Il mestiere del pastore. Padre Gaby e la benedizione di una coppia gay
Articolo di Isabelle de Gaulmyn* pubblicato sul sito del quotidiano cattolico La Croix (Francia) il 26 marzo 2021, liberamente tradotto da Roberta Mondin-Smith
La proibizione di benedire le coppie omosessuali, emanata il 15 marzo dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, ha sollevato critiche e dibattiti tra teologi, vescovi e fedeli…
Per quanto mi riguarda, mi ha fatto pensare a un prete, Gaby, morto più di un anno fa. Padre Gaby non era un teologo. Non so se andasse spesso a Roma, in ogni caso non era un uomo di dottrina. Padre Gaby era un prete – mi vien voglia dire “solo” un prete – che aveva bazzicato prima per l’America del Sud e poi per le Filippine, prima di tornare, verso la fine della vita, in Francia per dare una mano in una parrocchia.
Padre Gaby non aveva niente del rivoluzionario, e non gli interessava affatto di parlare di riforma delle strutture. A volte si sentiva pure un po’ smarrito di fronte allo stato di secolarizzazione di questa Francia che ritrovava verso il tramonto della sua vita, un paese dove la religione – raccontava con un pizzico di nostalgia – non sembrava attirare più nessuno…
Quello che teneva in vita padre Gaby era il suo “mestiere di pastore”. Qualche tempo prima di morire ricevette una richiesta che, per sua ammissione, in un primo momento lo sorprese: Nicolas, un parrocchiano, gli chiese di benedire la sua unione con Roland, con il quale si era sposato civilmente.
Quella di Nicolas e Roland era storia autentica, di quelle storie fatte di vite a volte complicate, tortuose, dove ci vuole molto tempo per trovare la felicità. Per l’appunto. Nicolas che viene tutte le domeniche a messa, che si occupa dei malati della parrocchia con un’incredibile delicatezza, Nicolas, per l’appunto, sentiva che quello che stava vivendo con Roland era importante, profondo, coerente con la sua vita di fede. Cosa che espresse quel giorno, con discrezione, a padre Gaby.
Parlare, dialogare, comprendere
“Capisci, non avrei mai immaginato di accettare questo tipo di richiesta quand’ero in seminario”, mi disse poco dopo, con quel sorriso dolcemente ironico che lo caratterizzava. È vero che era stato in seminario negli anni Cinquanta… un’epoca in cui non ci si ponevano mai di queste domande, né nella Chiesa, né altrove, quindi per lui la richiesta di Nicolas non era per niente scontata.
Vedeva chiaramente la difficoltà in relazione al matrimonio, un sacramento che aveva celebrato molte volte in più di cinquant’anni di sacerdozio. Ma prese la proposta sul serio, pensò a lungo e pregò: “Gli risposi che bisognava innanzitutto che ci incontrassimo, che ne parlassimo tutti e tre, che mi raccontassero la loro storia”.
Parlare, dialogare, capire… pregare. Tutto ciò durerà un anno, durante il quale padre Gaby vede regolarmente Nicolas, “lo prepara”, come dice quest’ultimo. Arriva il giorno della benedizione, che si svolge a casa di Nicolas e Roland, e non in chiesa. Un piccolo gruppo, solo loro tre. Padre Gaby, oltretutto, si rifiuta di benedire le fedi nuziali. Una benedizione, una preghiera insieme, in tutta semplicità.
Vivere nel peccato?
In tutta semplicità? Per Nicolas fu un momento importante, che in effetti non aveva niente di semplice. Così come per Roland e per i genitori di Nicolas, persone molto religiose che avevano imparato anche loro, con il passare degli anni, ad accettare di accogliere il loro figlio e Roland.
Padre Gaby non era un teologo. Non si è mai posto la domanda se Nicolas “vivesse o meno nel peccato”, per riprendere la formula obsoleta della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non si è nemmeno chiesto se si trovasse in una situazione “irregolare”, come la chiama il Catechismo della Chiesa Universale. A quel punto aveva visto abbastanza Paesi e genti diverse per sapere che nulla è in bianco e nero, mai. Da buon pastore, si è preso cura del suo agnello, semplicemente.
Padre Gaby si è spento serenamente una sera di Natale, e fino alla fine Nicolas ha potuto continuare con lui quel dialogo iniziato mesi prima.
Nel suo ultimo SMS, il sacerdote gli scrisse: “Fiducia e fedeltà”. Che arrivino o no delle direttive da Roma, spero che ci siano sempre dei Gaby per accogliere altri Nicolas e Roland. Senza troppo rumore, proprio nel solco del Vangelo.
* Isabelle de Gaulmyn è caporedattrice del quotidiano La Croix. A lungo responsabile del servizio di informazione religiosa e inviata speciale permanente in Vaticano della Croix, è autrice di Benedetto XVI. Il papa incompreso (EMP 2011).
Testo originale: Le père Gaby et la bénédiction des couples homosexuels