Il matrimonio tra eguali e la difesa del mondo maschilista del Vaticano
Nello stato americano del New Jersey, il parlamento si appresta a votare una legge che dovrebbe consentire il matrimonio alle persone dello stesso sesso. Com’è già avvenuto in altre occasioni, la chiesa cattolica invita a votare contro, mentre la chiesa anglicana americana, conosciuta come chiesa episcopale, invita a votare a favore.
Alla luce della recente decisione del Vaticano di aprire le porte agli anglicani conservatori segnaliamo una riflessione del vescovo Mark Beckwith della diocesi episcopale di Newark (Usa).
Sono favorevole all’uguaglianza matrimoniale. Molti nella nostra diocesi hanno lavorato duramente per portare l’uguaglianza matrimoniale in New Jersey, che sarà votata dal Parlamento in questo fine di legislatura a Trenton (la capitale dello stato, ndt), da ora a quando il nuovo governatore entrerà in carica all’inizio di gennaio (2010, ndt).
Prego che la legge passi, così tutte le coppie che hanno relazioni segnate dalla fedeltà e dall’impegno reciproco potranno ottenere il riconoscimento della loro unione. Una cosa è avere la benedizione della relazione; ma tutt’altra cosa è avere questa relazione rispettata negli ospedali, nei contratti d’assicurazione o nelle aule dei tribunali.
L’introduzione delle unioni civili nel 2007 aveva lo scopo di sostenere questi diritti, ma non l’ha fatto. Al contrario, ha prodotto in tutto lo stato una mentalità di “separati ma uguali”, che in realtà è per la separazione, non per l’uguaglianza.
C’è una formidabile opposizione a questa opportunità, che deve essere anch’essa rispettata. Ci sono convinzioni religiose profondamente radicate da lunghissimo tempo.
Ma, in realtà, sappiamo che la tradizione storica del matrimonio era tra due uomini: lo sposo e il padre della sposa. Quando una donna era data in sposa, era data dal padre al marito e con questo scambio la donna perdeva il cognome, i diritti e le proprietà.
Alla fine della cerimonia, si proclamava la coppia del “signor tal dei tali e sua moglie” […].
Solo negli ultimi trent’anni è stata superata questa disuguaglianza e così il matrimonio è diventato più simile a una “partnership” che a una relazione di dominio (le coppie sono “marito e moglie”).
Ma ci sono continue resistenze a questa uguaglianza fra uomo e donna nel matrimonio. E non posso fare a meno di pensare che un motivo (certamente non tutti) di coloro che si oppongono al matrimonio fra persone dello stesso sesso sia il rifiuto della parità nella relazione (perché non è immediatamente chiaro chi è a dominare).
E questo mi porta alla recente apertura del Vaticano che invita gli anglicani scontenti a entrare nella chiesa cattolica. E’ stato detto e scritto tanto su questa decisione. Non so come andrà a finire.
Non posso fare a meno di avvertire l’inizio di un nuovo contratto fra uomini – soli uomini che hanno potere istituzionale in una chiesa offrire posti a uomini in un’altra chiesa che sentono il loro potere istituzionale minacciato e non vogliono perderlo.
Le donne non sono affato incluse nell’invito rivolto agli anglicani da Roma, ma non penso che alle donne prete anglicane eventualmente scontente sarebbe permesso di mantenere il collarino, dovessero decidere di passare alla chiesa cattolica.
Prendo ispirazione da Gesù, che ha insistito sull’uguale valore di ogni essere umano. E’ per me grande gioia estendere l’invito dalla Chiesa episcopale e dalla Diocesi di Newark perché tutti siano parte della comunità cristiana, qualunque sia il loro sesso e il loro orientamento sessuale.
Siano i loro doni rispettati e le loro relazioni benedette.
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