Il mea culpa della chiesa cattolica francese con le persone omosessuali
Articolo di Gaspard Delhemmes pubblicato sul mensile Tétu (Francia), n.208, marzo 2015, pag.103, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Da diversi mesi la chiesa francese, che è stata la punta di diamante degli oppositori al progetto di legge sul matrimonio per le persone omosessuali, abbozza ora timidamente un inizio di mea culpa. Le associazioni LGBT francesi vogliono far leva sulle dichiarazioni del Papa per incoraggiare l’inizio di un dialogo. Prediche che invitavano a manifestare contro il matrimonio per gli omosessuali, prese di posizione dei vescovi contro questa legge, iniziative di lobbing nelle scuole private (cattoliche). Diverse migliaia di cattolici francesi non hanno certo risparmiato i loro sforzi quando si trattava di opporsi all’approvazione di questa legge, poi definitivamente approvata dal parlamento d’oltralpe nel maggio del 2013. Questo impegno è diventato quasi oltraggioso e offensivo nelle parole di alcuni esponenti della chiesa come il cardinale Barbarin che dichiarò che la legge avrebbe aperto le porte alla poligamia o all’incesto o monsignor André Vingtrois che la definì “una frode”.
Ma dal momento dell’approvazione della legge si sono fatte sentire varie voci che hanno un approccio più moderato. “Ora si avverte che il clima nella chiesa francese riguardo all’omosessualità è più disteso” spiega Elisabeth Saint Gully, Presidente del movimento LGBT cristiano David et Jonathan.
“Con l’arrivo di papa Francesco il discorso si è focalizzato su altri temi rispetto alla morale, sopratutto su quelli sociali come la povertà e gli enormi squilibri tra nord e sud del pianeta. E dopo i dibattiti sul matrimonio gay un certo numero di cattolici si è reso conto di essersi spinto troppo in là. Papa Francesco che difende un approccio “meno giudicante” sull’omosessualità ha sostenuto questa idea”.
In un testo, pubblicato dopo il voto della legge, il consiglio cattolico famiglia e società, un ramo della conferenza episcopale francese, ha condannato l’omofobia in termini molto duri definendola una forma di discriminazione inaccettabile. Altre voci nella chiesa hanno espresso posizioni di rimpianto per le precedenti polemiche.
Jean Luc Brunin, vescovo di Le Havre e presidente della Commissione della Famiglia, ha dichiarato alla Conferenza dei Vescovi che “la dimensione politica della manifestazione aveva creato profonde spaccature in seno alla comunità dei fedeli, per questo molte persone non si erano sentite ne ascoltate, ne rispettate”. Mentre Claude Dagens, vescovo di Angouleme, metteva in guardia la chiesa contro la tentazione “di cercare consensi tra i più integralisti”.
Durante l’ultima grande manifestazione di Manif Pour Tous i responsabili della chiesa sono diventati più discreti. Georges Portier, presidente della conferenza episcopale francese ha approfittato della marcia per invitare i vescovi a non occuparsi di questioni politiche.
La maggior parte dei vertici della chiesa francese, nominati dai papi conservatori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sono vicini alle posizioni di questo movimento capeggiato da Ludovine de La Rochère. E le idee di Manif Pour Tous sono ormai saldamente radicate in gran parte dei cattolici francesi, influenzati dalla crescita delle comunità carismatiche o nelle giovani generazioni da un forte senso di appartenenza identitaria. È un risultato del “maggio 68 conservatore”, descritto da Gael Brustier (Gael Brustier, Le Mai 68 conservateur quel resterat il de la manif pour tous?, editions du Cerf). I conservatori sono i più visibili all’interno della chiesa, ma non necessariamente la rappresentano.
Gli ultimi sondaggi sembrano indicare che la maggioranza dei cattolici francesi si dichiara favorevole “all’impegno 31” del presidente Hollande, ma questa percentuale cala nettamente tra i cattolici praticanti.
“La Manif pour tous è l’erede di una tradizione cattolica intransigente, una corrente minoritaria che pone eccessivamente l’accento sui temi della società. Ma il cattolicesimo francese è tendenzialmente aperto”, come afferma Christian Terras, redattore capo di Golias: rivista cristiana di sinistra.
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Le cose cambiano
Alcune chiese (cattoliche) hanno già la reputazione di essere accoglienti con le persone LGBT: ad esempio la parrocchia di Saint Merry a Parigi collabora da anni con l’associazione (di cristiani LGBT) David e Jonathan. I vescovi di Rouen, Angoulème e La Rochelle sono molto aperti. In molti altri luoghi i cattolici possono ormai far leva sulle dichiarazioni del Papa per incoraggiare il dialogo.
“Le cose stanno cambiando, infatti stanno nascendo in molte diocesi gruppi di riflessione che permettono di cambiare lo sguardo della chiesa cattolica nei confronti dell’omosessualità” ci assicura Claude Besson, responsabile dell’associazione (cattolica) LGBT Réflexion et Partage.
Il dibattito nato in seguito al matrimonio gay ha rivelato una profonda ignoranza da parte di molti cattolici riguardo all’omosessualità e ha suscitato una reale messa in discussione dei responsabili della chiesa (cattolica). In vista della preparazione al prossimo sinodo sulla famiglia, previsto per il prossimo ottobre 2015, è stato inviato dal Vaticano ai vescovi francesi un questionario nel quale ben tre domande riguardano l’omosessualità. Attendiamo al varco i responsabili della chiesa francese, che durante il primo sinodo sono stati davvero troppo discreti.
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Testo originale: L’Eglise française calme le jeu