifiuta però del tutto le unioni civili omosessuali. Essa si richiama alla Bibbia e alla Tradizione e adduce come giustificazione il fatto che in tali relazioni non vi sia trasmissione della vita, ossia la possibilità di generare figli. Pertanto le coppie omosessuali, secondo il magistero della Chiesa cattolica, sono escluse dal sacramento del matrimonio.
Ma qui non si tratta di un sacramento, quanto piuttosto di una benedizione…
In effetti finora non c’è stata alcuna vera discussione teologica sul tipo di rito in cui possa manifestarsi la promessa di salvezza di Dio – e qui s’intende appunto la benedizione- per queste coppie. Personalmente ritengo problematico sul piano teologico il far dipendere l’accesso alla benedizione da un giudizio morale sul comportamento umano(di queste persone). Durante le benedizioni tradizionali delle automobili gli autisti vengono benedetti peraltro a prescindere dal loro comportamento alla guida. La Chiesa ha ricevuto la missione di trasmettere la benedizione di Dio come promessa. Chi viene benedetto/a si impegna a vivere secondo il dono ricevuto.
Come giudica l’argomentazione secondo la quale si rischia di confonder la benedizione con il sacramento del matrimonio?
Non riesco a capire dove sta il problema, tanto più che questa benedizione non è prevista in altri ambiti: abbiamo il sacramento del Battesimo e allo stesso tempo in molti ospedali cattolici vengono celebrate benedizioni di neonati. I genitori che pure non hanno un’appartenenza religiosa accolgono questa benedizione con gioia ed essa assume per loro un significato particolare. Si tratta di un’’offerta’ pastorale che intende tener conto delle tante situazioni umane e del bisogno di ciascuna di essere sostenuta. La Chiesa vanta in questo senso svariate esperienze su come valorizzare una diversità di tale ampiezza.
Si può considerare la benedizione come una sorta di “primo passo” verso il sacramento? Ne potrà derivare un automatismo?
Ci sono diversi tipi di benedizione, alcune possono preparare ad un sacramento, altre hanno un fondamento in sé e per sé. La benedizione non deve essere automaticamente e necessariamente un passo verso il sacramento. Allo stesso tempo dovremmo fare attenzione a non esprimere un giudizio negativo dicendo che si tratta in fondo “soltanto” di una benedizione. Per le persone che chiedono questa benedizione si tratta al contrario di qualcosa di estremamente significativo.
Quale significato assume sul piano teologico il negare questa benedizione a qualcuno che la chiede?
Se intendiamo con benedizione un ‘segno’ mediante il quale Dio si fa vicino per aiutarci a vivere in pienezza, allora essa starà a significare che la persona assume, insieme a tutti i suoi ‘riferimenti umani’, Dio come punto di riferimento definitivo. È molto difficile in questo senso negare la promessa della grazia di Dio: ritengo infatti altamente problematico sul piano teologico il privare di una benedizione così importante quelle persone che la considerano necessaria per la propria vita. Esse hanno anche il ‘diritto’ di ricevere la grazia di Dio, come il Teologo pastorale Ottmar Fuchs spiega nei suoi studi più recenti. Inoltre un rifiuto così netto(della benedizione) rischia di estraniare le persone da Dio. La Chiesa cattolica e la Teologia devono occuparsi di tale questione molto seriamente.
In molte diocesi (tedesche) è stata offerta, per San Valentino, una benedizione per i fidanzati, e con una formula molto ‘aperta’. Possono usufruirne anche le coppie omosessuali?
Non lo so. In ogni caso rimane il fatto che, nel dibattito su queste benedizioni, occorre riflettere su quale forma e quale rito esse debbano avere e su quali segni e simboli siano più appropriati. Una sfida per la Chiesa e per la Teologia.
Che cosa raccomanda per questo dibattito?
La discussione teologica deve essere condotta in maniera seria, oggettiva ed aperta, ma anche con una certa tempestività – in fin dei conti si tratta di esprimere ‘apprezzamento’ per determinate situazioni umane, e di responsabilità pastorale.
Punto di partenza potrebbe essere il fatto che il Catechismo vieti la discriminazione degli omosessuali. Lo stesso papa Francesco lo ha sottolineato esplicitamente. E ritengo un valore che il vescovo di Osnabrück, Franz-Josef Bode, vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca, ora abbia ‘impresso una spinta’ sull’argomento anche in Germania.
Nuovi mutamenti sociali sono in corso e nuove sfide vengono poste, anche attraverso il “matrimonio per tutti”. Sono cambiati anche i giudizi di natura teologica sull’omosessualità e qui la Chiesa si situa in un cammino positivo di conoscenza e approfondimento.
*Benedikt Kranemann è dal 1998 professore di Liturgia presso la Facoltà di Teologia cattolica dell’università di Erfurt. Precedentemente ha insegnato a Münster, Treviri e Friburgo.
Testo originale: Theologe: Darum braucht es den Segen für Homosexuelle