Il mio travagliato cammino di gay cristiano in Russia
Intervista di Lorenza del Progetto Gionata ad Antony Kuzmin del giugno 2013
Ho lasciato un attimo la veste di “traduttore di buona novella” per indossare quella di cercatore di buona novella: ero all’incontro del LGBT Tour di Amnesty International e parlava Antony Kuzmin di San Pietroburgo.
Antony è membro della Chiesa Metodista e del gruppo dei credenti omosessuali in Russia – il giorno prima dell’incontro di Amnesty [l’11 giugno 2013], una legge che condanna ogni presa di parola pubblica sull’omosessualità era stata approvata in Russia, il suo gruppo di credenti omosessuali sarà fra poco interrogato e processato – , attivo nel dialogo interreligioso e nella pastorale per gli omosessuali.
L’unico nel suo paese a essere apertamente omosessuale e attivo nella Chiesa, l’unico a testimoniare con speranza incrollabile e con la convinzione che solo essendo presente e mettendoci le mani – che devono puzzare di pecore nel dialogo e nelle conversazioni anche con credenti omofobi – si riuscirà a trasformare le menti e aprirle alla comprensione del nostro amore che non conoscono ma giudicano.
Qual è il tuo cammino nella Chiesa Metodista?
Il mio cammino nella Chiesa Metodista è cominciato cinque anni fa. Un mio amico mi ha invitato nella sua Chiesa per la messa di Pasqua. In questo tempo non andavo in Chiesa, non andavo in nessuna Chiesa. Cercavo solo Dio. A volte andavo nella Chiesa Ortodossa, e quando ho saputo che questo mio amico non era Ortodosso ma Protestante e Metodista mi sono detto “Oh, una setta!”. Gli ho detto, “Senti fai quel che vuoi e devi fare là, ma non aspettarti che lo faccia anche io”. Però poi sono andato e ho visto come le cose andavano in questa Chiesa.
Non dico che sono rimasto impressionato e che subito ho detto “Wow. Una rivelazione, per me!”. No. Mi ero appena lasciato con il mio ragazzo e penso che una parte di me stava solo cercando una forma di aiuto e qualcosa che potesse riempire qualcosa in me che prima era riempito con l’amore di questa persona.
Una Chiesa: luogo dove sentirsi bene. Ho iniziato a provare ad andare in Chiesa regolarmente. A volte dicevo agli amici: “siamo seduti qui ma perché non andiamo in Chiesa e ci sediamo là”? Sentivo che la Chiesa non mi chiedeva niente. Era molto liberale, tutto era semplice per me e mi sentivo bene. Dopo circa due anni sono divenuto membro attivo della Chiesa. Era molto interessante per me: organizzare delle cose, incontrare delle persone, fare tante domande, perché, perché, perché, perché ? poiché sono una persona molto curiosa.
La scoperta di un gruppo di credenti omosessuali a san Pietroburgo. Dopo di ché sono divenuto un membro ufficiale della Chiesa. E dopo ho detto apertamente di essere omosessuale. Sapevo che era considerato come una cosa a-normale nella mia Chiesa, e in tutte le Chiese Cristiane. Ero molto depresso perché ho cominciato a realizzare che essere nella Chiesa e essere omosessuale… come potevo vivere con queste due cose ? Allora ho iniziato a cercare informazioni su internet perché sapevo che non sarebbe mai stato possibile parlarne apertamente con la mia pastora né con un membro della mia congregazione perché sapevo che erano omofobi e che non avrebbero detto “va bene, tutto va bene”. Quindi avevo paura di parlare con loro di questo.
Ho trovato un gruppo di credenti LGBT a san Pietroburgo, un gruppo molto piccolo, neanche Cristiani, ma credenti. Sono andato, ci raduniamo nel centro LGBT che ci dà uno spazio per poterci riunire. Sono andato, quindi, e ho parlato dei miei problemi. A questa epoca eravamo in quattro. Questo piccolo gruppo mi ha aiutato a riconciliare la mia identità come Cristiano e omosessuale. Continuavo ad andare in Chiesa ma non si parlava di questo argomento.
Il sermone della pastora. Un giorno in un sermone la mia pastora ha letto la Lettera di san Paolo dove si parla di tutte le cose che impediscono di giungere al Regno di Dio. Tra tutte queste cose era elencata l’omosessualità. Queste parole pronunciate dalla mia pastora dal pulpito mi hanno colpito, dentro di me stavo tremando: stavano parlando di me senza nominarmi personalmente. Avevo molta paura. Era la prima volta che c’era un sermone di questo genere e ovviamente era molto omofobico e negativo.
La scoperta della teologia queer: strumenti per dialogare con i credenti omofobi. La mia pastora stava dicendo che è una scelta personale essere omosessuale e che preclude l’accesso al Regno di Dio. Ma continuavo a incontrarmi con il gruppo di credenti omosessuali e diventavo sempre più forte come persona. Sono venuto a conoscenza della Teologia queer [teologia, erede della teologia della liberazione, che parte dall’esperienza dei rapporti umani, includendo anche la dimensione sessuale della persona, al di là delle norme sociali e religiose tradizionali], della Teologia femminista e del Cristianesimo postmoderno. Ho imparato molto e tutto ciò che imparavo mi aiutava ad essere una persona più forte e capace di comunicare ad esempio con le persone cristiane omofobe e di parlare loro sull’omosessualità senza paura perché avevo delle armi e mi sentivo protetto.
L’arrivo di un prete ortodosso nel gruppo dei credenti omosessuali. Le altre persone del gruppo di credenti omosessuali hanno lasciato la Chiesa perché hanno fatto esperienze cattive. Però un giorno un giovane prete ortodosso è venuto nel gruppo, è gay ed era molto chiuso ma sono sicuro che ora fa il suo lavoro [di apertura e dialogo sulla questione omosessuale], dall’altra parte, non nell’assemblea dei fedeli ma come prete.
Il primo seminario sulla pastorale rivolta agli omosessuali in Russia. In questi anni, il nostro gruppo ha organizzato un seminario intitolato “Pastoral Care for LGBT”. Abbiamo invitato un pastore del MCC [Metropolitan Community Churches] di New York ed è venuto a san Pietroburgo. Abbiamo invitato tantissime persone di varie Chiese del paese, ma solo due persone sono venute: la mia pastora e suo marito, che è anche lui pastore.
Da una parte siamo rimasti delusi perché ci aspettavamo più persone, dall’altro parte abbiamo anche capito che per certe persone sarebbe stato pericoloso venire al seminario e parlare apertamente di questo argomento, specialmente per gli ortodossi.
La mia pastora ha paura di parlare dell’omosessualità. Ho anche realizzato, durante questo seminario, che la mia pastora non è per niente a suo agio nel parlare dell’omosessualità in pubblico. Era come un coming out anche per lei! Mi sono reso conto che, fino a questo momento, era veramente molto difficile anche per lei parlarne.
Forse la tua pastora non sa molto su questo tema ?
Lei dice che ha studiato la questione e che tutto è molto chiaro per lei. Ma ho visto come era chiusa, a livello emotivo e fisicamente. Ho visto anche come stava cercando di parlare di questo tema, era difficile anche solo pronunciare la parola “omosessualità”.
Vedo però che ora si può parlarne con la mia pastora e nella mia Chiesa, forse per il fatto del mio lavoro, perché sono l’unica persona in Eurasia che è impegnato nella Chiesa Metodista e che è apertamente omosessuale e che non ha problemi con questo.
Che cosa è stata la prima reazione della tua pastora?
Continua a dire: “la mia attitudine verso l’omosessualità è basata sulla Bibbia e la Chiesa Metodista dice che blabla… e non è compatibile essere Cristiano e omosessuale blabla”. E io rispondo solo: “sì va bene, questa è la tua opinione su questa questione, ma la mia opinione è diversa ed è anche basata sulla Bibbia.
Non sono venuto per potare pace ma divisione [cf. Mt 10, 34]. L’omosessualità non è l’unico argomento di discussione [tensioni] con la mia pastora, addirittura il concetto di peccato lo è. Io come Cristiano postmoderno familiare con la teologia queer cerco di dare e apportare nuove cose, qualche nuova informazione alla mia pastora e alla mia Chiesa.
Certo, comincia a muovere la fondamenta…e per la mia pastora io sono venuto non per portare la pace, ma la divisione.
Lo so che è doloroso, ma ogni cambiamento è doloroso. E a volte è doloroso per me vedere cosa dice la mia pastora. Per lei non è una questione di vita umana, di spirito, di emozioni e questo mi rende triste perché lei è molto fredda su questo tema.
La mia pastora non è capace di aiutare queste persone. E capisco anche che se c’è qualcuno nella mia Chiesa che capisce che lei o lui è omosessuale, bisessuale o transessuale, e viene dalla mia pastora e dice: “Pastore, devo confessarle che questo è quel che sento, cosa devo fare ?”, lei non sarà capace di aiutare questa persona.
E il mio cuore soffre per questo. Perché so che io sono stato aiutato da altre persone, da questo gruppo, da Dio, da molte conversazioni con altre persone, ma lei è una pastora, lei è quella che deve prendere cura della mia anima, ma non è capace di farlo.
Dobbiamo tutti imparare. Parlare in modo pastorale, non in modo abusivo. Ma non la accuso né la incolpo. Certo sono arrabbiato, ma capisco che dobbiamo tutti imparare. E sono contento di averla e sono contento che lei ha me. Perché sono sicuro che ci saranno sempre più persone in Eurasia che parleranno apertamente ai loro pastori: sono omosessuale. I pastori e le pastore devono sapere qualcosa, devono sapere come parlare a queste persone non in un modo abusivo, ma in modo di attenzione pastorale.
Quindi penso che il mio cammino nella Chiesa è appena cominciato, ero un piccolo ragazzo entrato in Chiesa per cercare Dio e che si è trovato davanti a sé tutte queste cose…e ora sono un adulto, ho 31 anni e chiedo i miei diritti, e non lascio la Chiesa perché tu mi stai dicendo che non posso essere omosessuale e cristiano, perché probabilmente hai torto.
A volte discuti dei passi biblici che condannano l’omosessualità con la tua pastora ?
Non abbiamo mai avuto una conversazione sui passi della Bibbia che secondo lei condannano l’omosessualità perché capisco che non è pronta per questo. Non sarebbe una vera discussione aperta ma sarebbe come se io la volessi convertire al mio punto di vista e lei convertirmi alla sua interpretazione. Non ha senso.
Qual’è la tua risposta ai cristiani omofobi?
Se dicono che è contro natura, dico che nella natura ci sono tanti animali che hanno dei comportamenti omosessuali. Dico, “cosa vuoi dire con questo: non è naturale ?” se vuoi dire che non porta alla procreazione… non penso che avere un bambino sia il punto nella vita, alcune persone decidono di non avere bambini.
Se dicono che anatomicamente non va bene quando due uomo fanno sesso perché i loro corpi non sono costruiti per il sesso. Dico… che non è vero! Lo facciamo diversamente, tutto là. Quando ti buchi le orecchie, le tue orecchie non sono state fatte per un piercing e il tuo naso non è stato fatto per avere degli occhiali: ci sono molte cose che facciamo con il nostro corpo che non sono “naturali”. Che cosa vuole dire “naturale”?
Se dicono che è un peccato e che Paolo ha detto che gli omosessuali sono sbagliati, e Paolo spesso usa il termine, dico: che cos’è un peccato, e quale traduzioni della Bibbia usiamo. Ci sono differenti traduzioni della Bibbia. In lingua russa ad esempio abbiamo solo due traduzioni ma in Inglese ce ne sono molte di più. A volte, nel testo di Paolo, è tradotto “omosessuale”, a volte “prostituzione maschile”, a volte “omosessuali pervertiti”.
Noi russi non siamo familiari con questo, per noi è molto chiaro “omosessuale” punto e basta, ma io dico, ragazzi è una traduzione. Non sappiamo di preciso ciò che Paolo intendeva dire quando scriveva.
Forse la tua pastora e i fedeli con cui parli non sanno che le scienze hanno fatto nuove scoperte degne di Copernico in materia di omosessualità, non più una malattia, non più una devianza ma una variante della sessualità della maggioranza e quindi della norma… e quindi anche il contesto delle Lettere di san Paolo va preso in considerazione.
Sì certo, dobbiamo prendere in considerazione il contesto. È complicato perché quando parliamo di queste parole dobbiamo andare molto in profondità nel testo biblico. A volte ho l’impressione che la gente non è pronta a considerare certe cose forse non troppo confortevoli nella Bibbia. Sono cose stabili e che sono state dette loro per tutta la loro vita, non sono pronti e non hanno voglia di riconsiderarle e quindi di impegnarsi. Non sono pronti e non hanno voglia di rompere alcune barriere e regole e veramente essere curiosi e sapere cosa c’è là dentro, nella profondità di questo testo e cosa vuole dire.
Impegnarsi a capire le parole bibliche. La maggiore parte delle persone che conosco sono eterosessuali e ovviamente non capiranno mai fino in fondo com’è di essere omosessuale. Per la maggiore parte di loro questa è la ragione: perché dovremo prendere queste questioni in considerazione ?
Da una parte ho l’impressione che non importa loro niente, dall’altra parte però quando si parla di altre questioni della vita cristiana, la Salvezza ad esempio, mi rendo conto che ora ho una prospettiva molto più ampia della loro anche su queste questioni perché ho letto tanti differenti autori cristiani.
Che cosa Dio mi sta dicendo, non ciò che mi stai dicendo tu. Non considero niente per scontato. Non credo una cosa solo perché qualcuno mi ha detto così. Perché la Bibbia non mi dice ciò che tu mi dici. Voglio avere la mia opinione personale sulla questione, la mia rivelazione personale. Che cosa Dio mi dice, non cosa mi dici tu. Perché a volte può darsi che tu abbia torto. Anch’io. Ovviamente. Ma, alla fine, un punto centrale è che Gesù non ha mai detto niente sull’omosessualità.
Gesù parla di amore e relazione. Gesù stava parlando di amore e di relazione. E dico: quando due persone dello stesso sesso o di sesso opposto si innamorano, vogliono condividere la loro vita l’uno con l’altro, vogliono dedicarsi l’uno all’altro, vogliono mettere su una famiglia, vogliono smettere di avere altre relazioni sessuali ad esempio, vogliono stare insieme per tutta la loro vita e hanno dei sentimenti forti e profondi; questo è peccato ? Non può essere.
Solo amore. Voglio dire: che cosa c’è di peccaminoso in questo amore ? è puro amore. E tu mi stai dicendo che è sbagliato ? Stai parlando della mia vita e del mio amore. Non di un bambino, non di una mucca, non di un gatto, non di una sedia, ma di una persona che ama ed è amata in ritorno. Peccaminoso ? Non posso capire questo. Neanche loro. Forse hanno bisogno di conoscere questo, forse non hanno mai amato.
Non lo so perché il mio amore non ha queste frontiere. Non sono un perverso, non ho l’intenzione di abusare di un bambino. Voglio amare a livello emotivo e fisico qualcuno. Un peccato. Tutto solo peccaminoso…e la conversazione si ferma perché sono come dei muri. E non posso attraversarli.
Una questione di tempo. Conversazioni, dialoghi, condivisioni. Alcuni dicono che è solo una questione di tempo, di constante conversazione su questo tema. Condividere la mia vita con loro [gli omofobi credenti e non], la mia vita personale, forse i dettagli personali sul mio amore e sulla mia relazione. Allora qualcosa dentro farà “click” e cambieranno. Perché capisco che il confronto e la voglia di convincere qualcuno a proposito del mio punto di vista non ha senso.
L’unica via sarebbe allora di condividere le esperienze di vita ?
Sì, condividere, mostrare. Essere con il mio partner nella Chiesa, mostrare, fare vedere che non siamo perversi. Penso che sia molto lento ma penso che sia la via più efficace di lavorare con la società e la Chiesa omofobe.
Essere presenti, essere delle testimonianze di vita
Sì, essere presente perché esserci è molto importante. Molto spesso ci si lascia perché abusano [i pastori, gli altri fedeli], ed è molto difficile essere nella Chiesa se sei l’unico omosessuale, l’unico.
Hai mai avuto reazioni violente all’interno della tua Chiesa?
La maggiore parte delle persone nella mia congregazione, siamo solo in 20, sono giovani e sono stati i miei amici per due anni prima del mio coming out e quindi mi conoscevano. Alcuni non sono d’accordo ma sono in pochi.
Le persone che sono nuove nella nostra Chiesa sono più problematiche. L’anno scorso una coppia eterosessuale è arrivata nella nostra Chiesa da una altra città e la ragazza ha dei giudizi molto limitati… quando metto delle scritte su internet sul mio network, lei le commenta e quando leggo dico fra me e me, ma è possibile pensare così oggi e avere una comprensione così limitata della realtà? Non è che sia aggressiva e che mi dica “Sei solo un frocio, vai a f…”, no, ma mi dice “Anto sei nel peccato sai ? Non capisco come riesci a vivere con questa cosa. Non conosci Dio. Devi farti curare per questa cosa. Ecc. Ecc.”. Molto fondamentalista insomma.
Fondamentalismo e ignoranza vanno spesso di pari passo…L’ignoranza può essere una delle fonti principali degli atteggiamenti omofobici, non pensi?
Sì certo, l’ignoranza. Molto spesso parlo con lei e vorrei ucciderla a causa della sua arroganza! E provo una tale irritazione e non ho più nessun amore fraterno né pazienza nei suoi confronti. Ma poi cerco di trovare la pazienza e dico: “ti amo”. E non sto provando a trasformarti perché è la tua vita e, sì, non siamo d’accordo su alcuni temi ma ti amo fraternamente lo stesso. È l’unico modo per concludere la conversazione. L’amore al di sopra di tutto. E allora anche lei dice “sì, ti amo anch’io”. E sono contento che l’amore fraterno possa ricoprire i temi dolorosi, anche se mi rendo conto che così forse le cose non vanno veramente avanti.
Come hai detto è tutto pian piano ed è una trasformazione anche per loro, quindi hanno bisogno di tempo.
Sì ognuno ha bisogno di tempo.
Così come la Chiesa ha bisogno di tempo.
Specialmente la Chiesa come grande istituzione.
Se ci pensi con un occhio storico è un tema nuovo. 50 anni su 2000 anni di storia del Cristianesimo. Forse essere un esempio vivente è l’unico modo: essere ciò che sei, al di là del testo, delle polemiche, dei dibattiti, essere presente, essere una testimonianza vivente, essere ciò che sei.
Sì. Penso sempre a Gesù che viveva e faceva le cose con le persone. Con gli Apostoli. Non era seduto a scrivere i suoi testi e messaggi rinchiuso a casa sua a leggere la Torah. No.
“Puzzare di pecore”. Gesù stava mostrando il cammino di cui stava parlando. Stava mostrando il Regno. E penso che per noi, omosessuali, se vogliamo portare dei cambiamenti all’interno della Chiesa che è ancora più aggressiva rispetto alla società nei nostri confronti per ciò che siamo, dobbiamo essere presenti. Come Gesù era. In mezzo alle persone, facendo loro vedere, mostrando loro, parlando con loro, essendo un esempio personale. Mi dà forza.
Pensi a volte di lasciare la Russia e andartene in un paese più aperto ?
A volte sì. Mi piacerebbe avere una Chiesa diversa. Molto spesso penso ad una altra Chiesa, o ad andare via del paese: stare in un posto comodo, andare in Chiesa tenendo per mano il mio partner. La vita sarebbe semplice. Ma sento che Dio mi vuole qui. E le persone omosessuali hanno bisogno di me qui.
La mia vita non è male, non soffro nessun persecuzione. Vivo una buona vita. Penso sia impossibile lasciare il paese adesso e la cosa più importante per me è che Dio non vuole che io lascio il paese, non ancora. C’è molto da fare ed è la mia passione. Ci sono molto cose che posso fare per il Regno di Dio e per la mia Chiesa.
A volte un metodista o un ortodosso incontra il mio cammino e mi dice: “Sono disperato”. E abbiamo una conversazione. E mi dicono: “Grazie”. E rispondo: “Bene”. Perché voglio che tu continui ad andare in chiesa e che tu abbia la tua fede al di sopra di tutto e nonostante tutto. E ho l’intima convinzione che sei amato da Dio così come sei.