Il Matrimonio gay, un dono per la Chiesa e per la Società
Riflessioni di Mario Gerada del Drachma LGBT and Drachma Parents’ Group, pubblicate su Zuntier.com (Malta) il 17 Gennaio 2014, liberamente tradotte da Silvia Renghi
Chi ha familiarità con la mia logica, non potrà essere sorpreso dal fatto che sono d’accordo con il disegno di legge sulle unioni civili comprese le parti che regolano la genitorialità. La mia difesa per l’uguaglianza del matrimonio non va contro la mia fede cristiana, ma nasce da questa.
Tuttavia, in questo articolo voglio concentrarmi sul perché credo che la discussione sul matrimonio per le coppie gay sia un dono per la Chiesa e per la società in generale.
Ri-pensare il Matrimonio
Quando vengo invitato a parlare pubblicamente a proposito di gay, unioni civili e cristianesimo scherzosamente sottolineo (soprattutto se ci sono persone credenti che stanno partecipando a quella discussione), che la comunità gay ha fatto un grande dono sia alla gerarchia ecclesiastica che alla Chiesa in generale, quello di ricordare ai cattolici la sacralità del matrimonio, della sessualità e delle relazioni sessuali.
Il matrimonio (eterosessuale) è anche un percorso verso la santità. Anche se lo dico scherzosamente, c’è un elemento di serietà in questa dichiarazione.
L’istituzione del matrimonio ha una lunga tradizione all’interno della Chiesa e della Società (non necessariamente nella forma che conosciamo oggi) e uno potrebbe obiettare che è stata trascurata per molti anni.
Naturalmente è sempre stato considerato un sacramento all’interno della Chiesa Cattolica Romana, ma a livello popolare può essere stato percepito come diverso dagli altri sacramenti come l’ordinazione o uno stile di vita religioso, spesso perché la sessualità ed il sesso possono creare qualche disagio.
In questi ultimi anni, tutto ciò è cambiato. Purtroppo mi sembra che questo sia cambiato in una reazione di opposizione verso le unioni tra persone dello stesso sesso.
Personalmente ritengo che grazie alla comunità gay, la società sia stata costretta a dare di nuovo uno sguardo serio al matrimonio e naturalmente emergono tantissime opinioni.
La comunità gay, con modalità non-violente, ha sfidato la società, compresa la Chiesa (che comprende anche persone battezzate gay e credenti) a ri-visitare ciò che è importante ed essenziale per gli esseri umani – curare le relazioni intime.
In effetti, i termini comunità gay, Chiesa e gerarchia ecclesiastica vengono utilizzati qui in modo molto generale per semplificare la realtà complessa poiché queste realtà non sono necessariamente distinte.
Ed è per questo che si dovrebbe affrontare questa materia in modo sensibile, prudente e saggio, poiché un certo numero di persone gay che desiderano sposarsi sono anche cattolici battezzati o cristiani, come già sottolineato.
Ri-pensare l’Amicizia
Durante le discussioni sul matrimonio la gente si dimostra contro il matrimonio per le coppie gay e dice che il matrimonio cristiano è tra uomo e donna, è naturale che sia così e lo è da sempre.
Personalmente trovo questa argomentazione tutt’altro che solida, poiché in realtà, dalle prospettive sia storiche che globali, emerge che il discorso è un po’ più complicato.
Per affrontare questi problemi, mi chiedo, che cosa rende un matrimonio, matrimonio? Cosa rende un matrimonio cristiano, cristiano? È attraverso queste domande che sono arrivato a difendere l’uguaglianza del matrimonio.
Penso che una relazione sessuale uomo-donna da solo non sia sufficiente per definire il matrimonio, matrimonio – o ancora un matrimonio cristiano. Né un matrimonio eterosessuale è a priori sano e favorisce il benessere della coppia e dei figli.
Ci sono altri elementi importanti, come la Chiesa stessa ci insegna, che devono essere presenti. D’altra parte quando discutiamo in difesa del matrimonio per le coppie gay non stiamo dicendo che sostituirà il matrimonio eterosessuale, che sarebbe assurdo. Stiamo dicendo che il matrimonio eterosessuale è bello, importante e deve essere protetto e curato.
Può anche aprirsi fino a comprendere una minoranza di persone che troviamo in tutte le società del mondo.
Trovo l’affermazione di Suor Jeannine Gramick pubblicata sul Times di Malta del 2008 molto interessante, “Il nostro problema di esseri umani è che pensiamo che solo una cosa è naturale e nulla al di là di questa lo sia.
Pensiamo che ciò che è naturale per la maggior parte deve essere naturale per tutti e questo non è vero. Questi argomenti sono basati sulla meccanica…un organo sessuale che entra in un altro…è ridicolo! Questa è una teologia molto maschilista”.
Credo che se veramente lottiamo sulla base di queste domande alla fine potremo arrivare capire che la concezione cristiana del matrimonio in realtà si apre alla possibilità di pensare al matrimonio per le coppie gay.
Penso anche che quando si parla di matrimonio, tra cui quello delle coppie eterosessuali, dovremmo includere l’amicizia in quell’equazione; la concezione cristiana dell’amicizia così come Gesù ce l’ha fatta conoscere, come la più alta forma di amore.
Potremmo scoprire che rivisitando l’amicizia si potrebbero aprire nuove possibilità e non solo per le coppie gay, ma anche per le coppie eterosessuali. Credo che dovremmo ri-visitare l’amicizia dalla prospettiva dell’Eros e non solo dalla prospettiva sterile dell’Agape.
Ri-pensare la Castità
Dire che un uomo e una donna che procreano costituiscono un matrimonio non mi soddisfa, come discusso in precedenza. Questo tipo di relazione non è necessariamente uguale a relazioni non violente ma in realtà potrebbe essere anche un terreno fertile per la violenza, la violenza spesso ma non esclusivamente maschile in cui la donna e i bambini sono le vittime.
Sono preoccupato quando sento dire che un uomo e una donna, a priori, costituiscono una famiglia.
Mi chiedo sempre, ma di che cosa stiamo parlando esattamente? Se sviscerassimo questo argomento, cosa troveremmo?
Le relazioni intime possono anche essere oppressive con vari membri della famiglia che subiscono violenza da un altro membro della famiglia stessa, sia essa violenza fisica, emozionale e/o psicologica. Discutendo e “difendendo” il matrimonio non discutiamo solo di relazioni sessuali impegnate maschio-femmina, ma di molto di più.
È il “molto di più” che credo dà la possibilità di ri-pensare il matrimonio e permette alle coppie gay di prenderne parte.
Penso sia giunto il momento di iniziare a parlare della qualità delle relazioni sessuali quando si parla di matrimonio piuttosto che semplicemente della sua struttura esteriore.
Come Suor Margaret Farley sostiene, la giustizia dovrebbe essere il nostro principale criterio e contesto quando formuliamo e presentiamo l’etica sessuale cristiana.
Da cristiano che dà valore alla castità, così come ci è stata presentata da Gesù attraverso i Vangeli, re-interpreto e propongo la castità come la via da seguire per ripensare il matrimonio cristiano, ovvero coltivare rapporti intimi non violenti, non opprimenti; fisicamente, emotivamente, psicologicamente, intellettualmente e spiritualmente.
Per me la castità è un modo non-violento di relazionarsi con l’altro a tutti i livelli e non solo a livello sessuale. Alcune persone si possono considerare ‘caste’ in quanto non si impegnano in relazioni sessuali al di fuori del matrimonio o per il loro stile di vita religioso, ma possono essere emotivamente o spiritualmente violente, aggressive.
Tutto ciò non ha niente a che fare con ciò che ci presenta Gesù attraverso i Vangeli.
Ri-visitare la nostra fede cristiana
Da cristiani, dobbiamo ricordare che Gesù ci insegna che tutte le forme di relazione sono sacre e che il suo Tempio si trova in tutte queste relazioni.
Gesù colloca il tempio all’interno della persona e delle sue relazioni con l’altro, con la terra, con il cosmo e tra Dio stesso – lui/lei. Egli inoltre afferma che dove due sono insieme nel Suo nome, Lui è lì (Mt 18, 19-20). È interessante notare che egli non specifica il genere, l’identità di genere o l’orientamento sessuale di quelle due o tre persone.
Amo questa apertura di Gesù e mi piace credere Dio come fonte di vita possa aprire la strada ad immense possibilità ai suoi amati figli.
In conclusione, la mia speranza è che mentre si svolge il dibattito sulle unioni civili, questo ci aiuti a crescere e a maturare ulteriormente come Società e a ricordare che in primis siamo fratelli e sorelle, oltre le nostre differenze.
Spero che queste discussioni, nell’esprimere le nostre diverse prospettive, ci aiutino a crescere ulteriormente nell’adottare un modo di pensare non-violento all’interno di queste discussioni – ovvero, verso gli altri, compreso il nostro antagonista, con amore e rispetto, perché dopo tutto siamo chiamati ad amare l’altro e mai a trasformare qualsiasi essere umano in nemico.
Possiamo inoltre trovare gioia in queste discussioni che ci spingono ad una ricerca più profonda della Verità che va sempre oltre la comprensione umana.
Testo originale: Marriage for Gay couples, a gift for the Church and Society