Nella chiesa cattolica il Matrimonio potrà cambiare per le persone omosessuali?
Testo di Padre Timothy Radcliffe* pubblicato sul settimanale cattolico The Tablet (Inghilterra) il 10 marzo 2012, pag.4, liberamente tradotto da Luca Bocchi
La Chiesa cattolica non si oppone al matrimonio gay, ritiene semplicemente che esso sia impossibile. Se esso fosse possibile, allora dovrebbe sostenerlo pubblicamente poiché la Chiesa ci insegna a contrastare ogni discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale.
Il problema non sono dunque i diritti degli omosessuali, ma piuttosto una verità straordinaria della nostra umanità: il fatto che noi siamo animali: animali razionali, in base alla tradizione medievale, e “animali spirituali” aperti alla condividere della vita con Dio. Grazie ai sacramenti gli fondamentali della nostra vita corporea sono benedetti e diventano aperti alla grazia di Dio: nascere e morire, mangiare e bere, il sesso e le malattie. San Tommaso d’Aquino dice che la grazia non distrugge la natura, la perfeziona.
Il matrimonio è basato sulla meraviglia della differenza sessuale e sul suo potenziale di fertilità: senza di esso non ci sarebbe vita su questo pianeta, nessuna evoluzione, nessun essere umano o futuro. Il matrimonio ha avuto da sempre le forme più diverse: dall’alleanza dei clan attraverso lo scambio di donne date in sposa fino al moderno “amore romantico”.
Abbiamo visto col passare del tempo che l’amore implica uguale dignità dell’uomo e della donna; ma comunque e dovunque esso resta fondato sull’unione nella diversità di maschio e femmina. Il matrimonio assume un significato più profondo attraverso cerimonie o mediante il sacramento, che per i cristiani include l’unione di Dio con l’umanità in Cristo.
Con questo non si vuole denigrare l’impegno d’amore fra le persone dello stesso sesso, anch’esso dovrebbe essere celebrato e sostenuto, motivo per cui i leader della Chiesa stanno lentamente iniziando a sostenere le unioni civili fra persone dello stesso sesso. Il Dio che è amore può essere presente in ogni vero amore.
Ma il “matrimonio gay” (come sacramento, ndr) è impossibile perché slega il matrimonio dal suo fondamentale elemento biologico. Se lo facessimo negheremmo la nostra umanità; sarebbe come fare un soufflé di formaggio senza il formaggio, o il vino senza l’uva.
Fin dal principio il cristianesimo si è distinto per la bellezza e la dignità che conferiva alla nostra vita corporea, benedetta dal nostro Dio che si è fatto carne e sangue come noi. Questo è sempre parso un po’ scandaloso per le persone più “spirituali”, secondo le quali dovremmo fuggire dalla realtà disordinata del nostro corpo, così la Chiesa ha dovuto opporsi allo gnosticismo del II sec., al manicheismo nel IV e al catarismo del XIII: tutte queste eresie avevano mostrato disprezzo per il corpo o lo consideravano irrilevante.
Anche noi però, influenzati come siamo dal pensiero di Cartesio (v. dualismo cartesiano), tendiamo spesso a concepire noi stessi come menti intrappolate in un corpo, come spiriti che animano una macchina.
Un amico mi ha detto l’altro giorno: “Io sono un’anima, ma ho un corpo.” Ma la tradizione cattolica ha sempre insistito sull’unità fondamentale della persona umana, è famoso il detto di Tommaso d’Aquino: “Io non sono la mia anima”. Lynne Featherstone, ex Ministro per le pari opportunità, afferma giustamente che le Chiese non hanno alcun diritto esclusivo di determinare chi può sposarsi, ma nemmeno lo Stato a parer mio, perché non possiamo semplicemente decidere con un atto mentale o un decreto giuridico che cosa significhi essere esseri umani.
La nostra civiltà potrà fiorire solo se sarà in grado di riconoscere il dono della nostra esistenza corporea, che comprende la straordinaria creatività della differenza sessuale, che viene innalzata nell’amore. Il riconoscimento formale di questo amore attraverso l’istituto del matrimonio non intende in alcun modo denigrare la benedizione di cui sono portatrici le persone omosessuali. […]
*Padre Timothy Radcliffe, nato a Londra nel 1945 entra a far parte dell’ordine domenicano nel 1965, docente di Sacra Scrittura a Oxford viene ordinato sacerdote nel 1971, attivamente impegnato nel movimento per la pace ha svolto il ministero pastorale anche fra i malati di Aids. Dal 1992 al 2001 è stato “Maestro Generale dell’ordine di san Domenico”. Da maggio 2016 è stato nominato da papa Francesco Consultore per il “Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace”.
Testo originale: Can marriage ever change?