Il mio cammino di madre con i cristiani LGBT che da speranza al mio andare
Riflessione di Anna Battaglia di Ragusa
Elizabeth Green ci ha invitato a capire a quale punto del viaggio fossimo e a riflettere sulla speranza. Qual era la mia aspettativa l’aspettativa nei confronti della Chiesa di Roma, quando quel giorno tornai a casa con quella novità nella mente e nel cuore.
La novità era mio figlio, mi aveva donato la sua verità, un regalo immenso che mi permise di farlo rinascere nel suo orientamento sessuale.
Si, un altro parto intriso di dolore e gioia, come sono tutti i parti, il venire alla luce illuminando il buio dell’invisibilità per dare vigore alla vita e permettete a questa vita la felicità dovuta. “Io voglio essere felice come tutti, tocca anche a me vivere nella verità” questo mi diceva mio figlio.
Allora la mia aspettativa di credente era (ed è) che come io permettevo a mio figlio di essere se’ stesso, anche la Chiesa di Roma, detentrice del messaggio d’amore per eccellenza, glielo concedesse. Invece parole di chiusura terribili mi furono dette dal sacerdote che lo conosceva da piccolino.
Mio figlio poteva continuare ad essere amato solo se soffocava il suo essere se’ stesso e nel silenzio di tutta la famiglia vivesse la sua croce. Non ho potuto accettarlo.
Mio figlio scelse di essere agnostico per salvaguardarsi da questa mancata accoglienza, gli studi dei documenti ecclesiali ufficiali, approfonditi per la tesi di laurea in antropologia culturale, furono la sua corona di spine ( e penso lo siano tuttora) e si allontanò da un percorso di fede.
Io ho vissuto giorni, mesi, anni dibattuta in questo contrasto insanabile tra il Messaggio e il suo viverlo. Ho dovuto cercare un terreno dove seminare la mia speranza delusa perché si trasformasse. Cammino, come i discepoli di Emmaus, con la mia difficoltà, con la pena della sordità della Chiesa di Roma, delusa.
E poi questa Pasqua insieme, voluta soprattutto dai figli e dalle figlie che la società fa sentire ai margini, questi figli e queste figlie che testimoniano la loro fede vissuta nel quotidiano con la loro bellezza interiore.
Ecco loro tutti mi fanno stupire, diventano il Gesù risorto che mi invita a dare luce alla mia speranza perché diventi attuata.