Il mio cammino di pastore transgender di una chiesa inclusiva brasiliana
Articolo pubblicato sul sito dell’edizione in lingua inglese dell’emittente France 24 (Francia) il 17 novembre 2021, liberamente tradotto da Roberta Lanzafame
Quando aveva tredici anni e sua madre chiese a un pastore evangelico di “curare” la sua transessualità, Jacque Chanel non immaginava che un giorno sarebbe diventata lei stessa pastora di una Chiesa evangelica.
Quarant’anni dopo si trova a capo della prima Chiesa per persone trans del Brasile, un piccolo locale ricco di colori situato a San Paolo, che accoglie i suoi fedeli sotto una bandiera blu e rosa che porta la scritta “Sono trans, e voglio dignità e rispetto”.
In un Paese spesso violento e ostile nei confronti dei membri della comunità LGBT, molti dei suoi parrocchiani sono senzatetto. Il Brasile è infatti uno dei paesi più pericolosi per le persone trans, con 175 omicidi registrati nello scorso anno.
“Viviamo in una società che ci maltratta e ci discrimina. Io voglio dare speranza e forza alle persone trans” spiega Chanel, 56 anni, che ha da poco aperto le porte della sua Chiesa in un vecchio edificio nel centro della capitale economica del Brasile.
Le cerimonie di Jacque – nome scelto in omaggio a Jacqueline Kennedy Onassis, e cognome in omaggio alla famosa marca francese – segnano uno spartiacque con la tradizione. Nella sua Chiesa i fedeli siedono in circolo, non nei banchi, e mentre lei prega si tengono per mano. A palmi aperti, si rivolge a loro guardandoli attraverso lenti rettangolari, con lo sguardo di chi ha imparato la lezione sulla propria pelle. “Ho sofferto molto per arrivare qui”, dice.
Esorcizzare i demoni
Chanel nasce come “Ricardo” nella città di Belém, nello stato del Pará, a nord del Brasile. La madre, che considerava la sua transessualità una malattia, la affidò alle cure di un pastore evangelico, che fu come un padre per lei: “Non accettava la mia identità transgender, ma se non altro mi rispettava”. Ma la sua vita fu di nuovo scossa dalle fondamenta quando il pastore venne assassinato. Senza di lui, non era più la benvenuta nella sua Chiesa.
Il crescente movimento cristiano evangelico del Brasile, conta circa il 30% dei 213 milioni di abitanti, è perlopiù conservatore e ostile a tutto ciò che viene percepito come una minaccia ai valori tradizionali della famiglia. Chanel, tuttavia, continuò a cercare una Chiesa che la accogliesse: “Nessuno mi voleva fra loro. Mi mettevano una mano sul capo e tentavano di esorcizzare i miei spiriti maligni”.
Quando si trasferì a San Paolo, iniziò a frequentare una Chiesa con un gruppo di altre persone della comunità LGBT: “Eravamo soliti restare in fondo alla sala, finché un giorno il pastore non ci chiamò in prima fila. Per cacciarci via”.
Determinata a non rinunciare alla propria fede, continuò la sua ricerca provando diverse Chiese, finché non trovò un gruppo di “Evangelici inclusivi”, un movimento emerso negli anni 2000 per accogliere i cristiani LGBT: “Mi ha cambiato la vita. Tuttavia, il gruppo era composto di trecento gay e lesbiche, e solo due persone transgender. Tutto ciò mi sembrava ingiusto: questo è essere inclusivi?”. Così convinse il movimento a lasciarle fondare un proprio gruppo, che raccolse duecento giovani persone trans, e a ordinarla pastora.
Cambiare idea
Chanel ha aperto le porte della sua Chiesa sei mesi fa, prima online, poi di persona. “Quando vado in una chiesa cattolica ricevo molte occhiatacce, soprattutto quando prendo la Comunione”, racconta la quarantaduenne Vanessa Souza: “Qui è diverso. Nessuno mi guarda o giudica il mio aspetto o mi chiama ‘travestito’. Qui mi sento a casa”.
Chanel racconta di come le sue funzioni siano state additate come “sataniche” dagli evangelici conservatori, ma le sue porte sono aperte a tutti: “Trans o no, sono tutti invitati alle nostre funzioni settimanali. Siamo aperti a tutti”.
Al momento aspetta il suo turno per la sua operazione di conferma del genere. L’Hospital das Clinicas di San Paolo ha una lista d’attesa di oltre mille persone, ed esegue solamente un’operazione al mese. Ma Chanel non ha fretta di eseguire un altro cambiamento: sulla sua carta d’identità ha mantenuto il nome Ricardo: “Mi dà l’opportunità di spiegare, a chi lo chiede, come stanno le cose”.
Testo originale: Pastor of Brazil’s first trans church preaches inclusion