Il martirio di Sergio e Bacco fu veramente il martirio di una coppia omosessuale?
Riflessioni di Gianni Geraci*
Come per la maggior parte dei martiri dei primi secoli dell’era cristiana, le informazioni che abbiamo sui santi Sergio e Bacco sono nella Passio antiquior SS. Sergii et Bacchi Graece nunc primum edita, in quel testo si afferma che Sergio e Bacco furono due soldati cristiani martirizzati durante il regno di Massimino Daia, tetrarca d’Oriente a partire dal 305. (1)
Di Sergio si dice che era «il primicerio della scuola dei Gentili», ovvero la persona che presiedeva al funzionamento dell’intero palazzo imperiale. Questo incarico, di solito, era riservato a un eunuco e questo particolare potrebbe essere messo in relazione con una sua presunta omosessualità.
Di Bacco, invece, si dice che era un suo sottoposto. Denunciati come cristiani da alcuni nemici, invidiosi della loro posizione, presso il tetrarca Massimino Daia, vennero destituiti da tutti gli incarichi, radiati dall’esercito, imprigionati come cospiratori e fatti sfilare vestiti da donna con delle pesanti catene al collo.
Interessante è la preghiera che i due intonano mentre vengono sottoposti a questo tipo di supplizio: «Ci rallegriamo in te, Signore, perché ci hai rivestito della veste della salvezza e ci hai coperto con la veste di giustizia, come spose ci hai abbigliato con abiti da donna e ci hai uniti per te».
Vengono poi mandati in Siria, da Antioco, un amico di Sergio, con questa lettera di accompagnamento: «Da Massimino, imperatore eterno e sovrano trionfante di tutti, saluti al duca Antioco La saggezza dei più grandi dei non vuole che ogni uomo sia empio e ostile alla loro adorazione, specialmente scudo e lancia per coloro che guidano il nostro impero, perciò raccomando alla tua severità il vile Serge e Bacco, condannato con apposita prova di appartenenza alla profana setta dei cristiani e meritevole della peggiore punizione, che considero indegna dell’amministrazione della giustizia imperiale.
Se dovessero essere persuasi da te a cambiare idea e sacrificare agli dei, trattali con la loro innata umanità, liberali dai tormenti e dalle punizioni prescritte, assicurali della nostra gentilezza perdonabile e che essi ricevano immediatamente il loro appropriato grado militare e sta meglio ora di prima, ma se non saranno persuasi e persisteranno nella loro religione profana, sottoponili alla penna più severa le alleanze della legge e togliere da loro la speranza di lunga vita con la pena della spada».
La Passio dice che il primo a morire per i maltrattamenti subiti fu Bacco. A quel punto la fede di Sergio comincia a vacillare tant’è vero che, sempre secondo la Passio, inizia a lamentarsi con queste parole: «Non più, fratello e compagno di guerra, canteremo insieme. “Ecco, quanto è buono e quanto è piacevole per i fratelli dimorare insieme in unità!”. Sei stato disonesto con me e sei salito in cielo, lasciandomi solo sulla terra, abbandonato e senza conforto».
A consolarlo e a rinfrancarlo nella fede, sempre secondo la Passio, arriva una visione di Bacco che «con una faccia radiosa come quella di un angelo, indossando un’uniforme da ufficiale e gli dice: “Perché ti affliggi, fratello? Se ti è stato tolto dal corpo, sono ancora con te nel vincolo dell’unione. Sbrigati allora e, attraverso una bella e perfetta confessione, inseguimi e prendimi”».
Non ci è dato di sapere se queste parole amorose siano l’indizio di una relazione omosessuale tra i due. Ci sono però alcuni elementi che giocano in questo senso:
- l’incarico di primicerio che aveva Sergio, di solito, era riservato agli eunuchi; (2)
- la condanna a sfilare pubblicamente con abiti da donna poteva essere un modo per sbeffeggiare la loro relazione;
il fatto che l’iconografia dei due santi prevedesse quasi sempre un’unica aureola; - l’invito, fatto da Severo di Antiochia, a non separare mai, nelle preghiere Sergio e Bacco che: erano uniti nella vita. (3)
Naturalmente uno storico serio non può prendere per oro colato quello che viene raccontato in un’antica Passio che racconta gli atti del martirio di due oscuri funzionari imperiali, avvenuto più di un secolo prima. Occorre infatti tener sempre presente il fatto che lo scopo di questi Acta in uci si dava conto del martirio di alcuni santi non era quello di ricostruire una verità storica, ma quello di offrire al lettore degli spunti edificanti che lo confermassero nella fede.
É comunque curioso che, tra questi spunti, ci sia una così chiara simpatia per l’amiciza profonda che li legava e che, certamente, per l’autore del testo, non gettava alcuna ombra sulla santità dei due martiri.
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* Gianni Geraci è nato nel 1959 e ha vissuto a Porto Valtravaglia, sul Lago Maggiore, fino alla fine degli anni settanta. Ha studiato in Cattolica e si è laureato in Statistica all’università di Padova nel 1984. Dopo aver partecipato attivamente alla vita di alcune associazioni cattoliche, è entrato in contatto con il Gruppo del Guado di Milano e, nel 1996 è stato nominato portavoce del Coordinamento Gruppi di Omosessuali Cristiani in Italia. Suoi scritti sono stati pubblicati su numerose riviste e saggi. Recentemente ha curato “Quali segni e prodigi Dio ha compiuto per mezzo di loro. Atti del V Forum italiano dei cristiani LGBT”, Gruppo Editoriale Viator, 2019, 144 pagine.
(1) Il testo della Passio è stato tradotto a partire dalla versione in inglese pubblicata da John Boswell nel suo libro Same-Sex Unions in Premodern Europe, pubblicao da Villard nel 1994.
(2) Lo storico Mark Brustman in un saggio che ha pubblicato con lo pseudonimo di Faris Malik dimostra come, in realtà, la maggior parte degli eunuchi di corte non fossero altro che omosessuali che rinunciavano in maniera definitiva ad avere rapporti sessuali con le donne. Si veda «The Historic Origins of Church Condemnation of Homosexuality» in Born Eunuchs. Home Page and Library, https://people.well.com/user/aquarius/rome.htm (ultimo accesso 14 febbraio 2019)
(3) Cfr. Boswell, Op. Cit.